Il bacio di Lesbia/XXXII

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Il fasello

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XXXII

IL FASELLO


D
ov'era Catullo mentre cosi salutava gli amici? Sull’alta poppa intrepido come Giasone quando salpò per la conquista del vello d’oro?

Su la poppa di una nave, si certo: tesi sono i remi, spiegate le vele latine, la prora è come sparvierata, è come una freccia: alto sta il castello di poppa.

È un fulgente naviglio; è il fasello di Catullo.

Catullo ce ne dice tante di cose di questo suo naviglio, ce ne parla con tanto amore, ce lo addita con tanta sicurezza: «Vedetelo là! la più bella, la più veloce delle navi: taglia le onde, balza sui flutti», che siamo tentati di dubitarne.

Questa nave fu molto celebrata. Era nuova e di cipresso e cedro ben contesta: e prima di essere nave, già fu selva. La selva forse dove si perdette Attis?

La fece costruire lui o era di qualche scorridore dei mari? Oppure apparve cosi per incantesimo? E crederemo ai viaggi che egli fece? [p. 208 modifica]Questa nave è stata nominata da alcuni col nome di «tartana»; ci fu chi la chiamò gondola, chi feluca, chi liburnica, chi yacht, e chi, per evitare questa parola, «bucintoro o panfilio», che son parole pesanti e dotte: buone tutt’al più per galleggianti lagunari, mentre la nave di Catullo guizzava cosi sui capricciosi flutti, che se non fosse voce di letteratura, la chiameremmo «velivolo».

Catullo la chiama faselus, che da molti è spiegata come nave che ha forma di fagiolo, ma questa derivazione non sembra esatta: il faselus di Catullo deriverebbe dal nome di una città sul Ponto Euxino, dove si costruivano tali navigli corsaleschi. Che poi Catullo fosse tal nocchiero da affidarsi a lui, meno ancora ci crederemmo.

Inverosimile poi sembra che una nave di tale portata sia potuta entrare nel lago di Garda. Sono cose che oggi le fanno gli aerei, se pure quello che lui indicava agli amici sul lago natio non era se non un falso fasello, come ci fu il falso cane Medoro.

Ma vedetelo là: si culla e dondola presso la casa di Catullo. Sul lago di Garda come è arrivato? È arrivato. Riposa dopo tante acque percorse, in pace riposa sotto la guardia dei due divini fratelli di Elena, le fatali stelle, Castore e Polluce. Anzi è il fasello stesso che [p. 209 modifica] parla: «Quel fasello che voi vedete, o amici, vi garantisce lui stesso che fu la più veloce di tutte le navi».

«Questo fasello, o amici, — diceva Catullo agli amici —, è unico, meraviglioso. Quando sono partito dall’Asia, mi sono affidato a lui. Conducimi dove ti pare! E lui mi ha condotto a casa mia, che non ci pensavo nemmeno. Ha proprio indovinato; e ora sono molto contento. Grazie, fasello mio!».


È che quando le divine Muse sono gioconde, diventano esse stesse costruttrici di meravigliosi navigli, con strani equipaggi, con itinerarii non mai percorsi. Vie libere! Non impedimenti, non sbarramenti! Camminano all’alitare del canto. Poca compagnia: tu e io. Guido, Lapo, e le belle donne! Talvolta sta a poppa un angelo, con le ali spiegate. Talvolta sta a poppa un vecchio con gli occhi di fiamma.