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L'arisposta de Teta

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Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi VI.djvu sonetti caudati letteratura L'arisposta de Teta Intestazione 2 novembre 2022 25% Da definire

Er Curato bbuffo Er bello è cquer che ppiasce
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti dal 1828 al 1847

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L'ARISPOSTA DE TÈTA.

     La matina de Pasqua Bbefania,1
Ar Nome de Ggesù,2 ddoppo avé intesa
L’urtima messa, in ne l’usscì da cchiesa
Incontrai Teta che vvieniva via.

     Me je fo avanti co’ la fiacca3 mia:
«Ebbè? ccome ve va, ssora Terresa?
Dico, nun ve l’avete4 pe’ un’offesa,
V’è gguarita la tale ammalatia?».

     Azzeccatesce5 un po’, ppe’ ccristo d’oro!
La sora Terresina ebbe la cacca6
D’arisponne7 accusì: «Sto ccom’un toro».

     Mentre che ppe’ rraggion de la patacca8
Pare che, essenno femmina, er decoro
Je dovessi9 fà ddì:10 ccom’una vacca.

18 gennaio 1835

Note

  1. Pasqua Epifania.
  2. Chiesa al Corso.
  3. Flemma ironica.
  4. Non ve l’abbiate.
  5. Azzeccateci.
  6. L’orgoglio.
  7. Di rispondere.
  8. Vedine il significato nel Son....
  9. Le dovesse.
  10. Far dire.