[p. 20 modifica]
forte e di grandissima moltitudine d’armati, si gli prencipi
de’ collegati di Dante spaventò, che ogni consilio, ogni avvedimento e ogni argomento cacciò da loro, se non il cercare con
fuga la loro salute; co’ quali insieme Dante, in un momento
prostrato della sommitá del reggimento della sua cittá, non solamente gittato in terra si vide, ma cacciato di quella. Dopo
questa cacciata non molti di, essendo giá stato dal popolazzo
corso alle case de’ cacciati, e furiosamente votate e rubate, poi
che i vittoriosi ebbero la cittá riformata secondo il loro giudicio,
furono tutti i prencipi de’ loro avversari, e con loro, non come
de’ minori ma quasi principale, Dante, si come capitali nemici
della republica dannati a perpetuo esilio, e li loro stabili beni
o in publico furon ridotti, o alienati a’ vincitori.
X
SI MALEDICE ALL’INGIUSTA CONDANNA D’ESILIO
Questo merito riportò Dante del tenero amore avuto alla sua
patria! questo merito riportò Dante dell’affanno avuto in voler
tórre via le discordie cittadine! questo merito riportò Dante
dell’avere con ogni sollecitudine cercato il bene, la pace e la
tranquillitá de’suoi cittadini! Per che assai manifestamente appare quanto sieno vóti di veritá i favori de’ popoli, e quanta
fidanza si possa in essi avere. Colui, nel quale poco avanti pareva ogni publica speranza esser posta, ogni affezione cittadina,
ogni rifugio populare; subitamente, senza cagione legittima,
senza offesa, senza peccato, da quel romore, il quale per addrieto s’era molte volte udito le sue laude portare infino alle
stelle, è furiosamente mandato in inrevocabile esilio. Questa fu
la marmorea statua fattagli ad eterna memoria della sua virtú!
con queste lettere fu il suo nome tra quegli de’ padri della patria
scritto in tavole d’oro! con cosí favorevole romore gli furono
rendute grazie de’ suoi benefici! Chi sará dunque colui che, a