Izquierda de copia - nuovi sensi del possesso nell'era digitale/2.0 Copyleft: spiegazioni e usi/2.2 Licenze OpenContent (per prodotti non software)
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Nel Medioevo, i commons erano appezzamenti di terra che il governo inglese dava alla comunità perchè venissero liberamente utilizzati per il pascolo del bestiame e la coltivazione.
Nel XVIII secolo la politica delle enclosures (recinzioni) diede inizio a quel processo di privatizzazione del bene pubblico che non è mai finito. Oggi la parola commons designa il bene comune, pubblico, e solitamente comprende le risorse naturali e quelle culturali. (vedi nota 3)
Il progetto Creative Commons nasce nel 2001 in California per tutelare attraverso il copyleft
le opere dell’ingegno diverse dai software.
iCommons sta per International Commons, ed è il progetto che coordina l’internazionalizzazione delle Creative Commons. Si occupa della traduzione delle licenze, dell’implemento
di soluzioni tecnologiche che sfruttino le licenze Creative Commons, e anche della creazione di eventi, forum di discussione e materiale informativo con lo scopo di divulgarne la filosofia.
Creative Commons ha anche il merito di aver reso più accessibili -attraverso la diffusione delle relative deeds (per la cui definizione vedere il capitolo Lessico)- la GNU GPL e la GNU LGPL, le capostipiti delle licenze freesoftware (vedere il capitolo [[Izquierda de copia - nuovi sensi del possesso nell'era digitale/3.0 Libertà di creare, libertà di distribuire/3.1 Free Software|Free Software]).
Attualmente esistono sei licenze di tipo Creative Commons, con altrettanti gradi di restrizioni
per l’utente:
- la Attribution;
- la Attribution-ShareAlike;
- la Attribution-NoDerivativeWorks;
- la Attribution-NonCommercial;
- la Attribution-NonCommercial-ShareAlike;
- la Attribution-NonCommercial-NoDerivativeWorks.
Essendo queste licenze scritte in un linguaggio giuridico ovviamente incomprensibile alla maggioranza dei comuni mortali che non hanno competenze a riguardo, in circolazione esistono anche le Commons Deeds, ovvero dei riassunti schematici e chiari, comprensibili ad ogni utente, realizzati per far sì che le licenze possano circolare più liberamente, senza che qualcuno si lasci scoraggiare dalla lettura spesso inutile (perchè non porta a nessuna comprensione reale) dei veri contratti originali. In pratica, quando un utente, ad esempio, applica una licenza Creative Commons alle proprie fotografie pubblicate su un sito Internet, il logo della licenza scelta è in realtà anche un link permanente alla pagina della relativa Commons Deed (vedi capitolo Lessico). Oltre alle Commons Deeds, sono state create delle apposite icone che schematizzano ulteriormente, a livello grafico, il senso delle licenze Creative Commons.
E’ stato anche ideato un modo semplice per incorporare la licenza al file stesso, attraverso l’aggiunta di metadati rintracciabili dai motori di ricerca: il Digital Code che, essendo scritto in linguaggio informatico, è univoco e ha lo stesso significato in tutto il mondo. Le Creative Commons nascono infatti (e si sviluppano) all’interno dell’ambito digitale e multimediale.
Al momento (inverno 2007-2008) le licenze Creative Commons italiane sono arrivate alla versione 2.5 e si sta discutendo l’uscita della versione 3.0, della quale è stata pubblicata già una bozza nell’estate 2007.
La licenza “attribuzione” italiana
Questa prima licenza ha come condizione unica il riconoscimento del contributo dell’autore, e può corrispondere, in Italia, al concetto giuridico di “diritto morale al riconoscimento della paternità dell’opera”.
Ha però effetti diversi perchè, se non fosse citata, l’autore avrebbe diritto a intraprendere un’azione legale extracontrattuale (cosa che non accade con il diritto morale italiano citato).
La clausola no derivative works (o no derivs)
Vieta la modifica dell’opera e la creazione di opere derivate dall’originale.
Significa che l’opera nella sua interezza è libera di circolare, però non si possono prenderne
delle parti per creare qualcosa di nuovo.
La clausola non commerciale
Questa clausola concede all’autore di riservare per sè stesso il diritto di sfruttamento commerciale dell’opera e lo vieta ad altri. Può quindi contattare intermediari come case editrici o discografiche e commercializzare l’opera come meglio crede, in maniera da poter realizzare l’ingresso economico alla base del diritto d’autore e contemporaneamente dare maggiore visibilità all’opera.
Il file sharing (ovvero la condivisione, attraverso le reti peer-to-peer, di file: per un approffondimento
vedere il capitolo Lessico alla voce Peer To Peer) è consentito ma solo a condizione
che sia di carattere gratuito.
La clausola ShareAlike
“Share alike” significa “condividi allo stesso modo”, concetto che sta alla base dell’effetto di persistenza. Chi modifica l’opera originale deve rilasciare l’opera derivata sotto la stessa licenza.
Ovviamente, questa clausola non è compatibile con la NoDerivs.
PublicDomain
Con Creative Commons non è necessario aspettare i 70 anni dalla morte dell’autore perchè un’opera cada sotto il pubblico dominio. E’ sufficiente, per l’autore stesso, scegliere appunto una licenza PublicDomain (che è assolutamente “no rights reserved”, senza alcun tipo di diritto contemplato) per avere l’effetto immediato del pubblico dominio.
VerbatimCopy
“La copia letterale e la distribuzione di questo testo nella sua integrità sono permesse con qualsiasi mezzo, a condizione che questa nota sia riprodotta”.
Questo disclaimer non è una vera e propria licenza, però nella pratica funziona come una licenza di tipo NoDerivs.
Se non viene specificato nient’altro, sono permessi anche usi commerciali dell’opera, che però non può assolutamente essere modificata.
E’ il primo modo che è stato utilizzato dai pionieri del free software per la divulgazione dei loro testi di informazione sul tema.
Licenza GNU Free Documentation
Nel 2000 la Free Software Foundation ha deciso di creare una licenza apposita per la manualistica
sul Free Software, per due motivi.
Per prima cosa, non era ovviamente pensabile porre un copyright restrittivo sui testi documentativi
e esplicativi di un software di tipo libero. D’altro canto la GNU, licenza pensata per i software, non era applicabile alla manualistica.
Venne così creata la GNU Free Documentation License (FDL), che è oggi la licenza per opere documentative più diffusa nel mondo e copre le pubblicazioni correlate a GNU/Linux nonchè l’intera Wikipedia.
E’ di tipo copyleft e persistente: ogni modifica va rilasciata sotto la stessa licenza dell’originale.
Consente l’uso commerciale, anche a fini di lucro, nel senso che si può richiedere un compenso per le opere distribuite, le quali però devono essere rilasciate sempre sotto la medesima licenza.
Per approfondimenti, vedere il capitolo Free Software.
ArtLibre
La licenza ArtLibre, o Free Art License, viene sviluppata da Copyleft Attitude, un progetto francese impegnato nella sensibilizzazione sul tema del copyleft applicato alle opere d’arte.
Viene consigliata dalla stessa Free Software Foundation per tutte quelle opere non software
e non documentative.
Vieta di inserire parti di opere coperte da copyright in un’altra con licenza copyleft e viceversa
(cioè, parti di un’opera sotto licenza copyleft non possono diventare parte di un’altra opera coperta da copyright).
E’ di tipo ShareAlike, quindi persistente.
Licenza Sampling
La licenza Sampling di Creative Commons permette di utilizzare una parte dell’opera per creare qualcosa di nuovo.
Ad esempio, di una canzone sotto licenza Sampling si può campionare una parte e porla in un pezzo nuovo, di una foto si può ritagliare un dettaglio da inserire in un collage, di un film si può catturare un frame e farlo diventare parte di un video, eccetera.
Ne esistevano tre diverse opzioni: Sampling, SamplingPlus e SamplingPlus-NonCommerciale.
La SamplingPlus permette l’uso commerciale (ma non a scopi pubblicitari) di parte dell’opera
e la copia e diffusione non commerciale dell’opera intera (quindi il file sharing è permesso); la SamplingPlus-NonCommerciale, invece, permette la diffusione dell’opera (in parte o interamente) per soli scopi non commerciali.
L’opzione Sampling base è stata ritirata nell’estate del 2007 perchè proibiva la copia e/o diffusione dell’opera intera. Questo non significa che opere precedentemente cedute sotto questa licenza non saranno più sotto lo stesso regime di copyleft, perchè i link alla licenza rimarranno sempre attivi. Semplicemente non verrà più distribuita, perchè non era abbastanza richiesta e utilizzata (da sempre Creative Commons cerca di mantenere il panorama
delle licenze più semplice possibile, eliminando quelle inutili, ridondanti o non richieste), ma soprattutto perchè la fondazione Creative Commons preferisce appoggiare licenze che lascino all’opera alcune libertà fondamentali, come quella di circolare liberamente.
Copyzero X
La licenza Copyzero X viene sviluppata in Italia dal Movimento Costozero e viene presentata
con una schematicità quasi spiazzante.
Consiste in un elenco di diritti che è possibile concedere, ognuno dei quali ha un’apposita casellina che è possibile spuntare. Se la singola voce viene contrassegnata da una lettera X, significa che il diritto in questione viene concesso dall’autore.
Sembra fatta apposta per l’utente medio italiano che poco o nulla sa in materia di copyright e copyleft: è semplice da capire e da gestire.
Avendo la Copyzero X origini italiane, affronta al suo interno tutte quelle tematiche tipicamente nostrane che concernono il diritto d’autore (come il noleggio e i rapporti con la SIAE) e che nelle licenze di tipo copyleft vengono normalmente solo accennate o addirittura taciute. Si può consultare e scaricare all’inidirizzo http://www.costozero.org/wai/licenza.html.
Lo studio delle licenze in Italia
Lo studio delle licenze, in Italia, e della loro legittimità all’interno del nostro panorama giuridico, è affidata ad alcune associazioni no profit e a forum di discussione.
La SIAE ha cominciato ad occuparsi delle licenze Creative Commons solo nell’inverno 2007, ed è ancora presto per sapere come andrà a finire.
Tra le iniziative no profit segnaliamo:
- Digital Lex - Diritto e Tecnologie
http://www.digitallex.com/
Portale italiano che si occupa del diritto applicato alle nuove tecnologie. Contiene una vastissima sezione sulle attuali normative italiane su copyright e diritto d’autore, privacy, e-commerce, creative commons... e una sezione per il download di materiale libero. - Frontiere Digitali
http://www.frontieredigitali.net/index.php/Frontiere_Digitali
Sistema wiki per la collaborazione online allo scopo di modificare proposte di legge inerenti la comunicazione, le libertà digitali e le nuove licenze. Nato per l’organizzazione della Settimana delle Libertà Digitali 2006, si è poi proposto come spazio virtuale in cui le varie associazioni che hanno uno scopo in comune possono incontrarsi e scambiarsi opinioni e proposte. Ha anche uno sportello di consulenza legale sempre attivo (Liberius). - Movimento Costozero
http://www.costozero.org/
Associazione no profit che, oltre ad aver creato la licenza Copyzero X, è anche impegnata in diversi progetti che hanno come scopo la libera comunicazione, il libero accesso ai canali di informazione e l’utilizzo del free software all’interno della pubblica amministrazione italiana. - RadioCopyDOWN
http://radio.copydown.org/
Nata dal sito di copyDOWN, dal 2001 al 2007 uno spazio di condivisione di risorse e di dibattito sul tema del no copyright, delle nuove licenze e delle autoproduzioni, al quale chiunque poteva contribuire pubblicando recensioni, commenti, articoli. Oggi, RadioCopyDOWN è uno spazio di un'ora e mezza in onda su Radio Onda Rossa di Roma e in streaming online, nel quale gli argomenti e i contenuti sono sempre legati ai temi delle nuove licenze e delle produzioni dal basso.