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Il Parlamento del Regno d'Italia/Luigi Lechi

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Luigi Lechi

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Francesco Paolo Catucci Filippo Santocanale
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senatore.


La famiglia Lechi è una delle più cospicue di Brescia; essa prese parte principalissima alla rivoluzione avvenuta in quella generosa città nel 1797; in quel l’occasione il nostro protagonista che contava appena 11 anni, essendo nato nel 1786, comandava il battaglione della Speranza. Si sa qual cammino abbiano fatto i suoi tre fratelli Giuseppe, Teodoro e Angelo tutti e tre generali.

Nel 1798 gli Austriaci invasero Brescia e devastarono i palagi dei Lechi; Luigi si ritirò a Genova ove continuò i suoi studi sotto il celebre Massucco.

Tornato in patria insieme alla vittoriosa armata francese, della quale facea parte la legione italica comandata dal suo fratello maggiore, entrò al collegio dei nobili di Milano in cui stette quattro anni.

Dopo aver terminati gli studi letterari e filosofici si recò a Pavia onde apprendervi le scienze fisiche nelle quali si perfeziono a Parigi.

Laureatosi in medicina, sebbene non pensasse ad esercitare la professione, passò vari anni a coltivare lo studio della chimica e della mineralogia, e senza abbandonare le lettere si occupò particolarmente di agricoltura in un’isola del Benaco che gli apparteneva (l’isola Lechi) ove abitava ordinariamente ed ove, sospettato dalla polizia austriaca, fu arrestato nel luglio del 1821.

Un anno intiero durò la sua prigionia, e la sorveglianza ed ogni sorta di persecuzioni un tempo ben più lungo. Finalmente lo si liberò conservando il processo aperto onde egli ogni giorno dovesse tremare, quando di tremare fosse stato suscettibile per la sua libertà.

Restituitosi alla sua isola, non lasciò più quell’ameno soggiorno se non che nel 1832 quando la morte di una sua amica glielo rese disgustoso.

[p. 954 modifica]Scoppiata la rivoluzione del 1848 il conte Luigi Lechi fu scelto a presidente del governo provvisorio di Brescia. Tornati gli Austriaci egli si refugiò in Piemonte ove rimase per tutto un anno.

Non potè prendere quella parte attiva che avrebbe voluto agli ultimi avvenimenti politici, mediante i quali l’Italia è finalmente divenuta una, essendo afflitto di una malattia della quale non è ancora bene ristabilito al momento in cui scriviamo queste linee.

Il conte Lechi ha pubblicate varie poesie dettate con molta venustà, e traduzioni dal greco quanto fedeli altrettanto eleganti. Ha pur dato alla luce alcune memorie agricole le quali sono state apprezzate dai cultori di quella utilissima scienza.

L’Ateneo di Brescia l’aveva eletto a suo presidente, dignità ch’egli ha conservata per molti anni; l’istituto lombardo lo conta tra suoi socî onorari, egli è membro corrispondente della deputazione di Torino per gli studi dell’istoria nazionale, membro dell’accademia dei georgofili di Firenze e di molte altre società scientifiche e letterarie.