Il Santuario della Madonna del Sasso/Capitolo III

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Capitolo III

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Capitolo II Appendice

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Capitolo III.

Grazie e miracoli.


Nella Bolla, colla quale Giulio II aggrega l’Oratorio del Sasso al convento della SS. Annunziata, è detto tra le altre cose: — Propter miracula quae inibi intercessione Beatae Mariae Virginis operatur Altissimus, quoddam Oratorium incaeptum existit, ad quod ob hujusmodi miracula confluit multitudo fidelium, pias in eodem Oratorio eleemosinas, et oblationes offerentium.... —

Delle quali parole avremmo una conferma più luminosa, se di molte grazie e miracoli non fosse perita affatto la memoria. Nell’agosto del 1542, a far cessare i terremoti, che desolavano Firenze e i suoi dintorni, ma sopratutto il Mugello, fu portata processionalmente nella nostra città l’Immagine della Madonna del Sasso, movendo ad incontrarla presso la porta a S. Gallo i Padri Serviti; e dopo aver fatto il giro del Duomo e di altre chiese, fu esposta alla pubblica venerazione sulla piazza dell’Annunziata. Molte elemosine, furono offerte, dalle quali detratta la spesa della festa, avanzarono 350 lire toscane, oltre i seguenti doni: 6 tovaglie, 4 ammitti, 4 cortine, 4 veli da calice, 12 [p. 18 modifica]

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purificatoi, 9 fazzoletti, 3 mantellini, 4 corporali, una borsa ricamata d’oro, un fiore in una guastada, lavorato di seta, che donarono le monache delle Murate, 8 fiori di seta, una ghirlanda di fiori di seta con tre colombine, un aspersorio e due lampade nuove. I tintori portarono 14 ceri grossi, 4 mezzani e molta cera minuta; i facchini un mantelìino di broccatello coll’arme di S. A. R.

Accadde dunque in quella occasione, come racconta il Giani, che un tale, a vedere il tabernacolo passare per il Duomo, dicesse: Che importa dare incomodo a tanta gente, spender tanto denaro, e perder tanto tempo intorno ad un’immagine adorata da quattro guardiani di pecore? E subito fu ucciso da un fulmine.

Nel giorno della SS. Trinità dell’anno 1568, vennero a visitare questa santa Immagine la compagnia della SS. Trinità di Firenze ed altre compagnie del contado. Dopo avere assistito ai divini uffizi, alcuni di quella gente pretesero rallegrarsi con danze e balli sul prato della chiesa. Turbossi il tempo, nè per questo smisero di ballare, ma proseguirono il loro divertimento sotto l’arco grande, avanti la chiesa, poiché non erano ancora fabbricate le logge; quando improvvisamente cadde un fulmine sul detto arco, uccise uno di quelli che ballavano, e restarono storpiati sette per la rovina di una parte dell’arco. Così la SS. Vergine mostrò che le sue feste non devono essere profanate.

Filippo Patriarchi di Fiesole avendo un artritide nelle mani e nei piedi in modo che non poteva fare un passo senza le grucce, fattosi condurre a visitare la Madonna del Sasso il giorno di S. Matteo dell’anno 1606, e fatta quivi orazione, tornò a casa libero e sano.

Nel 1609 Lorenzo Navarri di Farneto, essendo attratto in tutte le membra e patendo grandissimi dolori, fatto voto di andare a visitare la Madonna del Sasso, e fattovisi condurre, dopo aver pregato davanti alla S. Immagine, tornò a casa perfettamente guarito. [p. 19 modifica]18

Nello stesso anno 1609, certi Stefano e Alessandra sua moglie, giardinieri dei Pitti, abbandonati dai medici in una loro incurabile malattia, fecero voto di andare alla Madonna del Sasso, ed offerirle un dono; e appena fatto un tal voto, restarono perfettamente guariti.

Non ebbe però la stessa sorte una loro figlia, ancor giovinetta, che sebbene molestata da leggerissimo male, deridendo i suoi genitori per il voto di andare al Sasso, e negando di andarvi, cessò di vivere.

Un’altra donna, l’anno 1618, abbandonata dai medici nella sua irrimediabile infermità, fatto ricorso a questa santa Immagine, riacquistò la salute, e ne appese il voto.

Filippo Franceschi di Santa Brigida tornando da Firenze con due suoi compagni, nell’oscurità della notte non potea vedere i fossi che erano ridondanti d’acqua per la moltissima pioggia caduta. I due compagni un dopo l’altro perirono nei fossi medesimi; e credendo Filippo che questi fossero avanti a lui, tentò di passare col suo cavallo; ma questo portato dall’impeto dell’acqua, cadde sotto un pignone, traendo sotto disè nell’acqua lo stesso Filippo. Nell’evidente pericolo di restare affogato, invocata la Madonna del Sasso, si trovò fuori dell’acqua attaccato alla briglia del cavallo, e fu tolto così dal grave pericolo. Laonde confessò pubblicamente che la Madonna lo avea liberato; e in contrassegno del ricevuto prodigio appese una tavoletta all’altare di Lei.

Giuseppe Carcassi, muratore di S. Martino all’Opaco, nel 1710, cadde giù da una fabbrica, ed ebbe addosso una trave, e mentre nel cadere diceva: Madonna del Sasso aiutatemi, restò libero ed illeso. Si vede questo fatto espresso in una tavola appesa all’altare.

Maria Maddalena d’Antonio Seravalli di S. Martino, per una lunga infermità restò impedita nelle gambe, cosicché non poteva andare senza le grucce. Fattasi por [p. 20 modifica]Pagina:Il Santuario della Madonna del Sasso Firenze 1884 Images.djvu/20 [p. 21 modifica]Pagina:Il Santuario della Madonna del Sasso Firenze 1884 Images.djvu/21 [p. 22 modifica]Pagina:Il Santuario della Madonna del Sasso Firenze 1884 Images.djvu/22 [p. 23 modifica]Pagina:Il Santuario della Madonna del Sasso Firenze 1884 Images.djvu/23 [p. 24 modifica]Pagina:Il Santuario della Madonna del Sasso Firenze 1884 Images.djvu/24 [p. 25 modifica]Pagina:Il Santuario della Madonna del Sasso Firenze 1884 Images.djvu/25 [p. 26 modifica]Pagina:Il Santuario della Madonna del Sasso Firenze 1884 Images.djvu/26 [p. - modifica]Pagina:Il Santuario della Madonna del Sasso Firenze 1884 Images.djvu/27