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La secchia rapita (1930)/Dichiarazioni di Gaspare Salviani alla Secchia rapita/Canto quinto

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Canto quinto

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Dichiarazioni di Gaspare Salviani alla Secchia rapita - Canto quarto Dichiarazioni di Gaspare Salviani alla Secchia rapita - Canto sesto
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CANTO QUINTO

S. 2, v. 2: Bosio Duara signor di Cremona fu veramente allora in aiuto de’ modanesi, e vi rimase prigione.

S. 23, v. 8: A Modana i pizzicagnoli si pregiano vanamente di far salciccia fina, perciò che non val nulla rispetto a quella di Lucca detta perciò latinamente lucanica da Lucca.

S. 24, v. 4: Nelle croniche di Modana si legge, che le cittá che s’armarono in favore de’ bolognesi contra Modana furono appunto quattordici, e quell’istesse che nomina il poeta, da Perugia in fuori, che fu introdotta da lui a contemplazione del signor Baldassare Paulucci.

S. 25, v. 7: Il papa era allora in Francia nel Lionese. Veggasi il Biondo sotto l’anno 1248, nel quale seguí la battaglia e la rotta e la presa del re Enzio.

S. 28, v. 3: Questa è vera istoria e non pecca in altro che in anacronismo. L’accidente occorse a questo prelato a Scarperia, mentre da Roma andava a Parma. [p. 246 modifica]

S. 32, vv. 1-8: È ritratto cavato dal naturale e fu vero che ritornando portò guanti agli amici.

S. 36, v. 1: È descrizione della salmeria che portarono quei toscani, che l’anno 1613 passarono in aiuto de’ mantuani contra i savoiardi, che si servirono d’asini per bagagli.

S. 40, v. 4: Il dice per gli Sforzeschi e per quelli da Barbiano, che furono eroi.

S. 41, v. 4: Guido da Polenta fu padre della Francesca da Rimini, di cui si favella ne’ seguenti versi.

S. 43, v. 3: Paulo: fu questi fratello di Lanciotto, da cui fu ucciso perché il trovò con la moglie Francesca. Vedi Dante.

S. 48, v. 3: Accenna quello che si dice de’ faentini, che l’imperator Carlo quinto, essendo stato molto onorato da quei cittadini, nel giugnere alla piazza creasse cavalieri tutti quelli che vi si trovarono; onde perciò i faentini quasi tutti si chiamino cavalieri.

S. 49, v. 2: Mainardo da Susinana fu veramente tiranno di Cesena, come anco Pietro Pagano d’Imola e gli Ordelafi di Forlí e Forlimpopoli. Leggi il Villani, che ne favella.

S. 33, v. 2: I primi ch’usassero il carroccio furono i milanesi. Era un gran carro tirato da molte paia di buoi, dove si mettevano tutte l’insegne quando si combatteva, e dove si ricoveravano i feriti sotto la guardia d’una grossa banda di soldati, i piú valorosi del campo.

S. 33, v. 8: Antonio Lambertazzi e Lodovico di Geremia furono i due capi principali del popolo di Bologna nella giornata d’Enzio.

S. 53, v. 1: Quest’era veramente il podestá di Bologna in quel tempo. La «gorgiera» in questo loco è detta per gozzo; e dicesi che nel bresciano quando le genti s’ammogliano, non le vogliono se non hanno il gozzo, perché dicono che le sgozzate non hanno tutti i loro membri.

S. 33, v. 8: I Bresciani sono contati anch’essi fra le cittá collegate con Bologna. Le parole delle croniche di Modana sono le seguenti:

De anno 1247 die 4 octobris Bononienses cum suo carroccio et cum atnicis suis Faventinis, Imolensibus, Forliviensibus, Ariminensibus, Pisauriensibus, Fanensibus, Mediolanensibus, Brixianis, Forlimpopolensibus, Cesenatibus, Ravennatibus, Ferrariensibus, Florentinisque fuerunt in obsidionem Bazani et ceperunt castrum Vignolæ et cum eis fuit Comes Albertus de Mangona, etc. [p. 247 modifica] Eodem tempore die 24 octobris Mutinenses equitaverunt comburendo omnia usque ad Rhenum, et tunc fuit magnum prœlium apud Sanctam Mariam de Strato, et ex parte Bononiensium captus fuit dominus Thomasinus Salingnerra, et vulneratus est dominus Paulus Traversarus de Ravenna, et multi Fiorentini et Bononienses capti sunt. Ex parte vero Mutinensium mortuus est dominus Ponzanatus de Cremona... Et de anno 1248 inter Bononienses et Mutinenses fuit magnimi prœlium in die Mercurii apud Fossaltam: in quo Mutinenses victi sunt, et capti fuerunt septem de populo, et circa centum milites de Mulina. Et in dicto proelio captus fuit Henricus rex Sardiniae, qui tunc erat curri Mutinensibus, et multi milites Germanici, qui curri dicto rege militabant, etc. E questo può servire a mostrare che ne’ successi di quella guerra i bolognesi non sono stati aggravati dal poeta, come forse taluno si crede; poiché le rotte furono vicendevoli.

S. 36, v. 4: Il conte Romeo Pepoli è moderno: ma vi fu un altro Romeo Pepoli che non era conte, del quale fa menzione il Biondo, e fu vicino a quei tempi; e i suoi nipoti furono poi signori di Bologna, e la venderono all’arcivescovo Giovanni Visconti per ducento mila scudi.

S. 63, v. 6: I «marroni» in Lombardia si chiamano le castagne grosse col guscio: e «mazzamarroni» significa l’istesso che «mangiamarroni», perciò che i montanari ne sogliono distruggere e mangiare una gran quantitá. Cosí chiamò anche i cremonesi «mangiafagioli».

S. 66, v. 6: Questo Tomasino Gorzani fu uno de’ capitani del popolo in quella guerra, e fu fatto prigione anch’egli col re Enzio.