La scienza nuova seconda/Brani soppressi o mutati/Libro primo/Sezione seconda

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Libro primo - Sezione seconda

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[SEZIONE SECONDA]

1159[119] . cosí deono per entro scorrervi ed animarla in tutto ciò che questa Scienza ragiona della comune natura delle nazioni. Onde non piú (come finora in tutti i ragionamenti che si leggono sui libri d’intorno a’ principi di religioni, lingue, ordini, costumi, leggi, potestadi, imperi, domini, commerzi, giudizi, pene, guerre, paci, allianze, che l’intiero subbietto ne compiono) ragioni contro ragioni, autoritá contro autoritá con ostinata guerra combattino, ma si compongano in una perpetua pace.

1160[120] [CMA2] La prima e principale di tutte le degnitá [CMA3] cui appresso proposte [CMA2] era questa gran metafisica veritá, [CMA3] la qual noi certamente avevamo usata in tutta quest’opera per rinvenire l’origini delle nazioni e delle scienze, le quali senza dubbio da esse nazioni sono state ritruovate; ma non avevano fin a quest’altra impressione avvertita. La qual è che l’uomo, per l’indifiinita natura della niente umana, ove questa si rovesci nell’ignoranza, egli fa sé regola dell’universo, e, con questa smisurata misura, esso, delle cose che ignora, immagina sformatamente piú di quello ch’elleno son in fatti.

1161[123*] Questa stessa degnitá dimostra la boria essere figliuola dell’ignoranza e dell’amor propio, il quale ci gonfia, perciocché in noi sono troppo indonnate l’idee ch’abbiamo di noi medesimi e delle cose nostre, e con quelle come matti guardiamo le cose che da noi non s’intendono.

1162[127] A tal boria di nazioni aggiugniamo noi la boria de’dotti, i quali ciò che essi sanno vogliono che lo sia antico quanto che ’l mondo; onde ogni ragionamento erudito che si faccia d’intorno ad ogni materia, udiamo incominciare dalla formazione del primo uomo, e che ciò che essi sanno sia principio al quale sien da richiamarsi tutte le cose che sanno gli altri.

1163[128*] Entrambe queste degnitá deon ammonir il leggitore il qual voglia profittare di questa Scienza (poiché entrambe queste borie provengono da ignoranza) di porsi in uno stato [piuttosto] di non saper nulla con docilitá, che con orgoglio di giá saper tutto de’principi dell’umanitá. [p. 184 modifica]

1164[146].Ma in cotal guisa egli sarebbe un diritto civile comunicato ad altri popoli con umano provvedimento, [CMA3] come dall’imperadore Antonino Pio in poi fu il diritto civile romano comunicato a tutto il mondo soggetto al romano imperio, e non sarebbe un diritto con essi umani costumi naturalmente ordinato dalla divina provvedenza a tutte le nazioni, le quali, riconoscendo tai costumi uniformi senza avergli le une all’altre comunicati, gli osservarono come «iura a diis posita» e τῶν θεῶν δώρον, «dono degli dèi», come ne definisce il diritto natural delle genti Demostene. Questo sará lo piú gran lavoro che si fará per tutti questi libri.

1165[163]..... le quali si prendono dalle inverisimiglianze, [CMA3] assurdi, sconcezze, contradizioni e impossibilitá di cotali oppenioni. Ma di queste quattro la prima ne dará altresí i primi fondamenti delle ragioni con le quali questa Scienza stabilisce i principi dell’umanitá gentilesca, che si truoveranno esser quelli della poesia, a cagion che i di lei fondatori, per la lor somma ignoranza faccendosi regola dell’universo, con le loro favole formarono gli tre mondi descritti nella dipintura, cioè quello degli dèi, quello della natura e quello loro propio degli uomini. Le seguenti degnitá dalla quinta fin alla decimaquinta.

1166[195] Questa stessa degnitá con l’antecedente ne dee determinare dugento anni ne’ quali le razze [CMA3] sperdute di Cam subito, di Giafet alquanto dopo, e finalmente di Sem alla fine, tratto tratto [SN2] fussero andate in uno stato ferino e con l’educazione ferina vi fussero provenuti e truovati giganti nel tempo che la prima volta dopo il diluvio fulminò il cielo. Ma per l’altezza della Mesopotamia, ch’è la terra piú mediterranea della parte piú terrestre del mondo, donde incominciò la divisione della terra tra’ figliuoli di Noè, è necessario vi avesse fulminato il cielo da un cento anni prima; donde si truovarono uniti in popolo li caldei, i quali, dugento anni dopo il diluvio, sotto Nebrod alzarono in Babillonia la torre della confusione. Lo che si dimostra da ciò: che ora la vasta terra, ove fu Babillonia, è tutta sfruttata, perché per la sua altezza ne sia scorso giú l’umidore, che conservano tuttavia l’altre terre del mondo.

1167[240].... «lex» dovett’essere «raccolta di cittadini», [CMA3] o sia civil ragunanza per comandarvi le leggi: onde la presenza del popolo solennizava gli atti legittimi tra’ romani, e quindi i testamenti i quali si dicevano farsi «calatis comitiis», ch’erano [p. 185 modifica] per necessitá di natura tutti nuncupativi, perché i testamenti scritti furono appresso introdutti dal pretore, poi che s’era ritruovata la scrittura volgare; e a’ tempi barbari ritornati, ne’ quali erano radi coloro che sapessero di lettera, la pubblica ragunanza fu detta «parlamento». Finalmente, poi che fu ritruovata la scrittura volgare, fu da’ gramatici con comune errore creduto che «lex» sia stata detta a «legendo», quando, per le origini delle lingue che dentro si truoveranno, da «lex» deve venire esso «legere», che altro non è che raccoglier lettere. Tanto la scrittura è di sostanza della legge! [SN2] E questa degnitá con l’altra antecedente tornano a rinniegare la sapienza riposta de’ fondatori de’ primi popoli.

1168[267] ..... gli re in casa ministravan le leggi, fuori amministravan le guerre, [CMA3 ] ed erano prefetti delle divine cerimonie, [SN2] e che i regni antichi si diferivano per elezione, non per successione, il quale civil costume riputa esser propio de’ barbari. [CMA3 ] Il qual ultimo detto sará da noi esaminato nel libro quarto.

1169[268] Di questa degnitá la prima parte per la lxxviii [lxxxii] è conseguenza della lxviii [lxxii]; la seconda cade tutta a livello ne’ due regni eroici di Teseo e di Romolo..... ove Tullio Ostilio ministra la legge nell’accusa d’Orazio. E perché le leggi erano osservate come cose sagre ne’ tempi eroici, gli re romani erano anco re delle cose sagre..... il capo de’ feciali o sia degli araldi. E sí nelle persone degli re eroici passarono unite sapienza di leggi, sacerdozio di cerimonie divine e regno d’armi; e l’uno e l’altro regno si diferí per elezione: l’ateniese fino a’ Pisistratidi, il romano fin a’ Tarquini. Né queste cose dette da noi turba punto il regno spartano, che fu eroico, nel quale succedevano i soli Eraclidi, perché, come si spiegherá dentro, vi venivano per elezione i nobili della razza di Ercole.

1170[271] ..... i nobili giuravano d’esser eterni nemici, come fu la casa nobilissima Appia alla plebe romana.

1171[292*] [CMA3 ] Questa degnitá con la seguente, unita con la lxviii, scuopriranno queste tre veritá importantissime:

1. i principi finor seppolti della dottrina politica;

2. la natural successione delle repubbliche;

3. e finalmente che dalle plebi de’ popoli vengono sempre e tutte le mutazioni degli Stati civili. [p. 186 modifica]

[310*] [CMA1] civ bis.

1172Le sorgive di tutte le umane azioni sono tre: onestá, utilitá, necessitá.

1173Questa degnitá dá i principi della differenza tra ’l diritto natural de’ filosofi, ch’è dettato dall’onestá, per la quale gli uomini dovrebbono per ragion fare gli piú esatti doveri della giustizia; e ’l diritto natural delle genti, che si può ottenere dalla natura umana corrotta, che per le utilitá e necessitá della vita gli uomini celebrino quel giusto onde si conserva l’umana societá. Che è quello che i giureconsulti romani dicono nel diffinirlo: «usu exigente atque humanis necessitatibus expostulantibus».

1174[313] Questa stessa stabilisce la differenza da noi qui sopra detta del diritto natural delle genti, diritto natural de’ filosofi e diritto natural degli ebrei, che credevano nella provvedenza d’una mente infinita, e sopra il Sinai ebbero riordinata da Dio quella Legge ch’avevan avuto dal principio del mondo, cosí santa che vieta anco i pensieri meno che giusti, la quale non poteva osservarsi che da un popolo che riverisse e temesse un Dio tutto mente, che spia ne’ cuori degli uomini; e, ’n forza di tal legge, osservavano tutti i doveri dell’onestá. Onde «giusto» nella lingua santa significa «uomo d’ogni virtú»; per lo che gli ebrei sono da Teofrasto chiamati «filosofi per natura». Per tutte le quali tre differenze.....

1175[316]..... case nobili antiche, come quelle de’ padri de’ quali Romolo compose il senato e, col senato, la romana cittá, tralle quali, come ne rapporta un’oppeníone Suetonio, fu l’Appia Claudia co’ suoi vassalli, venutavi da Regillo. Come, al contrario, dissero «gentes minores» le case nobili nuove provenute dopo le cittá, come furono quelle de’ padri de’ quali Tarquinio Prisco prima, e poi Giunio Bruto, cacciati gli re da Roma, supplirono il senato.

1176[325]..... onde spesso i giureconsulti, ed anco i volgari latini scrittori dal secolo d’Augusto in poi, in ragionando de iusto, usano dire «verum est» per «aequum est».