Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo LXV

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Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo LXV. Dell'unicorno
Libro V - Capitolo LXIV Libro V - Capitolo LXVI

[p. 256 modifica]giungono se non dodici dì dell’anno. E non ingenerano se non del mese di moggio1. E per guardia de’ loro figliuoli non prende preda in quelle parti vicine al suo nido2.

E sappiate, die quando egli vede l’uomo prima che l’uomo veggia lui, l’uomo non ha podere di gridare. E se l’uomo vede prima lui, egli perde tutta la sua fierezza, e non può correre. E nella sua coda ^ ha una lana d’amore, che la si Uova co’denti suoi, quand’egli conosce eh.’ egli sia preso. E quando egli urla, egli si mette li suoi piedi dinanzi la bocca, per mostrare che sieno molti lupi.

Un’altra^ maniera di lupi sono, clie si chia 1) Il t, Ira di più: quant li lunaires rient. Il nis. Vis. concorda colle.stampe.

2) Al suo nido, manca al r ed al m.s. ^’i.s. Questo nido dei lupi, ne fa toccar con mano come nel trecento que.sto vocabolo avc.s-e più esteso significato che oggi; e fa parere meno strano a’ critici ragionevoli, elie il Petrarca dicesse nido la patria, dove educati fummo così dolcemente. Questa dolcezza di amore è in ogni ludo di uccelli, ed anzi diciamolo pure, di lupi ! Quanta j)iù ne dobbiamo sentire nel nostro !

3| Il t, ed il ms. Vis. en la fn de sa eoe.

4) Il t, qui comincia un altro capitolo, col titolo: Du loup cervier. Il volgarizzatore dichiarò nel titolo del presente

capitolo, che vi comprendeva anche questo secondo avendo scritto Di più maniere di lupi, e non semplicemente Del lupo, come è nel t, e come abbiamo notato a principio. Il ms. Vis. concorda col nostro. [p. 257 modifica]

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mano cervieri ’, che sono laccati di nero come

leonza % ed in altre cose sono simiglianti al lupo. E hanno sì chiara veduta, che li loro occhi passano li monti, e li muri. E non portano se non un figliuolo. Ed è più dimentica cosa del mondo, che quando egli mangia il suo pasto, ed egli vegga un’altra cosa, incontanente dimentica ciò che mangia, e non vi sa ritornare, e così il ))erde.

E dicono (luolli che gli hanno veduti % che del suo piscio * nasce una pietra preziosa che si chiama ligures. E questo cognosce bene la bestia medesima, secondo che gli uomini l’hanno veduto coprire col sabbione la sua orina ^ per una invidia di natura, che cotal pietra non vegna a mano d’uomo.

1) li t: cerviers, ou lubernes. colla variante di un codice del Chiibaille, lupeì’nes.

2) Il t: comwe l’once.

3) Il t più cautamente: et si dient cil qui le sereni.

4) Il t: de son piz, eolle varianti: j3ma^, di due codici: pissate, di uno: escloi, di due. I.a lezione delle varianti, e del Volg’arizzamento, è la vera, avvegnaché se la pietra preziosa nascesse dal petto, e non dal piscio del lupo cerviere, non sareìibe ragione per la quale il maestro poi dicesse, che per invidia de^li uomini egli copre di sa))liion(’ il suo piscio.

Ô) Aggiunto l’orina, col t: l’orine. Il nis. Vis. è in tutto conforme alla lezione nostra.

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Capitolo LVIII.

Del locrotus *.

Locrotus è una bestia, la quale dimora nelle parti d’ India, che d’ isnellezza passa tutti gli altri animali, formata come asino % e ha groppa di cervio, e petto e gambe ^ di leone, e testa di cavallo ’’, e pie di bue, e ha la bocca grande, infino agli orecchi, e’ suoi denti sono d’ un osso.

Capitolo LIX.


Del mentieore

Menticore è una bestia in quello paese medesimo, con faccia d’ uomo, e colore di sangue,

1) Mutato luccoto, in locroto, col ms. Vis. e col x: J)e hicrote.

2) Ut: est grans comme asne. Il ms. Vis. leggo: come ama. Così spiega l’ai’ties per àsnes del capitolo XLIII. Le stampe leggono asina.

3) Aggiunto: petto, e col ms. Vis. e col t: et piz, et jambes de lyon.

4) Solino, e -Plinio: rapite camelino. [p. 259 modifica]

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ed ocelli gialli, e corpo eli leone, e coda di scarpione. E corre sì forte, che nessuna bestia gli campa dinanzi. Ma sopra tutte vivande ama la carne dolTuomo ’. E ha quattro gambe di sopra, quattro di sotto. E tal fiata corre con quelle di sopra, e tale con quello di sotto, tutto che siano fatto quello di sopra come quelle di sotto. Ed avvicendasi sì come gli piace quando v’ ha alcuna stanchezza, od alcun corso rh’ egli faccia od abbia fatto.

Capitolo LX.


Della pantera.

Pantera è una bestia taccata di piccole tacche bianche e nere, sì come piccoli occhi. Ed ^ amica " di tutti animali, salvo del dragone.

1) Il t dice solamente: et s’assemblent en tel maniere, que ores maint li uns desouz, tt ore li autres. Tutto il di più è glossa del volg-arizzatore, concorde col nis. Vis.

2) Corretto amico, in amica, che è pure nel ras. Vis. per la grammatica. Parla poi di pantera /emina, acciò non accada equivoco. Il t amie. Del resto messer Giamboni salta con molta leggerezza a piò pari dall’un genere all’ altro, e dal numero plurale al singolare, o viceversa,

nella sua mente pensando or al nome proprio or al co[p. 260 modifica]
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E la sua natura si è, che quando ella ha

presa sua vivanda, sì enti-a nel luogo di sua abitazione ’, ed addormentasi e dorme tre dì. E poi si leva ed apre la sua bocca, e tìata sì dolcemente, che le bestie tutte che sentono quello odore traggono dinanzi a lei, se non il dragone che per paura entra sotto terra, perchè sa ^ bene che morire gliene conviene.

E sappiate, che la pantera femina non porta figliuoli più che una volta ^ Ed udirete perchè. Li figliuoli, quando sono cresciuti dentro al corpo della madre, non vogliono soffrire di starvi infìno all’ora della diritta natività, anzi sforzano la natura sì che guastano la matrice della loro madre con r unghie, ed escono fuori in tal maniera, che mai la non porta piìi figliuoli ^

nume, ora all’individuo ed ora alla specie. Lo vedemmo cento volte, e lo vedremo altre cento e più.

1) Il t: en sa spelunque.

2) Ut: car il li semble, que à morir li conviegne.

3i II t: ne porte Jilz en toute sa vie que une seule foiz.

4) Il t: issent hors en tel maniere, que la mere n’ engendre plus par semence de son masle. Il ms. Vis. concorda

in tutto col Vola-arizzamento. [p. 261 modifica]

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¦M)\

Capitolo LXI.

Dol pnrondres.

PiiiNMidrcs ’ Ò una 1 ostia ch’*’^ in Etiopia, ^raruli» (Oino buo ¦, ha capo e corna corno ^ cervio, o lia coloro di orsa *. Ma quelli del paese dicono ch’ella muta ^ suo colore diritto per paura, secondo la tinta della cosa che ^ l’ò pift presso.

E questo medesimo fanno i polpi in mare, o lo camaleonte " in terra, di che lo conto fa menzione addietro.

1) Parendrcs in Solino cap. 43. ed in Plinio lil). \’lll. cap. 3i, è detto iarandus.

2) Aggiunto: grande come hue, eoi ins. Vis. o col r grans comme bue/.

3) Aggiunto: e coìiia, col t: chief e( cnrnes comme cerf. Il ins. Vis.: test’i e corpo.

4) Corretto rosa, in orsa col ms. Vis. o col t: et color de ours Due codici leggono d’ or, due altri d’ors. Hanno ragione tutti nò più nò meno.

5) Corretto prende, in muta, col ms. Vis. p col r: mue sa droite color.

6) Aggiunto: della cosa, col m. Via-, e col r: seh-nc la teinte de h Jtosc qui li est plus prochienne.

1) Corretto: come h lione, che è puro nel ms. Vin.

in camaleonti’, col r: camelion en ferre. [p. 262 modifica]
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Capitolo LXII.


Della simia.

Simia è una bestia cho di molto cose somiglia r uomo ’, e volentieri contraffa quello che la vede fare all’uomo, e molto s’allegra della luna nuova, e della tonda si conturba maravigliosamente ^

E sappiate, che la simia porta due figliuoli, l’uno ama molto teneramente, e l’altro odia; e quando li cacciatori la cacciano, ella prende il figliuolo, ch’ella molto ama, in braccio per meglio camparlo % e quello che non ama, sì sei gitta alle spalle. E quando li cacciatori s’appressano, sì ch’ella vede bene che non puote campare, ella lascia lo figliuolo che porta in braccio, ch’ella ama più, per guardare * la sua persona: e quello

1) Che di molle cose somiglia l’uomo, manca al r, ed è nel ms. Vis.

2) Il t: et s’adolil q%iant eie e^t pleine, et est melancoliens. Il nis. Vis. concorda col Vol^-arizzaniento.

3) Per meglio camparlo, j^lossa del CTÌnml)oiii. Il riiiialunitc ò pjirafra.si del t.

4) Corretto fiunrire in guardare c(jl nis. Anilir. ( il nis.

Vis. (juoraiitire ) \iv\\-\\(’ md r è il ooiici’tto, non la parola [p. 263 modifica]

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cir ella non ama le s’attiene alle spalle, e quello

scampa da’ cacciatori con la sua madre, e quello che più ama, è preso da’ cacciatori.

E sappiate, che la simia passa del gusto tutti altri animali. Nelle parti di Buggea ne son molte. Ma " gli Etiopiani dicono, che in loro paese ve n’ ò di diverse maniere.

Capitolo LXIII.


Del tigro.

Tigro ò uno animalo che nasce nelle parti d’ Ircania *, ed ò taccate di nere tacche \ E senza

corrispondente, paralVasantlo qui e non traducendo alla lettera messer Bono. Correzione del Sorio, come eziandio la seg’uente. Agg-iunto: che forta in braccio, col medesimo ms. 11 ms. Vis. ripete, con tenui varianti, la lezione di Bono.

1) E salpiate, fino molto, manca al t. Corretto: nelle parti di Buggea ne sono molli mali, e gli Etiopiani, coi mss. Ambr. e Vis., ne sono molli. Ma gli Etiopiani, mancando questo inciso al t. Di ciò non parlano Plinio, Solino, ed Alberto Mag-no, dai quali è tratto il capitolo.

2) Corretto Organia, in Ircania, col m. Vis. e col t che varia: plus naist es parties de Ircanie, que en autre.

3) Il t varia: et est menuemeiit tachiée de noires taches. Invece di nires, sette codici del Chabaille legg-ono vaires, ed una leiTR-e diverses II ms. Vis. laccato minuto di varie

lacche. [p. 264 modifica]
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fallo egli è una bestia molto corrente, e di gran fieri tade.

E sappiate, che quando egli va alla suo abitazione, ed ella truova che’ cacciatori gli hanno tolti suoi figliuoli, ed ella corre prestamente, e seguisce i cacciatori che gliene portano \ E l’uomo che gli ha, si dotta molto della sua fierezza e crudeltà, ch’egli sa bene che ’l fuggirò di cavallo d’ altra bestia noi p^drebbe da lui scampare. Ed egli gitta per la via molti specchi, uno di qua ed uno di là. E quando il tigre vede negli specchi la sua imagine, crede che ’l sia il suo figliuolo. E va allo specchio intorno intorno ", e vedendo che non sono li suoi figliuoli, sì si parte e corre per trovare li cacciatori che ne portano suoi figliuoli. E quando egli è assai corso, ed egli trova ancora di questi specchi, che li cacciatori v’ hanno posti simigliantemente. gli va d" intorno credendo trovare suoi figliuoli. E tanto fa così, che ’l cacciatore iscnmpn la persona.

1) Il t: gui les emporte. 11 t anclio qui b parafra.sato.

2) Il t ao-M’iung’o altra circostanza: si le (uruc (rtv/, fjtie eie le hrise. Il ms. \^is. lia la sti’ssa lozione, ma tradotta

alquanto (livprsaiiif’iit(, e più jii’olissa. [p. 265 modifica]

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C.AVÌl’Oì.n ).\\\. Della talpa.

’J’nl|;i ò una piccola ’ l)Ctiiiohi. che sonipre al)ita sotto tona. ¦ la cava por diverse parti, o mangia Io radici eli’ olla trova*, anco che molti dicono clTolla vivo jjurc di terra.

E sappialo, clic la talpa non vedo lume \ elio iiatuia non volle adoperare in \’\ d’aprirò le pelli de’ suoi occhi sì che non valgono * niente, pcrch^ non sono api.Mli. Ma olla vede con la monte del cuoio, tanto ch’ella va, come s’fdla avesso occhi ’’.

1) Il r: cs! une dircrse òestc. ma cinque coilifi invece di (lirerse Ic^ggono pcfiii\ o.onìo. josso il nnstro volgfìirixzatore, ed il ni.s. Vis.

2) Le stiiiDpe dando di cozzo contro il buon senso: e mnìigin le radici ch’din lrro. Anche che molli di ono. Corretto col t; et rnnvjiic Ira rncÌ7iex qve de trveve; jà soit ce que li plusor etc.

(i) Il t: ne voit conte. Ecco la radice del vergot, e ne(fol, qiiol’he cosa, nulln, che si odono in alcune terre lombarde,.scn/a anfanarsi col gntta latino, col gol tedesco.

4) Corretto vede, in mlgono, col m.?. Vis. e col t: aimti ne valent il nevi.

ò) l’ultimo periodo » del volgarizzatore, memore della

frase del Mngnifcai: dispersil superhos y,ienle cordis sui. Il [p. 266 modifica]
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Capitolo LXV.


Dell’unicorno.

Doir unicorno voglio dire ’, il quale è bestia fiera, ed ha il corpo simigliante al cavallo, ed ha li piedi del leofante, e coda di cervio ^ e la sua boce è fieramente ispaventevole, e nel mezzo della sua testa sì ha un corno di maravigli oso splendore, ch’è lungo ben quattro piedi. Ed è sì forte e sì acuto, che egli fiede ^ di leggieri ciò che tocca.

E sappiate, che l’unicorno è sì forte, e sì fiero ^ che l’uomo noi può te giungere né pren ais. Vis. concorda con Bono. I latini fra onens e cor talvolta non facevano distinzione, usando tanto amens, démens, recordor, quanto vecors, excors, reminiscor, memini.

\) Dell’unicorno voglio dire ^ è preambolo di messer Bono, che manca al t, ed al ms. Vis.

2) V. Illustrazione a questo capitolo.

3) Aggiunto: di legr/ieri ciò che tocca, per compiere la proposizione col t: /)He il perce legierement qtianqtie il ataint. Il lus. Vis. egli mei te a terra et facon ciò ch’egli fere.

4) Il t:.;;’ aspres, et si Jìers. Il nis. Vis. concorda con le stampe. [p. 267 modifica]dere vivo in nessuna maniera. Ucciso puote bene essere 1. Il modo è questo, che quando li cacciatori lo sentono per la foresta, ed ellino vi mandano una fanciulla vergine, e quando l’unicorno vede la fanciulla, natura gli dà che incontanente se ne va a lei, e pone giù tutta sua forza, e ponle il capo in grembo, e addormentasi, e dorme sì forte, per la grande sicurtà ch’egli prende sopra li panni della fanciulla, ch’è forte cosa 2. Allora vegnono li cacciatori, e fanno di lui loro volontade.

1) Le stampo intralciano; l’unicorno e.0 forte e s) fero, che l’tioriio noi puotc i/iìin(/erc se non è in una maniera, ne prendere, e ciò puote ben essere. Raddrizzata la lezione col ms. Vis. (al quale manca rivnj, e col t: unicorne est si asprcs e’: si Jìers, que nus ne le puel penre ne ataindre par nul engin: (.cis puel il bien estre, mais rif ne le pue’ on acoir. 2) Il t: s’en dori soef el giron k la pucele. È parafrasato

a l)cne()lacito di linno. 11 ms. Vis. concorda con Bono. [p. 268 modifica]
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Capitolo LXVI.

Dell’orsa.

Orsa ("^ una £» rande bestia ’. ed ha molto frale testa, e la sua forza è nelle gambe e l’unghie ^ però va ella molte volte ritta.

E sappiate, che quando l’orsa è disagiata di alcuna malattia, o di colpi, ella mangia d’ un’erba che ha nome flonius, che la guarisce. Ma s’ella mangia pome di mandragora, le convien morire, se subito non mangiasse formiche ^ Ma lo mele mangia olla volentieri sopra tutte le altre cose. E sua natura si è ch’ella è iscaldata di lussuria ^ E giacciono insieme, come l’uomo ^, il maschio con

1) Una grande bestia, manca al t. Il ms. Vis. grossa bestia. E' ripetizione del bisticcio fra Carlo magno, e Carlo grosso.

2) L’unghie, g-iunta di Bono. Manca al ms. Vis.

3) Il t: il rnanjne contre cehii mal.

4) Il t: et sa natura est, que il eschat(fe sa Uixure. Cancellato il non che è i)Uie noi ms. Vis. (non è scaldata di lussuria) clic neg-nva dove Brunetto afferma. Forse deve leg-yersi ne.

.")) Corretto: rome il leone, che è puro nel ms. \’is. in come l’Giorno, col t: comme li home. Cosi.scrive anche So!i)io f|ui tr;id»lt(). II (’haliaiUe qui non ha varianti.