Il corsaro/Canto I/VII

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Filosofia

Canto I
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VII.

   Ver’lui mosse Giovanni, e chi il seguìa
Disse, e perchè; Quei non parlò; gli accolse180
Sol con un cenno, e al salutar sommesso,
Lievemente inclinossi, e tacque ancora.
» Il Greco, che di preda, o di periglio
» T’è nunzio ognor, un foglio a noi commise
» O Capitan; qual sia quel ch’ei ti narra,185
» Ben altro noi dirti potremmo, e...» — » Pace
» Pace, «disse, Corrado, e troncò! a mezzo
L’inutil cicalìo. Meravigliando,
Bisbigliando fra lor, confusi, in volto.190
Si rimirâr, chiedendosi qual fosse
Di sua mente il pensier; voller furtivi
Lo suo sguardo spìar, ma invan; l’astuto
Già gli guatava, e rivolgea la fronte
A celar quasi, il palpito, l’orgoglio,195

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L’affanno forse del suo cor. Attento
Lesse dapprìa....» Giovanni olà, mi porgi
» Ond’io pur scriva. Ov’è Gonzalvo?» — «Al lido
» Su l’ancorata nave.» — »E siavi; questo
» Mio comando gli arreca. Itene tutti200
» Al dover vostro; m’attendete; impresa
» Novella tenterem; io colla notte
» Vosco sarò.« — »Tu, in questa notte?» — » A Sole
» Cadente, sì; quando si spegna il giorno,
» Sorgerà fresca l’aura. Il corsaletto,205
» Il mio capotto.... un ora.... e sarem lungi.
» Abbiti il corno a tergo, la rotella
» Del mio moschetto d’ogni ruggin monda,
» Ond’io non tragga invan; fa ch’ a l’assalto
» M’abbia il mio brando, ed opra sì, ch’angusta210
» Meno a la destra ne sia l’elsa. Il braccio,
» Ben più che stanco di ferìr, dolente
» N’ebbi in l’ultima pugna. Or và, nè tardo
» Il noto segno scoppj, allor che spiri
» L’ora ch’ho fissa.»215