Il buon cuore - Anno XIII, n. 37 - 14 novembre 1914/Religione

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Domenica prima d’Avvento Testo del Vangelo.

Uscito Gesù dal Tempio, se n’andava. E se gli appressarono i suoi discepoli per fargli osservare le fabbriche del tempio. Ma egli prese a dir loro: Vedete voi tutte queste cose? In verità io vi dicci, non, resterà qui pietra sopra pietra senza essere scompaginata. Ed essendo Egli a sedere sul monte Oliveto, se gli accostarono i discepoli di nascosto, e gli dissero: Di’ a noi quando succederanno queste cose? e qual segno avremo noi della tua venuta e della fine del secolo? E Gesù rispose e disse loro: Badate che alcuno non vi seduca. Imperocchè sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre. Badate di non tufbarvi: conciossiachè bisogna che queste cose succedano; ma non finisce qui. Imperocchè si solleverà popolo contro popolo, e regno contro regno; e vi saranno delle pestilenze, e carestie, e terremoti in questa e in quella parte. Ma tutte queste cose sono il principio dei dolori. Allora vi getteranno nella tribolazione e vi faranno morire; e sarete.odiati da tutte le nazioni per causa del nome mio. E allora molti patiranno scandali, e l’uno tradirà l’altro, si’ odieranno l’un l’altro. E usciranno fuori molti falsi profeti, e seduranno molta gente. E per essere soprabbondata l’iniquità, raffredderassi la carità in molti. Ma chi persevererà sino alla fine, questi sarà salvo. E sarà predicato questo Vangelo del regno per tutta la terra, per testimonianza a tutte le nazioni, e allora verrà la fine. Quando ailunque vedrete l’abbominazione della desolozione, predetta dal profeta Daniele, posta nel luogo santo (chi legge comprenda): Allora coloro che si troveranno nella Giudea, fuggano ai monti, e chi si troverà sopra il solaio, non iscenda per prendere qualche cosa di casa sua, e chi sarà al campo, non ritorni a pgiliar la sua veste. Ma guai alle donne gravide, v che avranno bambini al petto in quei giorni. Pregate perciò che non abbiate a fuggire di verno o in giorno di sabato. Imperocchè grande sarà allora la tribolazione, quale non fu dal principio del mondo sino a quest’oggi, nè mai sarà. E se non fossero accorciati quei giorni non sarebbe uomo restato salvo; ma saranno accorciati que’ giorni in grazia degli eletti. Allora se alcuno vi dirà: Ecco qui, o ecco là il Cristo: non date retta. Imperocchè usciranno fuora [p. 293 modifica]de’ falsi cristi e de,’, falsi profeti, e faranno miracoli grandi e prodigi da fare che siano ingannati (se è possibile) gli stessi eletti. Ecco io ve l’ho predetto. Se dunque vi diranno: Ecco che egli è nel deserto:. non vogliate. movervi: Eccolo in fondo della casa, non date retta. Imperocchè siccome il lampo si parte dall’oriente, e si fa vedere sino all’occidente; così la venuta del Figliuolo dell’uomo. Dovunque sarà il corpo, quivi si raduneranno le aquile. Immediatamente poi dopo la tribolazione di que’ giorni, si oscurerà il sole, e la luna non darà più la sua luce, e cadranno dal cielo le stelle, e le potestà de’ cieli saranno sommosse. Allora il segno del Figliuol dell’uomo comparirà nel cielo; e allora si batteranno il petto tutte le tribù della terra e vedranno il Figliuol dell’uomo scendere sulle nubi del cielo con potestà e mae stà grande. E manderà i suoi angeli, i quali con tromba a voce sonora raduneranno i suoi eletti dai quattro venti, da un’estremità dei cieli all’altra. Dalla pianta del fico imparate questa similitudine: quando il ramo di essa intenerisce, e spuntano le foglie, voi sapete che la state è vicina: così ancora, quando voi vedrete tútte queste cose, sappiate che egli è vicino alla porta. In verità io vi dico, non passerà questa generazione, che adempite non siano tutte queste cose. Il cielo e la terra passeranno; ma le mie parole, non passeranno. Quanto poi a quel giorno e a quell’ora nessuno lo sa, nemmeno gli angeli del cielo, eccetto il solo Padre. E come (fu) ai tempi di Noè, così sarà ancora al venire del Figliuol dell’uomo. Imperocchè siccome nei giorni avanti al diluvio gli uomini se ne stavano Mangiando e bevendo. sposando e dando a Marito le donne, sino a quel giorno che Noè entrò nell’arca, e non si detter pensiero, fino a tanto che venne il diluvio, e uccise tutti; così sarà alla venuta del Figliuol dell’uomo. Allora due saranno in un campo: uno sarà preso, e l’altro ’abbandonato. Due donne saranno a macinare al mulino; una sarà presa, e l’altra abbandonata. Vegliate dunque perchè non sapete a che ora sia per venire il Signor vostro. (S. MATTEO, Cap. 34

Pensieri. Noi abbiamo una grande facilità a confondere ciò che va tenuto distinto; tanto più quando questa confusione torna.a nostro comodo. A noi piace immaginare Dio buono, immensamente buono, senipre buono: noi amiamo tuffarci in questo immenso orizzonte della bontà di Dio, senza alcuna restrizione, senza alcun limite, senza alcuna mistura di altri sentimenti. Sì, Dio è buono, ma Dio è anche giusto; Dio è buono; versa sopra di noi tutti i suoi beni; premia chi fa bene; ma Dio è giusto; e se vede il male, dove vede il male, è spiacente, e castiga. Se non castiga al presente, state certi, castiga nel futuro; e tanto più terribile, irrevocabile sarà il suo castigo nel futuro. quanto più fu grande la sua pazienza, la sua tolleranza nel presente: E’ la grande verità ricordata nell’odierno Vangelo. Verrà la fine,del mondo: i vivi ed i morti, i

buoni.e i cattivi, tutti.risorti, verranno chiamati,dinnanzi al giudizio di Cristo. Il giudizio universale mette tutte le cose a posto.

Dio lancia l’umanità sulla faccia della tersa. DTh dà all’uomo un gran compito, quello di fare.4l 1A:e; di farlo bene; di farlo sempre; di farlo se algun limite nella sua ascensione. La perfeiione 41014’udllIto abbia per limite la perfezione di Dio, cioè sia infinita. Un secondo esempio déterrpina meglio, rude più,facile questa imitazione arthk:rit si è incar -o; è disceso sulla terra; il dovere, gene o del si accompagna al dovere speciale della es. 2iione, per redimere l’uomo peccatore: il dolore si mescola alla vita ’di Dio, il dolore si impone alla vita dell’uomo. Non basta più all’uomo imitar Dio; bisogna che imiti Dio redentore;. bisogna che imiti Cristo. L’imitazione di Cristo è il dovere, l’essenza della perfezione dell’uomo’. Chi si salverà? Chi avrà imitato Cristo; chi sarà trowito conforme all’immagine sua. L’imitazione di Cristo è la condizione della salute dell’uomo. Che compito nobile,- grande! La grandezza del compito, determina la grandezza del castigo in chi non l’avrà adempito.

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Questo giudizio di confronto t:a l’anima umana e Dio è ciò che costituisce il giudizio universale, ricordato nell’odierno Vangelo. Che gioia in quel giorno pei buoni, che terrore pei cattivi! Tutto l’apparato esterno dell’atto, la terra che si scuote, i cieli che si turbàno, il sole e la luna che si oscurano, i morti che risorgono, non sono che una manifestazione, una preparazione, della grandezza dell’atto. Pensiamo all’atto.

Quale sarà allora per noi quel giorno? Sarà quello che lo prepariamo noi al presente. Se avremo imitato Cristo, saremo felici; se’ non lo abbiamo imitato, saremo giudicati, condannati. saremo infelici per sempre. Quel giorno verrà; verrà per necessità intrinseca delle cose; verrà anche se non fosse stato annunciato; ma fu annunciato con una solenne profezia di Cristo. Avverrà la fine del mondo, egli disse, come avverrà prima che passi questa generazione, la caduta di Gerusalemme. Quelle parole erano dette da Cristo l’anno 33 dell’era volgare. L’ànno 70, Gerusalemme, conquistata dai Romani, era un cumulo di rovine. Il giorno del giudizio verrà: saremo giudicati tutti; saremo giudicati di tutto; saremo giudicati dinnanzi a tutti. Saremo giudicati tutti. Non pensi alcuno di poter sfuggire da questo giudizio: grandi e piccoli. uomini e donne, sapienti e ignoranti, ricchi e pove [p. 294 modifica]ri, increduli e credenti, tutti, tutti, come un’inutensa fiumana, saranno trascinati dinnanzi a Cristo. Tutti furono creati e redenti da Dio; tutti devono tornare a Dio, e ’subire il suo giudizio. E’ il giorno Più grandioso dell’umanità: prima l’umanità si trovò divisa nel corso dei secoli, su tutta la faccia della terra: dopo il giudizio l’umanità sarà divisa nelle due grandi dimore, separate l’una dall’altra, il cielo e l’inferno. Nel giorno del giudizio universale, sarà tutta presente in un luogo solo. Che quadro immenso, dolce e insieme terribile! Michelangelo solo poteva degnamente dipingerlo..tulto. Nessun atto sfuggirà Saremo gi!i ytlel giudizio non sarà un giual giudizio di t r,tticosò, incerto: sarà improvviso, dizio succo. completo. Da una parte Cristo, l’immagine: dall’altra parte, l’uomo, l’imitazione. L’anima sarà dinanzi a Cristo; guarderà Cristo, guarderà sè: in questo atto di confronto sta il giudizio. Chi è trovato conforme all’immagine di Cristo Sarà salvo:. chi non. è trovato conforme, non ha bisogno di essere con-’ dannato: si condanna da sè. Saremo giudicati dinnanzi a tutti. Noi vedremo i peccati degli altri, gli altri vedranno i peccati nostri. Non saranno più possibili le finzioni, le menzogne. E’ un omaggio dovuto alla verità. Saranno strappate tutte le maschere. Quali sorprese, quale confusione! Quanti che ora sono tenute perle di virtù, perchè hanno saputo nascondersi sotto il velo dell’ipocrisia, compariranno in realtà quali sono, ladri, adulteri, calunniatori! Ma vi saranno le sorprese in altro senso. Quante persone che ora sono sconosciute nella loro virtù, che sono dimenticate, che sono disprezzate, perseguitate, compariranno nella bella luce della loro imitazione di Cristo, virtù segrete, virtù umili, ma virtù vere, virtù praticate e conservate, senza debolezze, senza defezioni, senza chiedere compensi, senza ostentazioni: che gioia per l’anima, trovandosi dinnanzi a Cristo, e ricordando le sue parole: imparate da me che sono mite. ed umile di cuore, il constatare che essa fu simile a Cristo nel passato, ed ora è simile a Cristo nel presente! Che gioia per lei. che sorpresa, che invidia per gli altri!

Venite a me benedetti.... Via da me maledetti.... Ecco le ultime parole che suggellano la vita dell’umanità. Nessuno potrà sfuggire dall’udire l’una o l’altra di queste parole. L’udire l’una o l’altra dipende da noi. Chi non vorrà scegliere, chi non vorrà prepararsi la bella parola: venite, o benedetti? La parola è bella; la condizione per meritarsela direi che è più bella ancora. E’ bello Cristo, nel suo amore, ne’ suoi dolori"? Imitatelo. L’imitazione di Cristo sulla terra è la condizione dell’ingresso nel cielo. L. V.

Le colonie dello Stato di S." Catharina (Continuazione del numero 34).

Nella colonia vi è una cooperativa di consumo che conta:circa 1 io soci e dispone di due magazzini ’situati l’uno nella sede, l’altro nel nucleo Hercilio I.ux, che incontrano molto favore. Vi è pure, anne •.so, una specie di consorzio agrario che fornisce i soci sementi, e vende o dà in prestito attrezzi ru: ali e macchine agricole. Le’ scuole scarseggiano in quel di Cresciuma: quella ricordata delle Suore, ed un’altra scuoletta nella prima linea, sono le sole sussidiate dal R. Consolato. La scuola sarebbe desiderata in molte località come ad esempio a Rio Maina, ove sono 4o, famiglie, a S. ’Donato nella prima linea ove sono 20: alcune già esistenti come quelle di Morro Esteo della terza linea avrebbero bisogno di essere aiutate. altrimenti danno risultato scarso e hanno vita breve ed interrotta. In questi luoghi ove manca ogni scuola, ed ove la scuola italiana sarebbe desiderata, e solo non si ha per mancanza di mezzi, sembra che con spesa relativamente moderata si potrebbero impiantare numerose ed efficaci scuole italiane. NUOVA VENEZIA.

I nuclei di Nuova Belluno, Nuova Treviso, Jordao e Belvedere situati nel municipio di Urussanga, fanno parte della colonia dí Nuova Venezia, la quale ha i suoi terreni divisi fra il municipio suddetto e (!uello,di Araranguà: il nucleo centrale appartiene a quest’ultimo, il confine fra i due municipi, arrivando proprio vicino alle prime case. A differenza delle colonie fino ad ora menzionate, che furono fondate per conto dello Stato, Nuova Venezia è un esempio di colonizzazione privata. Sorse nel 1891 per opera della «Compagnia Metropolitana» di Rio de Janeiro, la quale volle approfittare del decreto emanato in Brasile il 28 giugno 1890, detto legge Glicerio, dal nome del proponente, il quale accordando agli immigranti grandissime facilitazioni, come pagamento del viaggio, sussidi, protezigne, rimpatrio in casi determinati, ecc., ed accordando premi alle Compagnie di Navigazione ed alle Società colonizzatrici, provocò ’una ’forte corrente immigratoria dall’Europa per il Brasile. La Compagnia si era allora impegnata col Governo Federale a introdurre nel Brasile un milione di immigranti, ed intendeva che Nuova Venezia fosse la prima di una serie di colonie che avrebbe costituita. Viceversa, diminuita ben presto l’immigrazione, essa non potè mantenere i suoi impegni, e Nuova Venezia fu la sola colonia da essa fondata. Il territorio di questa colonia, di oltre 30.000 ettari, è situato in parte sulle colline, in parte nella pianura leggermente ondulata che si stende verso il ud-est dello Stato: quest’ultima parte’ è fertilissima e tutta irrigata. Le condizioni fatte dalla Compagnia ai coloni furono discrete: i lotti, di estensione eguale a quel [p. 295 modifica]la delle ’colonie governative, cioè dai 20 ai 3o ettari, furono addebitati ai coloni ad un tasso di 15 a 20 inilreis (allora equivalenti a 15 o 20 lire: al cambio attuale sarebbero da 20 a 3o lire) per ettaro; la casa venne computata 120 milreis (allora 12o lire); si noti che tali valori sono tutt’ora rimasti press’a poco eguali. Gli inizi della colonia furono molto promittenti, la Compagnia aveva impiantata sul luogo un’amministrazione ben montata, provvedeva all’assistenza sanitaria e si occupava di aprire strade e dar vita alle industrie e ai commerci. Ma nel 1905 non potendo, come abbiamo accennato, più oltre continuare l’introduzione di nuovi immigranti, essa ridusse tutti i servizi della colonia, e si limitò a mantenere alcuni impiegati per regolare le pendenze dei coloni ed esigere i debiti. Da quell’epoca le condizioni della colonia hann incominciato a declinare, e si trovano adesso in una stasi penosa. Motivo principale della poco florida situazione di Nuova Venezia è la mancata esecuzione dei progetti di costruzioni stradali Che già erano stati fatti dalla Metropolitana; senza di quelle, la colonia che pure ha, come abbiamo detto, terreni più fertili di tutte le altre, data la sua posizione, lontanissima da ogni mercato, si trova ad essere quasi completamente priva di commercio. Vie di comunicazione e commercio. Nuova Venezia dovrebbe comunicare con Ara- anguà per mezzo 4i una strada lunga 35 chilometri che segue il Rio Mac Luzia (Madre Lucia), ma questa è pessima: è assai più conveniente la via fluviale, sebbene per circa 20 chilometri il detto Rio sia navigabile solamente da leggiere canoe; perciò il commercio con Araranguà è minimo. Altra comunicazione la colonia avrebbe con Minas, stazione ferroviaria terminale della linea,Dorma Teresa Cristina, ma ne dista 44 chilometri di strada, in molti punti cattiva. Solamente i nuclei di Jordao, Belvedere, Treviso, si avvantaggiano del collimerei° per codesta via. Il nucleo di Nuova Belluno comunica anche con Cocal per mezzo di una strada lunga 14 chilometri. Nè di maggior vantaggio al commercio di Nuova Venezia è il sentiero che, attraverso i boschi e le colline, passando per la frazione detta Rio Maina, la congiunge a Cresciuma. La principale via commerciale di Nuova Venezia è attualmente ’quella che la congiunge ad Urussanga. passando per San Martino, per Nuova Belluno e per Rio Caethè. Ma questa pure è in condizioni disastrose; lunga 27 chilometri, ha salite e discese continue e fortissime ed il piano stradale in pessimo’ stato; ad ogni passo salti, sporgenze, buche profonde, che fanno sobbalzare e sfasciare anche i carri primitivi_ e robustissimi dei coloni. In inverno poi. specialmente nei tratti in cui attraversa i boschi, si formano pantani profondi che mettono al rischio di essere inghiottiti animali e cariaggi. Il mestiere del carrettiere è divenuto in que 205

sta strada cosi faticoso ed aleatorio che si trovano pochi che vogliano esercitarlo. Così succede che mentre i prodotti pagano pel trasporto da Urussanga al porto di Laguna circa 200 reis l’arroba (misura corrispondente al peso di 15 kg.), da Nuova Venezia a Laguna pagano da 600 a 800 reis l’arroba. Si osservi che il granoturco, il prodotto principale delle colonie, si paga in Laguna in media milreis 3.500 (circa 5 lire) al sacco di 6o chilogrammi, e facilmente si comprenderà come sovente da Nuova Venezia non conviene neppure mettere in commercio i prodotti. I coloni si recano dal commerciante, gli of frono sacchi di riso e di granturco, per avere in cambio qualche meschino oggetto di prima necessità, un secchio, un po’ di stoffa di cotone per vestirsi, e talvolta vedono rifiutarseli perché il commerciante ha già troppi di quei prodotti. (Conti.iu 9

La «Formica» sente quest’anno il dovere di riunire un raccolto eccezionalmente triste è la condizione di tanti poveretti che il flagello della guerra, sebbene lontano dal nostro Paese, ha pur duramente toccati di contraccolpo. Quindi per poter non solo proporsi, ma riuscire realmente a lenire miserie,nuove, senza privare di soccorso le antiche e costanti, fa vivo appello alle benefiche collettrici affinché si impegni fra loro una nobile gara, animando a lor volta di rinnovato entusiasmo le singole «Formiche»., Possa cosi la distribuzione per il prossimo Natale essere specialmente generosa e tanto più merito ria riuscirà l’opera individuale e collettiva se costerà maggiori sacrifici del solito.