In risaia/V

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V

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IV VI

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V.

Dopo il discorso fatto in principio d’inverno alla cena dei Lavatelli, e chiuso penosamente da un “Come si fa?” sospirato dal capo di casa, non s’era più parlato di mettere alla Nanna gli spilloni d’argento.

Ma, finito il carnovale, si cominciarono a commentare i matrimoni combinati nelle stalle per celebrarsi poi alla Pasqua.

E la Maddalena disse:

— La tale ha l’età della Nanna; e la tal’altra ha appena un anno di più; e la sorella della Menichina ha sei mesi di meno; e nessuna ha da parte una provvista di piuma come la nostra Nanna; se avesse avuto l’argento l’avrebbero domandata in moglie anche lei.

Quanto a Martino, pover’uomo, non la vedeva così male che la sua figliola rimanesse ancora un po’ di tempo in casa. Ci aveva gu[p. 28 modifica]sto a guardare quel volto chiaro e quella testa bionda, che risaltava come una bella pittura sul fondo grigio della cucina. E quando la vampa sorgeva impetuosa nel focolare, e trovando nella pentola un ostacolo a salire, le guizzava intorno, l’avvolgeva tutta come per divorarla, e la Nanna si piantava dinanzi al camino armata della mestola per impedire alla minestra di traboccare, Martino godeva un bel momento seguendo coll’occhio le linee eleganti di quella macchietta scura in quella cornice fiammante.

Non ne diceva nulla; non era uomo da espansioni; ma gongolava tutto di dentro, al pensare che quella bella grazia di Dio era la sua figliola.

Tuttavia la sua donna pareva così mortificata che la Nanna, a diciassette anni, non avesse ancora trovato marito, ed anche la Nanna se ne mostrava così avvilita, che il babbo ricominciò i suoi calcoli.

— Ecco; fino a trenta lire potrei arrivarci, disse. [p. 29 modifica]

La moglie crollò le spalle, e la figliola si mise a gridare:

— Cosa possiamo fare con trenta lire?

— Ma, se non ne ho di più! Volete che vada a rubare?

Pover’uomo. Trenta lire! Trenta giornate di sudore; trenta gocce del suo sangue! Le dava, là, sulla tavola, per comperare degli spilli; lui, che viveva di legumi e di cattivo pane di gran turco, e mangiava appena un po’ di carne nelle grandi solennità, e beveva acqua tutta la settimana, e lavorava da un capo d’anno all’altro come un condannato! Era magnifico nella sua abnegazione; era generoso; era grande. E disprezzavano il suo dono! Se avesse potuto misurare tutta l’immensità di quell’ingiustizia, avrebbe detto che le sue donne erano ingrate e crudeli.

Ma non disse nulla. L’uso rendeva quella spesa così indispensabile, che l’esigenza delle donne era giustificata ai suoi occhi; era crucciato soltanto di non poter dare di più. Tornò a borbottare: [p. 30 modifica]

— Se non ne ho!...

— Io potrei andare a zappare i risi quest’aprile, disse la Nanna.

— Non potresti fare più di trenta giornate, osservò la Maddalena, perchè alla metà di maggio la zappatura dev’essere finita. Trenta giornate, a settantacinque centesimi al giorno....

— Farebbero ventidue lire e cinquanta centesimi, disse la Nanna, che aveva il bernoccolo del calcolo. Mancherebbero ancora venti lire.

— Se non mi avete bisogno a casa, posso andare in risaia anch’io, propose Pietro.

— Sicuro! appoggiò il babbo, contento di trovare quella soluzione, relativamente facile, al difficile problema. Hai quindici anni, puoi guadagnare anche tu settantacinque centesimi; la paga d’una donna.

Pietro era felice di contribuire alla grande spesa dell’argento. Era buono come suo padre.