L'ammalaticcio

Da Wikisource.
Giuseppe Gioachino Belli

1837 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura L'ammalaticcio Intestazione 23 marzo 2024 75% Da definire

Pascua Bbefania L'incontro der decane
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837

[p. 38 modifica]

L’AMMALATICCIO.

 
     Come va, ssor Loreto? — Sempre male:
Pòi bbuttamme1 per terra cór un deéto.2
Ma, in zostanza, ch’avete? — Eh, lo spezziale
Disce ch’è un male che sse chiama abbèto.3
              
     Ve dà ffastidio de salì le scale? —
Antro si mme lo dà!4 cce vò5 l’asceto. —
Ebbè, affare de nerbi,6 sor Loreto,
Tutt’affetto7 der tempo. E a lo spedale
              
     Ce sete stato? — A mmé?! ddimme cojjone!8
Nun zai ch’a lo spedale sce se9 more? —
Avete mille e ppoi mille raggione.10
              
     Lassate fà,11 lassate fà ar Ziggnore;
E vvederete a la bbona staggione
Si12 ttornate a ddà ssù mmejjo d’un fiore.

13 gennaio 1837.

Note

  1. Puoi buttarmi.
  2. Con un dito.
  3. Abete per “diabete.„
  4. Altro se me lo dà! Me lo dà certamente.
  5. Ci vuole.
  6. Nervi.
  7. Effetto.
  8. Fossi pazzo!
  9. Ci si.
  10. Ragioni.
  11. Lasciate fare.
  12. Se.