Il Parlamento del Regno d'Italia/Paolo Savi

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Paolo Savi

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Francesco Marolda Petilli Federico Sclopis di Salerano

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senatore.


L’università di Pisa godeva tempo addietro tale rinomanza, proveniente dal possedere essa ottimi professori, che gli studenti affluivano nell’antica città non solo dalle più remote provincie d’Italia, ma sibbene anche dalle terre straniere, e più specialmente dalla Grecia, dall’Egitto e dalla Turchia.

Ma disgraziatamente poco a poco la celebrità dell’Ateneo pisano andò diminuendo, nonostante che valenti insegnanti occupassero ancora talune delle sue cattedre. Un grave colpo le fu arrecato più tardi da un decreto granducale che sopprimeva alcune delle più importanti cattedre, e questo colpo le venne senz’alcun dubbio portato in odio dei sentimenti patriottici e liberali esternati in più d’una occasione da quella nobile ed antica città, non che del corpo universitario stesso. Si volle diminuire il numero della scolaresca, la quale per le tradizioni che esistevano in Pisa, e per le memorie tutte recenti della condotta tenuta dalla legione dell’università pisana sui campi gloriosi della Lombardia, ch’essa bagno del più generoso suo sangue, dava non poca ombra al governo Baldasseroniano.

Tuttavia una delle scuole la quale è sempre, anche in quel tempo di relativo decadimento, rimasta fiorente nella patria di Ugolino, si è quella di storia naturale.

Questa cattedra era ed è tuttavia onorevolmente coperta dal personaggio di cui diamo ora notizia.

Il professore Savi fino dall’età la più giovanile ha mostrato tale un trasporto per la scienza, che si può dire siasi dedicato a coltivarla con un ardore assoluto in modo da non vivere che per lo studio e dello studio. Como dotato d’ingegno assai perspicace, di uno spirito d’induzione raro, di quella paziente e costante operosità di tutte le ore e di tutti i minuti che in un tempo più o meno lungo riesce a trionfare di tutti [p. 984 modifica]gli ostacoli, giovanissimo ancora pervenne a meravigliare i propri professori, che non tardarono ad associarlo ai propri lavori in qualità d’ajuto.

Tanto nel silenzio del proprio gabinetto, svolgendo le pagine degli scrittori i più profondi delle storie naturali, come in ardite e diligenti escursioni intraprese sulle vette le più elevate dei nostri Appennini e delle Alpi, col martello del geologo alla mano, e la zappetta del botanista sulla spalla, il Savi non tralasciava applicazione, opera e fatica onde arricchire la massa di già considerevole delle sue cognizioni di altre novelle, le quali dovevano poscia servire ad ingrandire ancora il terreno vastissimo conquistato passo a passo dalla scienza umana.

Ben presto il nome del giovine scienziato acquistò fama europea; i suoi articoli pubblicati su gravi riviste, le sue memorie date alle stampe separatamente, ognuno od ognuna delle quali annunciava i resultati notevolissimi di profonde osservazioni, o qualche nuova ed interessante scoperta, lo ebbero d’un tratto collocato a quel posto ch’egli si era guadagnato e che sembrava fatto proprio per esso, intendiamo su quella cattedra ch’egli cuopre anche oggi.

Da quel momento le lezioni del professore Savi furono delle più frequentate, ed alla sua scuola si perfezionarono allievi che già a quest’ora onorano le scienze italiane.

Si comprende di leggeri che noi non possiamo in questa notizia riferire nemmanco i titoli delle considerevoli produzioni fatte di ragion pubblica dal professor Savi; ma constateremo ch’esse avendo elevato al più alto stadio la sua fama, che non è più italiana a quest’ora ma sibbene europea, giacchè appunto il chiaro maestro appartiene ai più illustri corpi scientifici d’Europa, hanno contribuito massimamente ricordare agli stranieri ove mai essi potessero dimenticarlo che l’Italia la quale fu la culla della scienza e la madre di quei sommi, di quelli inarrivabili ch’ebbero nome Cristoforo Colombo, Galileo Galilei, Volta, Galvani e Inghirami, produce ancora degl’ingegni a niun altro ingegno secondi.

[p. 985 modifica]Il museo di Pisa è pure una delle opere le più maravigliose del Savi.

L’ordinamento magistrale di quella raccolta dei prodotti della natura, la più completa, la più diligente, la meglio disposta che possa darsi, non saprebbe mai abbastanza essere lodato.

Tutti quelli che visitano quella specola ne escono entusiasmati e, per vero dire, non senza ragione.

Il professor Savi non si è infatti tenuto pago di riunirvi, come abbiamo detto, tutti i più bei campioni delle conosciute produzioni della terra, divisa nei suoi tre regni, ma li ha collocate in un modo così savio, mirabile e talvolta anche così pittoresco, da non istruire soltanto e sorprendere, ma eziandio da commuovere.

Il regno animale sopratutto, ch’è il più interessante, si mostra agli occhi dello spettatore sotto un aspetto il più atto che possa immaginarsi ad impressionare gli animi.

Ognuno dei membri di quello si offre agli occhi di chi osserva in un piccolo centro ch’è affatto analogo alle proprie abitudini ed alle sue tendenze. Non parliamo del modo stupendo col quale gli animali sono preparati, modo che si presta mirabilmente a far nascere l’illusione che gli accessori onde sono circondati crescono dismisuratamente; ma l’atteggiamento che loro è stato dato a seconda degl’istinti che lor sono propri, tanto che si mira il lupo a ghermire l’agnello, il leone a straziare la gazzella, l’aquila a rapire tra le robuste sue griffe le lepre, contribuiscono assaissimo come ognun di leggeri può crederlo a cambiare quella mostra, negli altri musei mediocremente interessante e indubitatamente fredda e monotona, in quadri vivi, animati e commoventi.

La nomina del professor Savi a senatore del regno è stata una ricompensa meritata a tanto studio, a tanto zelo, a tanta abilità.