Il giornalino di Gian Burrasca/22 gennaio
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22 gennaio.
Ho appena due minuti di tempo per scrivere due righe. Sono a Montaguzzo, nel collegio Pierpaoli, e profitto di questo momento in cui mi trovo solo, in camerata, con la scusa di prendere dal mio baule la biancheria che mi è necessaria per la mia toilette.
Proprio così. Ieri mattina il Maralli mi riaccompagnò dal babbo al quale raccontò tutto quello che gli era successo per causa mia, e allora il babbo - a racconto finito - non disse altro che queste parole:
- Me l’aspettavo: tant’è vero che il suo baule con tutto il corredo richiesto dal collegio Pierpaoli è su bell’e pronto. Partiremo subito, con la corsa delle nove e quarantacinque! -
Giornalino mio, non ho coraggio di descrivere qui la scena della separazione dalla mamma, dall’Ada, dalla Caterina... Si piangeva tutti come tante fontane, e anche ora nel ripensarci mi vengon giù, su queste pagine, i goccioloni a quattro a quattro...
Povera mamma! In quel momento ho capito quanto bene mi vuole, e ora che sono così lontano da lei capisco quanto bene le voglio io...
Basta: il fatto è che, dopo due ore di treno e quattro dì diligenza, sono arrivato qui, dove il babbo uni ha consegnato al signor direttore e mi ha detto lasciandomi:
- Speriamo che quando ritornerò a prenderti possa trovare un ragazzo diverso da quello che lascio!
Mi riescirà di diventare diverso da quel che sono? Sento la voce della direttrice...
Mi hanno messo la divisa del collegio che è bigia, col berrettino da soldato, la tunica con una doppia fila di bei bottoni d’argento e i calzoni lunghi con le bande rosso-scure.
I calzoni lunghi mi stanno benissimo; ma però la divisa del collegio Pierpaoli non ha sciabola e anche questo, per me è stato un bel dispiacere!