La rivoluzione di Napoli nel 1848/45. Pio IX a Gaeta

Da Wikisource.
45. Pio IX a Gaeta

../44. Il pontificato ../46. Condotta dei deputati IncludiIntestazione 22 aprile 2024 75% Da definire

44. Il pontificato 46. Condotta dei deputati

[p. 174 modifica]45. Pio IX travestito, con un bambolo sulle ginocchia come una balia, credendo andare a Civitavecchia fu condotto a Gaeta, e vi restò incognito qualche tempo, sino a che re Ferdinando non ne ebbe novella. La buona armonia tra i due principi si era ristabilita. Il re conveniva aver avuto torto di scomunicare il papa nel 1846, di essere stato un po’ troppo avventato a chiamarlo papa ghibellino, papa ateo, informe edizione di Alessandro III e di Benedetto XIV, di proscriverne nel suo regno il nome, le encicliche, e coadiuvare due volte l’assassinio tentato dall’Austria e dai gesuiti. Questi adesso gli avevano lasciato un attestato di buona condotta e di buona morale, per la parte rappresentata nel 1848; e la confidenza tra il trono e l’altare [p. 175 modifica]era piena ed intera, l’amicizia espansiva, l’accordo provato. Il primo incontro quindi tra Ferretti e il Borbone fu di una tenerezza squisita. I giornali del ministero parlarono anche di lagrime. Le presentazioni uffiziali ed obbligatorie per parte del governo di Napoli principiarono ben tosto. Il papa con bella grazia presentava il piede a baciare, e non obliando mai il vecchio gergo di sposa di Cristo vedovata, di orbe cattolico in lutto, di cristianità in lagrime, di adulterio delle sante cose, si degnò per fino parlare di agricoltura coi magistrati, e di candele steariche con i militari. — Poscia per dare un poco di aria a tutto il vecchio arsenale pontificio dei mezzi tempi, ne cacciò fuori una modesta scomunica, e la mandò in dono ai suoi cari figli di Roma e dello Stato. Il paterno cuore si effondeva tutto a raccogliere sotto il manto di carità e di perdono gli infami briganti, i sacrileghi assassini, i ladri, gli anarchici, ed il resto della preziosa nomenclatura, di cui le bolle pontificie di tutti i tempi reclamano il diritto d’invenzione. Pio IX spingeva la sua familiarità fino a fabbricare delle sciarade pei principini, e dei bisticci per i soldati. Infatti non diceva egli ad una deputazione del nono reggimento di linea, che portando entrambi il medesimo numero, dovevano avere entrambi lo stesso spirito? Quei poveri diavoli si domandarono a vicenda che significasse quel guazzabuglio di parole, ed ebbero il torto non farselo spiegare dal cardinale Antonelli, il Figaro dei saturnali di Gaeta. Poi messe, Tedeum, Tantum ergo, processioni, omelie; e sempre il re nel glorioso ufficio di sacrestano. Poi piccole passeggiate al chiaro di luna con la romantica regina, e delle lunghe conferenze con i pesanti diplomatici: [p. 176 modifica]un andare e venire di corrieri: un dimandare a nome del papa elemosine alla cristianità, per ristorare un poco le finanze di Radetzky, e riscaldare la fede della diplomazia sempre un tantino volterriana. In questo intermedio d’un grottesco terribile che faceva cloaca del cimiterio di Pietro, come diceva Dante, scene di altra natura succedevano nel paese, benedetto dalla presenza del vicario di Dio e della polizia dell’Austria.