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Le Eumenidi/Secondo canto intorno all'ara

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Secondo canto intorno all'ara

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Eschilo - Le Eumenidi (458 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1921)
Secondo canto intorno all'ara
Terzo episodio Quarto episodio
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SECONDO CANTO INTORNO ALL’ARA


CORO


Strofe I
Leggi novelle sconvolgeranno
la terra tutta, se questo scempio, se questa causa
del matricida trionferà.
Per tal sentenza, la man degli uomini
ad ogni eccesso trascorre immune.
Di vere piaghe dai figli aperte
la doglia incombe già sui parenti.

Antistrofe II
La furia nostra, Mènadi vigili
sovra i mortali, nessun delitto piú colpirà.
Ogni destino volga a sua posta!
Narrando i mali dei lor vicini,
si chiederanno l’un l’altro un fàrmaco,
una difesa dai mali, ahi, miseri!,
dove consigli non son che vani!

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Strofe II
Bene è spesso che tra gli uomini
trovi luogo, e che degli animi
a custodia il timor segga:
non disdicono
a saggezza angusti freni.
Qual città, quale uomo credi
che potrà, se in cuore dramma
di timore non alberghi,
venerare la giustizia?

Antistrofe II
Niuno ormai, se la sciagura
lo percuota, osi levare
piú le supplici parole:
O Giustizia,
e voi, troni dell’Erinni!
Leverà presto tal gemito
qualche padre, qualche madre
tormentata, poi che il tempio
di Giustizia crolla già.

Strofe III
Non lodar vita servile,
né che sciolto abbia ogni freno.
Ogni possanza nel mezzo locar volle il Nume, che vigile
or qui l’occhio volge, ora altrove.
Io dico in verità,
ch’è Tracotanza figliuola d’Empiezza;

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ma dal pensier prudente
nasce Beatitudine,
diletta ad ogni gente.

Antistrofe III
Sempre a te ripeto: «Próstrati
all’altare di Giustizia.
Né calpestarlo, per lucro che vegga, con piede sacrilego:
ché pronta la pena t’aspetta,
il destinato giorno.
Dunque, rispetta chi luce ti diede;
e se giunge al tuo tetto
a rifugiarsi un ospite,
abbi di lui rispetto».

Strofe IV
Chi, non costretto, la giustizia pratica,
mai non vivrà d’ogni fortuna privo,
mai non cadrà nell’ultima rovina.
Ma chi veleggia con opposti sensi,
molte recando, e mal raccolte prede,
dovrà col tempo, a forza,
raccogliere le vele,
allor che la procella
piomberà sopra la spezzata antenna.

Antistrofe IV
Soccorso invoca allor, nell’invincibile
vortice chiuso, ma nessun l’ascolta;

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ché ride il Nume, allorché vede un empio
senza piú millantar, senza piú forza,
tra le iatture senza uscita, al culmine
piú non regger del flutto.
E l’antica fortuna,
di giustizia allo scoglio,
non pianta e non veduta, urta, e si fiacca.