In risaia/VI

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VI.

I due fanciulli andarono un martedì con Martino sul mercato di Novara, e trovarono subito un proprietario che li accordò per settantacinque centesimi al giorno, come aveva previsto la Maddalena. Del resto era la paga ordinaria. C’era da lavorare dalla metà di aprile fino alla metà di maggio, e senza scostarsi molto dal paese. Il fondo da zappare era sul territorio novarese, presso Galliate. Il proprietario forniva anche la minestra due volte al giorno, e due ettogrammi e mezzo di pane di gran turco.

Sul mercato la Nanna e Pietro scontrarono vicini e conoscenti, che erano venuti a cercar lavoro come loro; e parecchi furono accordati dallo stesso proprietario.

— Possiamo fare la strada insieme quando s’andrà in risaia, dissero parecchie fanciulle [p. 32 modifica]di Trecate, ci saranno anche la Teresa di Menico, e la Margherita.

— Sicuro, disse la Nanna. Voi altre che siete più lontane, entrerete a pigliarci nel passare.

— Ti piace lavorare in risaia? domandò alla Nanna una compagna.

— Non ci sono mai stata; e neppure Pietro. Ci si va per guadagnare i quattrini da comperarmi l’argento; il babbo non può fare quella spesa.

— Infatti, è tempo che tu abbia l’argento. Non c’è male, sai, laggiù in risaia. Tutto sta ad avvezzarcisi. Si va sul lavoro alle sette del mattino; poi c’è mezz’ora per far colazione; poi di nuovo si lavora fino a mezzodì, ed allora c’è un’ora pel desinare. Danno la minestra di riso e fagioli, ed il pane; e se hai del tuo da mangiare insieme, bene, altrimenti mangi il pane solo; ma alla fine della settimana è duro assai, ed acido il pane; è meglio che tu badi a serbare la pietanza, [p. 33 modifica]se ce l’hai, pel venerdì ed il sabato; con un po’ di formaggio insieme, l’acido del pane si sente meno. Dopo il pranzo si lavora fino alle sei del pomeriggio. Poi si cena, e tutto il rimanente della sera si è in libertà.

— Grazie tante! Dopo esser state nove ore e mezza colla zappa in mano, disse la Nanna.

— È lungo, sì; ma si sta allegramente. Abbiamo messo il patto che ci sia l’organetto. S’era in nove noi di Trecate, e ci siamo posti d’accordo di domandare l’organetto. Il padrone lo ha concesso, e dopo cena, una volta o due la settimana, si ballerà.

La Nanna, a dir vero, sebbene laboriosa, non aveva mai fatto giornate di nove ore e mezza; ma la gioventù è ardimentosa.

— Quello che fanno le altre potrò farlo anch’io, pensò.

La comitiva dei giornalieri partì da Trecate nel pomeriggio d’una domenica dopo i vesperi, e ad ogni cascinale si andò ingrossando. Quando giunse dai Lavatelli era già [p. 34 modifica]numerosa. In capo al viale giovani e fanciulle smisero di cantare. Alcuni si fecero innanzi nella corte gridando:

— Nanna! Pietro! Siete pronti?

Gli altri si fermarono a gruppi, parte sulla strada, parte lungo il viale, chi in piedi, chi seduto in terra, ciarlando o canticchiando a mezza voce.

I due giovinetti erano in punto per la partenza, vestiti da festa.

Portavano un involtino di abiti da lavoro e qualche cosuccia da mangiare col pane; ecco tutto il loro bagaglio.

Era la prima volta che si separavano per qualche tempo dai genitori. Eppure, checchè sentissero dentro, i saluti non furono teneri. I nostri contadini esagerano il pudore dei sentimenti, anche dei più legittimi. Ai loro occhi l’espansione è qualche cosa di signorile, una superfluità smorfiosa che disdice colla rozzezza delle loro abitudini. Le carezze le lasciano ai bambini ed agli sposi. Ed anche [p. 35 modifica]gli sposi, dinanzi alla gente, nascondono la loro tenerezza con un mondo di male grazie.

— Addio babbo! Addio mamma! gridarono i fanciulli sgusciando lesti dall’uscio della cucina.

— Addio, ragazzi! disse il babbo. State sani e di buona voglia.

— E non dimenticate le orazioni mattina e sera, soggiunse la mamma.

E l’uno e l’altra uscirono dietro ai figlioli, e li accompagnarono lungo il viale fin sulla strada.

Là tutta la brigata si raggruppò. Le donne davanti a braccetto, allineate, che prendevano tutta la strada. I giovani dietro.

La Nanna prese gli zoccoletti in una mano come le compagne, per camminare più lesta, e corse ad unirsi alle altre.

Pietro si schierò coi giovani.

— Addio figlioli! Che il Signore vi assista, gridarono ancora i vecchi.

— Addio babbo! Addio mamma! ripeterono un’ultima volta i ragazzi. [p. 36 modifica]

E la Nanna agitò in alto i zoccoletti in segno di saluto, poi tutti si avviarono ripigliando in coro la canzone interrotta.

Quella sera la casa parve triste a Martino. E la Maddalena si lagnò che il camino faceva molto fumo e le dava il bruciore agli occhi.

Aveva gli occhi rossi e gonfi davvero, povera donna, ma di fumo non se ne vedeva punto. E Martino, che se ne avvide, disse con un sospiro penoso, come se avesse un’incudine sul petto:

— Ma? E cosa ci vuoi fare? Quando si è poveri ci vuol pazienza!