La sesta crociata, ovvero l'istoria della santa vita e delle grandi cavallerie di re Luigi IX di Francia/Parte seconda/Capitolo LXIV

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Capitolo LXIV

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Capitolo LXIV.

Come amasse lo onore di Dio e de’ Santi e d’altre sue sante costume.


Il buon Re amò tanto Dio e la sua benedetta Madre, e sì li volle riveriti e onorati che tutti coloro ch’e’ poteva convincere d’aver fatto alcun villano saramento o detto qualch’altra villana e disonesta cosa mettendo mala bocca in cielo, egli li faceva gravemente punire. Ed io vidi una fiata a Cesarea oltre mare, ch’elli fece per ciò mettere in gogna sulla scala un orafo in sole brache e camicia molto villanamente ed a suo gran disonore. E così udii dire che (dopo ch’egli fu ritornato d’oltre mare e durante ch’io era andato a Gionville) avea fatto marcare a ferro caldo le nari e le labbra d’un borghese di Parigi per un blasfemo ch’elli avea fatto. Ed udii anche dire al Re di sua propria bocca, ch’egli stesso avrebbe voluto esser segnato d’un ferro ardente, se avesse potuto tanto fare ch’egli avesse tolto tutti i blasfemi e tutte le male giurazioni di suo Reame. In sua compagnia sono io bene stato per lo spazio di ventidue anni: ma unqua in mia vita, per qualunque corruccio ch’egli avesse, [p. 252 modifica]non l’ho udito giurare o blasfemare Dio, nè la sua degna Madre, nè alcun Santo, nè Santa. E quando egli voleva affermare alcuna cosa, solea dire: veramente egli è così, o: veramente non va mica così. E bene apparve che per nulla cosa egli non avrebbe voluto rinnegare o giurare Dio, quando il Soldano e gli Almiranti d’Egitto vollero che per maniera di sacramento esso ammettesse, rinnegherebbe Dio nel caso ch’e’ non tenesse l’appuntamento della pace da essi voluta: giacchè il Santo Re, quando gli fu rapportato che i Turchi volevano ch’elli fesse tale saramento, giammai non lo volle fare, anzi piuttosto arebbe amato morire, com’egli è messo in conto davanti. Giammai non gli udii nomare nè appellare il diavolo, se non fusse stato leggendo in alcun libro là ove bisognasse nomarlo per esempio. Ed è una vergognosa cosa nel Reame di Francia ed ai Principi mal sedente quella di sofferire ch’e’ sia così soventi fiate mentovato: perchè voi vedrete che l’uno non dirà punto all’altro tre motti per occasione di male, ch’egli non dica: Vattene al diavolo, Fatti da parte il diavolo, od in altre maniere lascibili di linguaggio. Ancora dirò che il Santo Re mi dimandò una fiata, se io lavava i piedi ai poveri il giorno del giovedì ultimo di Quaresima; ed io gli risposi che no, e ch’ella non mi sembrava mica essere cosa orrevole e onesta. Adunque il buon Re mi disse: Ah! Sire di Gionville, voi non dovete punto avere in disdegno e dispetto ciò che Dio ha fatto per nostro esempio, che lavolli a’ suoi Apostoli, lui, lui, che era loro Maestro e Signore: [p. 253 modifica]sicché credo bene che voi a stento fareste ciò che fa il presente Re d’Inghilterra, il quale a quel giorno del Giovedì Santo lava i piedi, non ai poveri, ma sibbene ai miselli e lebbrosi, e poi li bacia.

Avanti che ’l buon Signore Re si ponesse in letto egli aveva sovente in costume di far venire i suoi figliuoli davanti a lui, e loro ricordava i bei fatti e’ detti dei Re e Principi antichi, e dicea loro che bene li dovevano sapere e ritenere per prendervi buono esempio. E parimente loro rimostrava i fatti dei malvagi uomini, i quali per lussuria, rapine, avarizie ed orgogli avevano perdute loro terre e loro signorie, e ne era loro malvagiamente avvenuto; e dette queste cose, soggiungeva il Re, guardatevene dunque di fare così com’essi hanno fatto, affinchè Dio non ne prenda corruccio contro di voi. Egli facea loro a simigliante apprendere l’officio di Nostra Donna, e facea in ciascun giorno udire e dire in presenza le Ore del giorno secondo i tempi, affine di accostumarli a così farlo quando essi sarebbero in occasione di tenere le terre loro. Ancora era un assai largo limosiniere, e per tutto ov’egli andava in suo Reame, visitava le povere Chiese, i Lazzaretti e gli Spedali; e s’inchereva de’ poveri gentiluomini, delle povere femmine vedove, delle povere figliuole a maritare: e per tutti i luoghi ove egli sapeva avervi necessità, od essere soffrattosi, egli faceva loro largamente donare di sua moneta. Ed ai poveri mendicanti facea dare a bere e a mangiare, ed io ho visto più fiate lui medesimo tagliar loro il pane, e donare a bere. In suo tempo egli ha [p. 254 modifica]fatto fare ed edificare più Chiese, Monasterii e Badie, ciò sono Realmonte, la Badia di Sant’Antonio allato Parigi, la Badia del Giglio, la Badia di Malboissone, ed alquante altre per le religioni de’ Predicatori e dei Cordiglieri. Fece egli similmente la Casa di Dio di Pontosia, quella di Vernone, la Casa de’ Trecento in Parigi, e la Badia dei Cordiglieri di San Clù, che Madama Isabella sua sorella fondò a la richiesta di lui. Quanto a li benefici delle Chiese che iscadevano in sua donagione, avanti ch’e’ ne volesse provvedere alcuno, s’andava incherendo a buone e sante persone dello stato e della condizione di coloro che glieli domandavano, e volea sapere s’essi erano cherci e litterati: e non voleva giammai che quelli a chi donasse i beneficii altri ne tenessero più che al loro stato non appartenesse: e sempre come dissi rilasciavali per grandi ed appensati consigli di genti dabbene.

Or qui appresso vedrete comente egli corresse i suoi Balivi, Giustizieri, ed altri Officiali, ed i belli e nuovi Stabilimenti ch’egli fece ed aordinò ad essere guardati per tutto il suo Reame di Francia, i quali sono i seguenti.