Il Re Torrismondo/Atto quinto/Scena seconda
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SCENA SECONDA
REGINE
Dopo tant’anni, e lustri, un dì sereno,
Un chiaro e lieto dì Fortuna apporta.
Ogni cosa là dentro è fatta adorna,
E ridente, e di gemme e d’ór riluce:
Duo lieti matrimonj in un sol giorno,
Duo Regi, e due Regine aggiunte insieme,
Duo figli, anzi pur quattro: e quinci, e quindi
Pur con sangue real misto il mio sangue,
E bellezza, e valore, e gloria, e pompa,
E molte in una reggia amiche genti,
E doni, e giostre, e cari e lieti balli
Oggi vedrò contenta. Ahi! nostra mente,
Chi ti contenta, o chi t’appaga in terra?
Se non si può d’empio destin superbo
Mutar piangendo la severa legge,
Nè sua ragion ritorre a fera morte:
Lassa! non questa fronte esangue, e crespa,
O questa chioma, che più rara imbianca,
O gli omeri già curvi; e ’l piè tremante
Scemano il, mio piacer. Ma tu sol manchi,
O mio già Re, già sposo, a queste nozze,
O de figliuoli miei Signore, e padre.
Deh! se rimiri mai dal Ciel sereno
De’ tuoi diletti, e miei l’amato albergo,
E se ritorni a consolarmi in sonno,
Sii presente, se puoi. Rimira i figli,
O padre, e di famosa e chiara stirpe
Lieto l’onor ti faccia, amico spirto.