Sonetto XXIX
../Sonetto XXVIII
../Sonetto XXX
IncludiIntestazione
28 dicembre 2020
75%
Da definire
<dc:title> Il Misogallo </dc:title>
<dc:creator opt:role="aut">Vittorio Alfieri</dc:creator>
<dc:date>1789-1798</dc:date>
<dc:subject></dc:subject>
<dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights>
<dc:rights>GFDL</dc:rights>
<dc:relation>Indice:Gli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu</dc:relation>
<dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_XXIX&oldid=-</dc:identifier>
<dc:revisiondatestamp>20220709190520</dc:revisiondatestamp>
//it.wikisource.org/w/index.php?title=Il_Misogallo_(Alfieri,_1903)/Sonetto_XXIX&oldid=-
20220709190520
Il Misogallo - Sonetto XXIX Vittorio AlfieriGli epigrammi le satire, il Misogallo di Vittorio Alfieri (1903).djvu
[p. 174 modifica]
Pregio mi fo di quattro cose, e grado
Ne so non lieve al donator Destino,
Ch’oltre il dovere a favorirmi inchino,
Fa sì che ignoto in mandria vil non vado.
Fummi, il non nascer plebe, il don men rado;
Terzo estimo il non nascer Parigino;
Poi vien, l’avere in me spirto Latino,
Bench’io nato in servile immondo guado:
Ma il don, ch’io pongo d’ogni dono in cima,
È la scintilla di Apollineo raggio,
Che il cor m’invade, e innalza, ed arde, e lima.
S’io di plebe, o di Gallia, o di servaggio
Figlio era sozzo, in prosa io mai, nè in rima
Dar non potea di me niun alto saggio.1
|
Note
- ↑ Cioè: se io nasceva plebeo, avrei scritto o adulatoriamente, o insolentemente sui grandi, come timido, od invidioso. Se io nasceva schiavo nell’animo, avrei scritto come un Francese. Se io nasceva Francese, avrei scritto come uno schiavo. E se Apollo finalmente di alcuno suo raggio non mi graziava, non avrei scritto nè pure il Misogallo.