<dc:title> In sin che gli occhi miei non chiude morte </dc:title><dc:creator opt:role="aut">Cino da Pistoia</dc:creator><dc:date></dc:date><dc:subject>Sonetti</dc:subject><dc:rights>CC BY-SA 3.0</dc:rights><dc:rights>GFDL</dc:rights><dc:relation>Indice:Le Rime di Cino da Pistoia.djvu</dc:relation><dc:identifier>//it.wikisource.org/w/index.php?title=In_sin_che_gli_occhi_miei_non_chiude_morte&oldid=-</dc:identifier><dc:revisiondatestamp>20200402150911</dc:revisiondatestamp>//it.wikisource.org/w/index.php?title=In_sin_che_gli_occhi_miei_non_chiude_morte&oldid=-20200402150911
In sin che gli occhi miei non chiude morte Cino da PistoiaLe Rime di Cino da Pistoia.djvu
In sin che gli occhi miei non chiude morte,
Mai non avranno dello cor riguardo;
Ch’oggi si miser fisi ad uno sguardo,
Che ne li fur molte ferite porte:
Ond’io ne son di già chiamato a corte5
D’Amor, che manda per messaggio un dardo;
Il qual m’accerta che, senz’esser tardo,
Di suo giudizio avrò sentenza forte;
Però che di mia vita potestate
Dice ch’egli ha, di sì altero loco10
Che dir mercè non vi potrà pietate:
Or piangeranno li folli occhi il gioco.
Ch’io sento per la lor gran vanitate
Appreso già dentro la mente il foco.