Il sociologo, la sociologia e il software libero: open source tra società e comunità/Capitolo 2/4

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2.4 Le barriere e il protezionismo virtuale

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Da questa prospettiva, che necessiterebbe di una maggiore ricerca empirica, quello che ne risulta è che non sussiste tanto un'idea di monopolio Microsoft quanto piuttosto un'idea di tassa sull'hardware e sulle competenze che riduce il surplus complessivo e quindi limita il dispiegarsi del mercato. Un esempio concreto di tassa sull'hardware trova la sua migliore espressione con il fatto che quando si acquista un computer si deve acquistare anche il sistema operativo Windows, anche se lo si vuole sostituire con un altro sistema operativo. Le procedure per chiedere il rimborso sono molto complesse e comportano istruttorie legali particolarmente lunghe. Non va dimenticato poi che comunque sussiste, ed è ampiamente documentato la reale di produzione di software in contesti di economia sostanziale coerentemente con la teoria di Polanyi secondo la quale l'economia sostanziale sostiene l'economia formale.

Allo stesso modo l'OPEC non regala automobili in modo da aumentare i consumi di benzina. Non si tratta nella visione del software libero di un'analogia plausibile. Il software libero, diversamente dalle automobile non è una risorsa limitata perché ri-produrlo non costa nulla. Costa molto svilupparlo. La questione sta tutta qui, per svilupparlo ci vogliono competenze specialistica scarse che costano molto, per ri-produrlo e distribuirlo attraverso la rete i costi sono prossimi allo zero. Lo sviluppo del software è una risorsa scarsa, ma il software di per sé è una risorsa abbondante. Lo sviluppo del software ha costi alti solo se lo immaginiamo contestualmente ad una organizzazione con una sede, che ha costi di gestioni e che deve pagare dei programmatori, nonché coordinarli e via dicendo. Se invece si pensa che tutto questo può avvenire attraverso l'impegno sporadico di molti appassionati, studenti universitari che vogliono misurarsi e fare esperienza, programmatori che vogliono mostrare ciò che sanno fare e allungare il proprio curriculum, la situazione cambia radicalmente. Una survey del 2003 MIT Sloan School of Management1 che ha riguardato 648 (di cui il 60% non remunarati) sviluppatori per 287 progetti FOSS (Free and Open Source Software) contrariamente a quanto si riteneva, e cioè che le motivazioni principali a sviluppare programmi fossero dovute al miglioramento e all'avanzamento in carriera, ha invece rilevato come prevalenti le motivazioni intrinseche legate al diletto e alla gratificazione derivante dal lavoro creativo, lo stimolo dei bisogni degli utenti (altruismo), stimolazione intellettuale derivante dallo scrivere codice nonché il miglioramento delle proprie competenze. Nel 2005 Sandeep Krishnamurthy della University of Washington ha invece evidenziato come la certificazione in tecnologia open source è meglio spendibile nel mercato delle consulenze e del lavoro in genere. Questo non fa altro che confermare l'ampliarsi del mercato nel suo complesso al venir meno delle royalties sul software chiuso.

Note

  1. Karim R. Lakhani, Robert G Wolf, MIT Sloan School of Management The Boston Consulting Group