La guerra nelle montagne/Un valico, un Re, e una montagna

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Un valico, un Re, e una montagna

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Rudyard Kipling - La guerra nelle montagne (1917)
Traduzione dall'inglese di Anonimo (1917)
Un valico, un Re, e una montagna
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III.

Un valico, un Re e una montagna


Un falco si avventò dalla cresta del colle e si librò sotto di noi, scrutando la valle, che si svolgeva, dal principio del valico, a forma di un imbuto verdeggiante, protendendosi nello spazio. Il solito sentiero mulattiero, rozzamente lastricato, si snodava su di esso in mezzo a baraccamenti di tavole, di roccia e di terra, donde sarebbe sembrato naturale vedere sbucare all’improvviso dei montanari indiani, con tante balle di the compresso. Ma comparve invece un ufficiale di artiglieria, recante la gentile offerta di un caffè; era un maggiore, dalla faccia abbronzata, e dagli occhi abituati a scrutare orizzonti assai lontani. Egli ed i suoi cannoni vivevano lassù tutto l’anno, e sui più elevati pascoli giacenti tutt’intorno al suo ricovero si vedevano a dozzine le cupe buche delle granate, che stavano a provare come il nemico avesse tentato di snidarli di lì. La neve era appena [p. 30 modifica]scomparsa, scorrendo nel suo disgelo tra gli steli dell’erba disseccata intorno agli orli delle buche scavate dalle granate. Questo maggiore, come gli altri, comandava un osservatorio. Quando egli ne fece scattare l’apertura, noi potemmo — simili a falchi — gettare il nostro sguardo sopra una città austriaca, che aveva un ponte diroccato attraverso un fiume, e su linee di trincee italiane che strisciavano e che sembravano tutte disposte come su una carta topografica verso la città, attraverso pianure allagate dal fiume, tremila piedi sotto di noi. La città aspetta mentre decisioni, delle quali essa nulla sa, si stanno maturando in alto, per sapere se dovrà vivere o perire.

Nel frattempo, il Comandante ci additò le sue bellezze, perchè essa era un suo possedimento per diritto di dominio eminente ed egli su quella esercitava l’alta, la media e la bassa giustizia. Mentre sorbivamo il caffè, sopraggiunse un subalterno, con la notizia che gli Austriaci — diecimila metri più in là — stavano smuovendo qualche cosa che rassomigliava ad un cannone. (I cannoni assumono ogni sorta di forma, quando debbono essere trasportati). Il Comandante si scusò e i telefoni chiamarono altri osservatori collocati qua e là, fra i grovigli di alture sconnesse e laggiù nella macchia sottostante.

No — disse poco dopo, scuotendo il capo — «non è che un carro; non vale la pena di sciuparvi un colpo adesso». Vi era altrove la caccia assai più grossa in prospettiva e credo vi fosse l’ordine di non farla alzare troppo presto. [p. 31 modifica] Il vento tagliente urlava sopra l’erba e tambureggiava sulle tavole dei baraccamenti. Un soldato seduto sopra una panca, ficcava chiodi in una scarpa e cantava una specie di nenia mentre batteva. Uno scoppio o due risuonarono in qualche punto lungo la strada nascosta, costruita di recente, che avevamo percorso, e i rimbombi eccheggiarono attraverso la vallata. Poscia la tromba di un’automobile squillò ben distintamente con un tono impetuoso e stridente.

«È la tromba del Re», disse qualcuno. «Forse viene qui. Udite! No: Egli passa altrove, per ispezionare qualcuna delle nuove batterie. Nessuno può dire quando capiti in mezzo a noi; ma Egli si trova sempre su qualche punto, lungo la linea, e nulla si fa che Egli non vegga».

L’osservazione non era diretta al soldato che rattoppava la scarpa; ma egli sorrise, come sorridono i soldati, udendo pronunziare il nome di un loro generale dei più popolari. Molti sono gli aneddoti piacevoli che si raccontano nell’esercito intorno al Re d’Italia. La sostanza di essi è che Egli è altrettanto uomo quanto uomo di Stato. I Re e i depositi di munizioni sono eccellenti bersagli per i velivoli; ma se l’aneddoto è vero — e certamente collima con altri del genere — vi è almeno un Re che spara di rimando, e colpisce giusto. Nessun equipaggiamento, o seguito speciale lo distingue da qualsiasi altro generale in tenuta di guerra, fino alla semplice striscia che indica un anno di servizio di guerra. Egli incede [p. 32 modifica]sobrio, leale, pronto, con una rigida semplicità tra i suoi soldati e fra i molti pericoli della guerra.

Tutto quel giorno, un picco nevoso triangolare ci era apparso, ergentesi come un’ondata maestosa, ora da una parte ora dall’altra, sulla strada nostra. Sopra il suo versante più ripido ove più alte erano le nevi portava una V larga ed aperta, lunga per miglia intiere in ogni suo braccio e sembrava, nelle luci evanescenti, come un tenue solco, o come una gigantesca traccia di sky, oppure come uno di quegli indistinti canali di Schiaparelli, che segnano la superficie del rosso pianeta Marte. Era il Montenero ed il solco appariva formato dalla linea delle trincee italiane incisa su di esso. Queste sono scavate nella neve che disgela, nella neve ammassata che non si ammorbidisce mai e, quando questa non può posarsi sulle nude rocce, esse sono scavate dentro e fuori a forza di esplosioni nei detriti rinsaldati dal gelo che si trovano sulle creste della montagna. Lassù gli uomini combattono con cannoni da campagna, con mitragliatrici, con fucili e con mezzi più mortali ancora, cioè con valanghe di sassi accumulati, lanciati assieme e mandati a rotolare giù per il monte, al momento oportuno. Se lassù un soldato è ferito e il suo sangue sgorga anche lievemente, prima di essere preso e trasportato è ucciso dal freddo in pochi minuti, non in ore. Compagnie intiere possono esser vittime del congelamento e i soldati restar mutilati; le ondate di vento della montagna afferrano le sentinelle riparate dietro le rocce, [p. - modifica]Il Gen. Cadorna visita le batterie inglesi sul Carso.

S. M. il Re percorre una nuova strada di montagna. [p. - modifica] Un costone del Monte Nero occupato da una Compagnia di Alpini [p. 33 modifica]mentre attendono il cambio, e le lanciano nello spazio.

La montagna riceve i rifornimenti e le truppe da località lontane miglia e miglia, per mezzo di nuove strade che muovono dalle arterie principali del traffico e son divise in mulattiere e stretti sentieri, e che emergono infine sulle rocce, così esili e sottili, da sembrare i vasi capillari disegnati sopra un diagramma di botanica. Non vi è stata mai più grandiosa invenzione, di preparazione e di tenacia, fra tanti orrori così fantastici, come la conquista e il possesso definitivo di questa eccezionale località; e pure essa è passata quasi inosservata alle altre nazioni, ciascuna delle quali era assorbita nel suo inferno particolare.

«Salimmo, salimmo; conquistammo gli approcci. Adesso siamo lassù, e gli Austriaci stanno a poca distanza, a destra, proprio sopra quella nuvola cadente sotto quella balza. Quando saranno sloggiati, avremo conquistato l'assoluto dominio di quell'altura».

L'ufficiale discorreva senza emozione. Egli e alcuni altri milioni di uomini erano stati tratti dalla loro vita abituale per compiere l'incredibile. Essi avevano addirittura perduto la facoltà di stupirsi, lasciandola nelle loro case assieme ai quadri del salotto, ai parati delle camere ed insieme agli inetti!