Istorie fiorentine/Libro ottavo/Capitolo 27

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Libro ottavo

Capitolo 27

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Mentre che in Lombardia le cose in tal forma si governavano, il Papa, mediante messer Lorenzo, strigneva Città di Castello per cacciarne Niccolò Vitelli, il quale dalla lega, per tirare il Papa alla voglia sua, era stato abbandonato; e nello strignere la terra, quelli che di dentro erano partigiani di Niccolò uscirono fuora, e venuti alle mani con li inimici li ruppono. Onde che il Papa rivocò il conte Girolamo di Lombardia, e fecelo venire a Roma, per instaurare le forze sue e ritornare a quella impresa; ma giudicando di poi che fusse meglio guadagnarsi messer Niccolò con la pace, che di nuovo assalirlo con la guerra, si accordò seco; e con messer Lorenzo suo avversario, in quel modo potette migliore, lo riconciliò. A che lo constrinse più un sospetto di nuovi tumulti che lo amore della pace, perché vedeva intra Colonnesi e Orsini destarsi maligni umori. Fu tolto dal re di Napoli agli Orsini, nella guerra fra lui e il Papa, il contado di Tagliacozzo, e dato a’ Colonnesi, che seguitavano le parti sue: fatta di poi la pace tra il Re e il Papa, gli Orsini, per virtù delle convenzioni, lo domandavano. Fu molte volte dal Papa a’ Colonnesi significato che lo restituissero; ma quelli, né per preghi delli Orsini, né per minacci del Papa, alla restituzione non condescesono anzi di nuovo gli Orsini con prede e altre simili ingiurie offesono. Donde, non potendo il Pontefice comportarle, mosse tutte le sue forze insieme, e quelle degli Orsini, contro a di loro, e a quelli le case avieno in Roma saccheggiò, e chi quelle volle difendere ammazzò e prese e della maggiore parte de’ loro castelli li spogliò: tanto che quelli tumulti, non per pace ma per afflizione d’una parte, posorono.