La rivoluzione di Napoli nel 1848/4. Il prete

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4. Il prete

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[p. 16 modifica]4. Sì, il prete: ed io non ho colori forti abbastanza, parole energiche troppo per caratterizzare questa setta; e sì che vorrei gittare un drappo sopra così immonda gemonia per risparmiare il disgusto di chi mi legge. In una famiglia composta di più individui, il più brutto, il più stupido, il più brutale, il più ributtante di animo è scelto per la carriera sacerdotale. Quando un padre ritrova in uno dei figli la stoffa per un capestro, quando [p. 17 modifica]ne vede uno improprio ad ogni arte gentile, destituito di ogni facoltà brillante e generosa, lo incardina alla chiesa, per poi destinarlo alla sorveglianza dei campi ed al maneggio dell’azienda domestica. Maltrattati da una natura madrigna, avviliti dal disgusto generale, conscii della propria difformità morale, come Riccardo III della sua bruttezza, educati a quella specie d’inferiorità sociale in cui debbono tenersi, questi proseliti di Cristo entrano nei seminari per istruirsi. Odiando la società che li scaccia, posti in istato di guerra col mondo che li confina in una sfera di privazioni, di martirii, di disgusti e di violenze, e loro vieta qualunque sfogo di passione, questi giovani disgraziati si trovano di fronte ad altri cui l’ipocrisia ha corrotti già o l’astinenza resi fanatici e crudeli. Il volo delle loro intelligenze è tarpato e conficcato come Prometeo sopra lo squallido scoglio delle dottrine ascetiche. Essi cominciano dal rinunziare al più prezioso dei doni di Dio, la ragione, onde tuffarsi interi in una fede illogica e mostruosa. Cominciano dal rinunziare ad ogni volontà, ad ogni libertà, per essere manodotti come macchine sopra la strada dell’obbedienza passiva e della rassegnazione stupida, che la chiesa ha sostituito dove prima era la carità, ed ha chiamato via del cielo. Tutto quanto vi era di nobile nell’uomo è colpito di anatema: ogni attività della vita è proscritta. Pel prete non vi è altro che l’autorità: autorità di altrui nelle scienze, autorità di altrui nello sviluppo delle passioni, autorità di altrui nella condotta sociale, autorità di altrui fino in quell’elevazione a Dio, in cui l’anima tormentata dallo spasimo apre libere le ali e trova solo refrigerio e perseveranza. L’uomo non basta più a se stesso, non è più [p. 18 modifica]libero. Ils ne sont pas libres d’être justes, dice Michelet, ni d’aimer, ni d’haîr: ils reçoivent d’en haut les paroles qu’ils doivent dire, leurs sentiments, leurs pensées. Qu’ils soient de plus en plus malheureux, on exploitera d’autant mieux leur inquiète activité: qu’ils n’aient ni foyer, ni famille, ni patrie, ni coeur, s’il se peut: pour servir un système mort, il faut des morts, des morts errans, agités, sans sépulcre et sans repos. La freddezza più ripugnante, la sterilità più amara, il rigore, l’inflessibilità, ecco ciò che accoglie gli alunni dei seminari entrando in quelle squallide mura: l’anima loro ne è agghiacciata e spaventata di un tratto. Tutto inoltre si mette in opera per completare la loro degradazione, fino la perversità degli alimenti, fino ad assoggettarli al mestiere di servitori; e quasi questo fosse poco, si chiama in soccorso lo spionaggio, l’ipocrisia, e la denunzia organizzata come un dovere. Lo spirito è inaridito in uno studio infecondo e disgustoso, il corpo demoralizzato da passioni e da abitudini mostruose, l’anima pervertita da principii velenosi, da affetti colpevoli, e resa tabida dall’ipocrisia, dal fanatismo, dall’ignoranza. Quest’uomo, dopo aver lottato lunghi anni contro le violenze della natura, l’astuzia, il cinismo dei suoi pari, scende nell’arena del mondo per lottare contro gli uomini. Egli viene armato di tutto punto, ed il combattimento che impegna è contro lo spirito umano e tutte le sue doti, contro la vita e tutte le delizie. Egli odia la libertà, la bellezza, i piaceri, la ragione, la gioia, perchè tutti questi soavi beni sono per lui delitti: egli si fa strumento di chi opprime, perchè lunghi anni ha sopportato l’oppressione ed offerto in olocausto la libertà: egli grida [p. 19 modifica]anatema contro ogni speculazione intellettuale, contro ogni nuovo lume di scienza, perchè per lui non vi è altro che la grazia, perchè l’albero della scienza è per lui l’albero della morte. D’altronde eminentemente ignorante, straniero ai piaceri morali, ottuso alle sensazioni delicate, non lo stimola che l’invidia dell’oro e l’orgia occulta la più brutale e feroce. In faccia all’oro, quindi in faccia alla possibilità della più triviale scostumatezza, nulla l’arresta. E come Madama di Chantal passava sul corpo ai propri figli onde arrivare al Paride di Sales, egli passerebbe per sopra cose anche più sante, se ve ne fossero, per saziare cotali ignobili voluttà. Laonde la polizia lo assolda per far mercato dei segreti del confessionale: nel confessionale egli perverte le anime vergini e la gioventù pudente, sia per consumare la missione che gli è stata imposta, sia per disbramare i suoi appettiti, i quali assopiti, con nuovi delitti ne cancella le tracce. In una parola, maltrattati dalla natura, oltraggiati dalla società, pervertiti dall’educazione, violentati dai vincoli di casta, i preti trovano la vita una sventura, e si studiano di renderla altrui un supplizio e un’infamia.