Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo LV

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo LV. Della formice
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siemo. Eli un piccolo loofantc iin^ttc il suo becco

sotto, colla sua forza s’aiuta lovaro. tanto cIk* intra la forza di quello egli si conforta per li gridi dogli altri, die egli si leva suso ’.

Capitolo lA.

Della formica.

Formica è un jiiccolo animale ", ma ella h di grande providenza; che ella procaccia la state di che ella vivo ^ il verno, e sceglie il grano, e rifiuta l’orzo, e conoscelo al fiuto \ Il grano, e l’altre sementi ch’elle ripognono ^ sì lo dividono por mezzo, perchè non nascano por lo grande umidore della terra ^

1) Il t: tant que li p:tiz olifans vient qui le relieve h la force de son bec, et de sa bouche, que il rixet des"uz lui.

2) Il t ed il ms. Vis. formis est petite chose.

3) Il t: ce qui besoing li est. Il ms. Vi.s. è conforme alle stampe.

4j Corretto: ^(?i(), ’n\ fiuto, col ms. Vis. e t: « l’odor.

5) E l’altre sementi ch’elle ripognono, manca al t. È nel ms. Vis. Pare fosse una glossa marginale, passata poi nel testo, avvegnaché quel lo clic viene appresso, abbia riscontro con grano, anzi che con sementi.

6) Corretto in della terra, la lezione delle stampe, e del ms. Vis. del verno, col t: de la terre. Sei codici del Cliabaille,

leggono: d’ iter. [p. 252 modifica]
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E sì (litîoiio £ili Etiopiani, che ne sono in una isola formiche prrandi come cani, che cavano l’oro del sabltione con loro piedi, e guardanlo sì fortemente ’, che nessuno ne puote avere senza morte. Ma quelli di quel paese mettono in su quella isola giumente che abbiano poledri ^ e pongonle due corbello addosso ^ senza il puledro \ E quando queste formiche veggono queste corbelle, sì vi mettono l’oro perchè si credono mettere in luogo salvo. E quando egli è sera, che la giumenta è pasciuta ^, elli portano il puledro dell’altra parte della riviera; e quando ella ode anitrire il ^figliuolo, ella viene alla riva, e mettonla su loro navicelle senza prendere alcuno danno dalle dette formiche. In questa maniera hanno di quello oro, che in altro modo non ne possono avere ’.

1 ) Il t: ai Jìcreiìunt.

2) Il t: envoient eu eie isle a paislre ju.nenf: qui aient polains.

3) Il t: r.h’irgices de bons coffres.

4) ISenza il puledro, manca al t. Iì noi itìs. Vis.

.’)) Il t: que la piuienz est bien pene, ci bien chargiée.

’")) Le sfrinipe leggono: ode a nitrire.

7) Il nis. Vis. concorda con Bono. Il t varia: ses sires ninnine son /il de l’autre pari de la rire, quihcnit, el broil: et la juiiìens mainlenfint se Jlcrl en l’aigne, et s’ev rimi

riirrnnl ri tm/avl autre, et toni l’or qui est es co/fres. [p. 253 modifica]

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CaimjjL() LVl.

Dolla hyène.

Hyeno ò una l)ostia, c-lio l’una volta ò maschio e Taltra ò (luuiiia, od abita quivi ove al»bia presso cimitero di uomini morti ’, e cavano li corpi degli uomini \ e manpianli. E l’osso della sua schiena ò sì duro, che non può piegare il collo ^, e s’egli entra por alcun luogo strotto non ne può uscire so non è a culo indietro, sì come egli è entrato: ma li più dicono, ch’egli non ritorna quindi ond’egli è entiato \ Ed usano nelle case, ove. son stalle, e contraffanno la boco dell’ uomo, e del cane ^ e divoranli.

E molti dicono, che nelli suoi occhi è una pietra, ch’è di tal virtù, che se l’uomo l’avesse sotto

1) Il t: ciiiieticres as homes.

2) Ji’ cavano li corpi deçU ìioìuini, che e jinre nel nis. Vis., manca al t.

3) Il t: tic puel le cors plier se eie ve se Ionie tonte ensemble.

4) E s’egli entra, fino alla fine del periodo (nel quale fu migliorata l’interpunzione), che è pure del ms. Vi«., manca al t.

5) Il t: et ainsi rlcmif sovcnt les homes, et Ics rhiens, et les dévore.