Il Tesoro (Latini)/Libro V/Capitolo XL

Da Wikisource.
Brunetto Latini - Il Tesoro (XIII secolo)
Traduzione dalla lingua d'oïl di Bono Giamboni (XIII secolo)
Capitolo XL. Del gallo
Libro V - Capitolo XXXIX Libro V - Capitolo XLI
[p. 205 modifica]

205
20o

Caimtolo XL. Del gallo.

Gallo b u!io uccello dimestico, il quale abita e vive ’ con le persone. E per la voce puote Fuoino conoscere qual ora eli’ è di dì e di notte, ed eziandio lo mutamento del tempo; e tutto che la notte canti più alto e più orgoglioso, verso ’l dì canta più chiaro e spesso ^, ed anzi die cominci a cantare batte il suo corpo con l’ali tre volte ^, di che li buoni prendono esemplo, cioè anzi che cominciar a laudare il nome di Dio, sì si dee battere, e colpare de’ suoi peccati, per ciò che ninno ò senza essi.

E quest’ è l’uccello solo, a cui gli uomini cavano i coglioni per far li capponi, che sono molto buoni e sani di state. E le galline non sono migliori * di state che di verno, per ciò ch’elio sono tutte covaticcie, ed intendono più a covare

1) Il r: maint tinjors.

2) Il T; plus cler, et plus soef.

3) Aggfiunto, tre volte, che manca pure nel n)s. Vi.s. col t III foiz. La conclusione del periodo, è prodica di Bono ripetuta nel ms. Vi.s.

4) 11 t: niiels... por mangicr. [p. 206 modifica]
206
ed a nutrii’o li suoi figliuoli, e per lo dolore di

loro e di loro piuma, che perdono per cagione di loro, dimagrano elle malamente \ E perciò dee il signore della casa scegliere galline nere e bigie, e schifare le bianche, e le taccate ", e dee dare loro beccare orzo bollito e cotto, per farli ingenerare più avaccio ^. E quando il verno passa, e ’l signore vuole pulcini, egli dee insegnare alla sua famiglia quando debbiano porre l’uova, cioè ch’essi pongano a luna crescente, ed in numero ^ caffo.

Ora si tace il conto ^ di parlare degli uccelli, e di loro natura, per dire alquanto della natura delle bestie,. e diremo prima della natura del leone, che ne è signore ^

1) Il t: et por la dolor d’ eh, se desphiment, et amala-^ discent, et envielliscent movAt durement.

2) E le taccate, clie è pure nel ms. Vis. manca al t.

3) Il t: orge demi cuit, qui les foit engendrer, et ponre ocs gros assez, et largement.

4) Il t agg-iung’e: ce est à dire don novehnc jusq’ au quinzaine jor de la lune. La giunta manca al ms. Vis*

.5) 11 t: li mais très.

(’)) Il t: mis et sires. [p. 207 modifica]

207
Capitolo XLl.

Dsl leono. e di sua natura

Leone è appellato secondo la lingua de’ Greci, che vale tanto a dire ’come re, chò il leone e appellato re di tutte le bestie. E però là ov’ egli grida, fuggono tutte le bestie, sì come la morte lo cacciasse; e là ove egli fa cerchio con la coda, nulla bestia non osa poi passare.

E sappiate, che’ leoni sono di tre maniere. L’una maniera son corti, e li velli crespi, e quelli non sono molto fieri ^ E gli altri sono lunghi e grandi, e li velli distesi \ e quelli sono di maravigliosa fierezza. E ’l suo coraggio si può conoscere nel suo piglio ^ e nella coda, e la sua forza è nel petto, e la sua fermezza è nel capo.

E tutto ch’egli sia temuto da tutti animali, niente meno egli teme il gallo bianco, e le grida delle alte voci; il fuoco teme mcdto, ed anche lo

1| Il t: dou lion.

2) Il t: qui tant vaut à dire comme rois en nostre parleure, colle varianti langue, langage.

3) Il t: et son sanz hattaille.

4) Il t: les crins simples.

")) Il t: sont demonstrè par lor froiit.