Infelice scultor, deh! che mi vale
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Questo testo fa parte della raccolta Poesie varie (Marino)/Le pitture e le sculture/Le sculture
ix
il sepolcro della figliuola
scolpito dal padre.
Infelice scultor, deh! che mi vale
lo studio infausto, il tragico disegno,
s’alfin, con sudor tanto e tanto ingegno,
altro non imparai che ’l proprio male?
Questo martel, questo scarpel fatale,
che giá mercava al viver tuo sostegno,
conviene, o cara figlia, o caro pegno,
ch’or intagli il sepolcro al tuo mortale.
Ahi marmi, ahi ferri, ed ahi sovra natura
crudo mio cor, cruda mia mano e molto
piú che ferr’aspro e piú che marmo dura!
Ma lor felici e me, se non m’è tolto
d’esser almeno in questa tomba oscura,
ch’oggi fabrico a te, teco sepolta!