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La secchia rapita (1930)/Dichiarazioni di Gaspare Salviani alla Secchia rapita/Canto primo

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Canto primo

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Dichiarazioni di Gaspare Salviani alla Secchia rapita Dichiarazioni di Gaspare Salviani alla Secchia rapita - Canto secondo

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CANTO PRIMO

Stanza 1, verso 4: I bolognesi sono chiamati Petroni e i modanesi Gemignani per la moltitudine de’ cittadini dell’una parte e dell’altra che hanno questi nomi; non per disprezzo alcuno, poiché per altro sono nomi de’ santi protettori di quelle due cittá.

S. 2, v. 8: Accenna la conformitá, che è tra il rapimento d’Elena e quello della secchia.

S. 4, v. 1: Veramente la republica di Venezia in quel tempo, veggendo ruinare l’imperio greco, attendeva a profittarsi della caduta sua, e non premeva molto nelle cose d’Italia. Rebuelta de rio, gananza de pescador.

S. 5, v. 4: Questa è moneta che spende ordinariamente la corte di Roma. Diceva prima: «Ma non avean dal papa altro che messe». Fu mutato, perché il satirizzare su l’imperfezioni de’ religiosi pecca in moralitá e scandalizza gli uomini pii.

S. 10, v. 8: Usò questa voce [pitale] il poeta e molt’altre della corte di Roma, sí per la licenza, che concede Aristotile ai poeti epici d’usar varie lingue; ma molto piú perché egli ebbe opinione che la favella della corte romana fosse così buona, come la fiorentina, e meglio intesa per tutto.

S. 12, v. 2: I modanesi portano per impresa della cittá loro una trivella col motto: Avia pervia.

S. 12, v. 5: Questo non è capriccio del poeta, come l’hanno tenuto alcuni, ma istoria vera cavata dalle croniche del Lancillotto: il quale aggiugne anco di piú, che occorse un giorno che sementando certi agricoltori fagioli dietro le rive del Panaro, il podestá di Modana uscí con gente armata a far loro la scorta, perché non fossero impediti dai nemici ch’erano anch’essi in campagna: onde i bolognesi, come faceti, inventarono poi che ’l Potta di Modana sementava i fagioli stando a cavallo. [p. 236 modifica]

S. 13, v. 1: Questi è figurato pe ’l conte Lorenzo Scotti amico del poeta, che morí poi alla corte dell’imperatore Mattias.

S. 13, v. 8: Gherardo figlio di Rangone Rangoni fu veramente in quel tempo; e secondo l’istorie del Campanaccio e del Sigonio, furono egli e Tomasino Gorzani capitani del popolo modanese in quella guerra e insieme col re Enzio rimasero ambidue prigioni.

S. 14, v. 2: «Marrabisi»; voce lombarda, e significa uomini di mal affare: è propria de’ bolognesi.

S. 14, v. 5: La Fossalta è un passo d’un torrente tra Modana e ’l fiume Panaro, che si passa a guazzo co’ piedi asciutti.

S. 16, v. 1: Questo è nome finto.

S. 23, v. 3: Aristotile insegnò all’epico ch’egli poteva usare la varietá delle lingue; onde il poeta qui si serve della regola per introdurre il ridicolo.

S. 23, v. 3: «Bedano» appresso i bolognesi significa quello che appresso i sanesi significa «besso», scemo, balordo.

S. 26, v. 3: Il capitan Curzio Saracinelli fu uomo bravissimo, ma milantatore al possibile; non s’era fatta guerra in cent’anni, dove egli non fosse intervenuto; e non era intervenuto in guerra, dove di sua mano non avesse tagliato a pezzi almeno cent’uomini, e particularmente nelle guerre di Fiandra e di Portugallo.

S. 28, v. 1: Questi fu un dottore senza naso; ma il colpo era stato piuttosto di guaina che di spada.

S. 29, v. 1: Qui è forza narrare un accidente ridiculoso intervenuto al poeta mentre era allo Studio di Bologna, che forse diede materia a questi versi. Era di carnevale, e s’andava in maschera; e ’l poeta era vestito da Zanni dottore con una zimarra e una beretta di velluto. Incontrossi in tre altri mascheri vestiti da Zanni, in San Mammolo, i quali toltolo in mezzo il cominciarono a urtare; e uno di loro, che portava un formaggetto vecchio legato con una corda, gli diede con esso una botta su lo stomaco, e ’l fece cadere in terra; e un altro gli levò la beretta che gli era caduta nel fango, e gliela portò via trafugandosi fra gli altri mascheri, e ’l fece rimanere un Zanni da dovero. Egli seppe dappoi che quello che l’aveva fatto cadere era stato uno de’ Zambeccari, e quello che gli aveva tolta la beretta era stato un tal Dal Gesso che morí poi la state seguente, e ’l terzo era uno de’ Scadinari.

S. 31, v. 1: Questa è un’osteria fuor di porta San Felice a Bologna, dove sempre suol essere buonissimo moscadello. [p. 237 modifica]

S. 39, v. 1: Alcuni vogliono che Bologna fosse anticamente detta Boionia, dai Galli Boi, che abitarono quivi.

S. 41, v. 4: Manfredi Pio non fu molto distante a quei tempi; fu capo della fazione ghibellina e vicario imperiale in quelle parti.

S. 43, v. 7: La secchia che tuttavia si conserva in Modana, è veramente d’abete; e mostra che fosse nuova con tre cerchi e il manico di ferro. È anticaglia degna d’esser veduta, come quella che tiene il terzo luogo dopo la nave d’Argo e l’arca di Noè.

S. 48, v. 3: Chi desidera di sapere il successo di questa vergine, legga il Leonico, De varia Historia, etc.

S. 32, v. 1: Bonadamo Boschetti era veramente vescovo di Modana in quei tempi, e come uomo di fazione era stato cacciato dai ghibellini. Questa ottava si leggeva prima cosí:

Era vescovo allor per aventura
     de la cittá messer Adam Boschetti,
     che celebrava con solenne cura
     quando i suoi preti li facean banchetti.
     Non dava troppo il guasto a la scrittura,
     le starne gli piacevano e i capretti,
     e in cambio di dir vespro e matutino
     giucava i benefici a sbarraglino.

Ma perché al poeta parve d’aver ecceduto nel motteggiare la persona d’un vescovo per altro di nobilissima famiglia e molto sua amorevole, non ostante che avesse motteggiata la persona sola e non la dignitá né la famiglia, la corresse come si vede. I difetti delle persone eminenti s’ascoltano con gusto, perché servono di scusa agli inferiori delle loro imperfezioni: ma il motteggiare le persone sacre non si può ammettere in buona politica, perché scema la riverenza alla religione. E per questo furono mutati eziandio quei versi dell’ottava 62:

     Sotto la porta stava Monsignore
     dimenando il cotal dell’acqua santa.

S. 61, v. 1: «Cataline» sono chiamate qui le contadine del modanese, perché dicono Catalina in cambio di Caterina, e infinite di loro hanno questo nome, ma il proferiscono alla spagnuola, e i bolognesi le beffeggiano.

S. 63, v. 7: Molti credono, che questa sia favola; ed è istoria verissima, e in passando da Modana se ne posson chiarire.