La forza dell'animo (1828)/Conclusione

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Lettera al professore Hufeland

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Sezione 6


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CONCLUSIONE.

I casi morbosi nel cui riguardo l’animo possiede la facoltà di poter signoreggiare la loro sensazione colla sola ferma volontà dell’uomo, come di una supremazia dell’animale razionale, sono tutti della specie spastica; ma non si può dire viceversa, che tutti di questa specie possano essere impediti dal solo fermo proponimento; giacchè alcuni di essi sono di tal natura, che i tentativi di assoggettarli al potere del proponimento, li esacerba ancora di più, come avvenne in me, mentre quella malattia, descritta circa un anno fa dalla gazzetta di Koppenhagen, quale catarro epidemico unito ad un’oppressione di capo, mi disorganizzò quasi per proprj travaglj di testa, almeno m’indebolì, e tale oppressione essendosi [p. 25 modifica]gettata sulla naturale debolezza della vecchiaja, terminerà probabilmente colla vita.

Ed ecco dunque a che conduca l’arte di prolungare la vita umana: di essere finalmente tollerato così fra i viventi, locchè certo non è la più dilettevole situazione1.

Note

  1. Questo risultamento, per poco consolante che sia, è perfettamente giusto, laddove ci facciamo a riflettere ciò che l’uomo è, e ciò ch’esser debba nel senso perfetto. Ma lo stesso esempio dell’esimio autore ci dà una prova parlante di ciò che l’uomo può essere ancora pegli altri, tosto che la ragione è la sua legislatrice, come n’era qui il caso. E supposto anche che tale obbiettiva e civica esistenza mancasse del tutto, non ci sono pur sacre e pregevoli le reliquie di un bell’edifizio? non ci servono esse quali memorie del passato, quali cenni per l’avvenire, qual dottrina, qual esempio?

    (Nota del T.)