La Cicceide legittima/II/XX

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Sonetti

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L'Autore innamoratosi di D. Ciccio, subito vedutolo ne manifesta la cagione.

xx.
A
ppena di D. Ciccio io rimirai

     Colà ne la Provincia de la Marca
     Quel Mostaccion da imperial Monarca,
     4Cui non fu visto pari al Mondo mai;
Appena il guardo stupido girai
     A quel gajo faccion da Patriarca,
     Che (come già d’amor disse il Petrarca)
     8Ne restai preso, e non me ne guardai.
Così, ne sò dir come, il traditore
     Con quel suo giovial viso leggiadro
     11M’entrò nel petto, e ne sottrasse il core,
Ma, se rifletto al caso, e ben lo sguardo,
     Meraviglia non è, non è stupore,
     14Che mi rubbasse il core un volto ladro.