Il Parlamento del Regno d'Italia/Filippo Gualterio

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Filippo Gualterio

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Adriano Mari Francesco Raffaele Curzio
Questo testo fa parte della serie Il Parlamento del Regno d'Italia


Filippo Gualterio.

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È nato in Romagna, ed ha patito di buon’ora persecuzioni ed esiglio, per essersi adoperato più che energicamente, a voler restituire l’indipendenza alla patria.

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Riusciti a male i nobili, ma incomposti movimenti politici del 1848, il Gualterio si ritrasse in Toscana, ed ivi messe fuora un libro, in cui si narravano quei movimenti stessi, e si esponeva con molta verità le cause funeste per le quali essi avevano abortito.

Questo libro che non manca certo di pregi, messo fuori in quel punto in cui gli animi degli Italiani caduti da tanta altezza in sì bassa profondità stavansi sbigottiti e frementi ancora, ebbe un grande successo di opportunità e quale troppo di rado avviene, che un libro di nazionale, abbia in Italia. Cosicchè, allorquando il 59 venne, si pensò al Gualterio, e lo si designò per gli onori e gl’incarichi. Fu deputato dapprima, indi prefetto di Perugia.

Da questa carica venne destituito, come ognuno può ricordarselo, con sorpresa ed anche, diciamolo pure, con disapprovazione generale, dal Rattazzi quando successe al Ricasoli.

Non sì tosto fu formato il gabinetto Minghetti-Peruzzi, che il Gualterio si ebbe la prefettura di Genova, e venne elevato alla dignità di senatore.

Si ricorda che durante la di lui amministrazione, accadde che l’Aunis battello postale francese, entrasse nel porto di Genova, avendo a bordo cinque briganti, dei più fieri che avessero insanguinato le provincie napoletane, e tra cui, i due famosi fratelli La-Gala.

Il Gualterio, il quale aveva ricevute dirette informazioni da Roma dell’arrivo imminente di quei cinque scellerati, domandò per telegrafo al Governo, il permesso di farli arrestare, poi, siccome il tempo stringeva, e che rendevasi possibile il battello ripartisse prima che la risposta fosse arrivata, credette opportuno di procedere di proprio arbitrio all’arresto dei cinque, sollecitando tuttavia l’intervento del console francese. Poco tempo dopo effettuato l’arresto, l’Aunis salpava da Genova, e da Torino si rispondeva al prefetto, ch’egli non avesse ad operare la cattura dei briganti. Noi non abbiamo adesso a far constatare, come realmente l’arresto dei briganti fosse illegale, mentre tutta la stampa europea, occupatasi del fatto, lo ha dimostrato sovrabbondantemente; ma sosteniamo [p. 847 modifica]che si deve ad ogni modo saper grado al Gualterio di aver agito in quella circostanza con qualche arbitrio, mentre il risultato dell’estradizione ottenuta poscia, dimostrò che l’operato suo fu opportuno.