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Il Parlamento del Regno d'Italia/Antonio Zanolini

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Antonio Zanolini

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Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


[p. LXXXIII modifica]Antonio Zanolini.

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L’avvocato Carlo e Teresa Mattioli furono i suoi genitori; Bologna la sua patria, ove nacque il 31 gennajo del 1791.

Studiata legge in quella celebre università, vi prese laurea nel 1811, e, giovinetto ancora, ebbe la sorte d’intervenire ai congressi politici tenuti a Bologna sotto la presidenza di Pellegrino Rossi, dagli uomini i più distinti della città, allorquando Gioachino Murat nel 1813-14 aveva proclamata l’indipendenza nazionale italiana.

Dal 1814 al 1831 il Zanolini esercitò onoratamente la sua professione, non trascurando tuttavia di occuparsi attivamente, e di prender parte a quei conciliaboli, che tendevano a conseguire il risorgimento d’Italia.

Scoppiata la rivoluzione del 1831, il nostro protagonista fu uno dei membri del governo provvisorio di Bologna, e allorchè il movimento si estese in tutte le Legazioni, nelle Marche e nell’Umbria, egli ricevette l’incarico di recarsi nelle città principali di quelle provincie, onde inviassero i loro deputati in Bologna, che si voleva centro e focolare dell'insurrezione. Intervenuto l’Austriaco, il Zanolini, insieme agli altri componenti il governo delle provincie unite, dovette ricoverarsi in Ancona, d’onde per mare pensò dirigersi alla volta di Francia. Ma per isventura il naviglio dell’Austria che sorvegliava quelle acque, fu loro sopra, e arrestatili, li tradusse nelle prigioni di Venezia, ove rimasero parecchi mesi chiusi nel forte di Sant’Andrea dapprima, indi nelle carceri di San Severo. Ottenuto alfine d’esser tradotto coi propri compagni in Francia, si recò a Parigi, ove fissò sua dimora, vivendo colà in esilio per ben sedici anni e mezzo, cioè fino al 1847, epoca in cui, tornato in Italia dietro l’amnistia concessa da Pio IX, fu ricevuto in patria colle più calde accoglienze. Mandato deputato da quattro collegi delle provincie bolognesi all’Assemblea di Roma, ei dovette però [p. 306 modifica]rinunciare a così onorevole incarico, essendo stato dal governo costituzionale pontificio nominato preside in Ancona.

Si dimise da quest’ultima carica allorchè accadde il funesto assassinio del Rossi, e fu proclamata nella città eterna la costituente. — Restituitosi in Bologna, vi fu eletto capo del municipio (Senatore), e in questa qualità ebbe parte principalissima alla vigorosa resistenza opposta dai Bolognesi alle truppe austriache.

Visse privatamente di poi fino a quest’ultimi tempi, in cui venne eletto deputato, nel 1860 e 1861, da due collegi del suo paese natale alla Camera nazionale italiana.

Presidente di età del Parlamento, nel quale per la prima volta si riunivano i rappresentanti delle sparse provincie d’Italia, il Zanolini, nel momento in cui cedeva il seggio presidenziale al commendatore Rattazzi, eletto a tanto ufficio dall’Assemblea, ha pronunciato poche ma esplicite ed energiche parole, dirette a rivendicare altamente alla patria italiana la sua legittima, la sua necessaria capitale, Roma. Queste parole hanno avuto un eco, che non cesserà così presto, e sono state in certa qual guisa foriere delle più formali dichiarazioni enunciate in quel senso dal conte Cavour, dichiarazioni che rispondono al comune ed ardente desiderio d’ogni buon italiano.

L’avvocato Zanolini, già direttore del giornale ebdomadario che si pubblicava in Bologna, L’Amministrazione, ha dato alla luce un romanzo in tre volumi, intitolato Il Diavolo del santo Ufficio.

Egli è cavaliere dell’ordine Mauriziano.