La strolomìa

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Giuseppe Gioachino Belli

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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836

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LA STROLOMÌA.

     Nun j’è vvienuta mo la fernesia,1
Invesce2 de ggiucà a mmercant’in fiera,3
D’aritirasse4 in cammera ’ggni sera
Soli soli a studià dde strolomia?5

     Jer notte,6 da la santa vemmaria,
Senza nemmanco un straccio de stadera,
Se mésseno a ppesà ll’antimosfera,7
Cor un vetro che sta ssu la scanzia.

     Pesà ll’aria! ma eh? Bbe’ cche ppadroni,8
Nun zarebbe una cosa nescessaria
De dàjje la patente de bbuffoni?

     Eh ssi ll’aria pesassi,9 addio scibbaria!
Pe’ una libbra de carne o mmaccaroni,
Se10 pagherebbe dodiscionce11 d’aria.

23 settembre 1836.

Note

  1. Frenesia.
  2. Invece.
  3. Mercante in fiera: giuoco di carte molto usato in Roma.
  4. Di ritirarsi.
  5. Di astronomia.
  6. Ieri a notte.
  7. L’atmosfera.
  8. Benchè padroni.
  9. Se l’aria pesasse.
  10. Si.
  11. [La libbraFonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte si divideva appunto in dodici once.]