Le Laude (1915)/XCII. Como per la ferma fede e speranza de perviene a triplice stato de nichilità

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XCII. Como per la ferma fede e speranza de perviene a triplice stato de nichilità

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XCII. Como per la ferma fede e speranza de perviene a triplice stato de nichilità
XCI. Come l'anima per santa nichilità e carità perviene a stato incognito ed indicibile XCIII. Pianto de la Madonna de la passione del figliolo Iesù Cristo

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XCII

Como per la ferma fede e speranza se perviene
a triplice stato de nichilitá

     La fede e la speranza — m’on fatta sbandigione,
dato m’on calci al core, — fatto m’on anichilare.
     Anichilato so dentro e de fuore
en ciò che se può dire,
cotal sí me dá frutto ch’era amore
en vita stabilire;
non posso piú fugire né cacciare,
ché l’amore m’ha folto;
sí so convento, non posso parlare.
     Parlando taccio, grido fortemente,
sacciol ove è atto,
ch’io non lo veggio e sempre sta presente
en onne creatura trasformato;
da l’esser a lo none — ho fatta l’unione
e per affetto el sí e ’l no mozzare.
     Mozzato da lui tutto
e nulla perde e nulla pò volere;
onne possede e de nulla è corrutto,
però ch’ello n’è mozzo onne appetere;
l’essere e possedere — lo nichilo tutto
quel è condutto che me fa vilare.
     Vilisco onne cosa
ed onne cosa opo t’è possedere;
chi è cosa d’onne cosa,
nulla cosa mai non può volere;
questo è lo primo stato — de l’omo anichilato
che ha abnegato tutto suo volere.

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Tutto lo suo voler sí è abnegato
e fatt’ha l’unione,
ed èsse messo en mano de lo svegliato
per aver piú ragione;
son tranquillati i venti — de li passati tempi,
fatta è la pace del temporegiare.
     Passato ’l tempo del temporegiare,
venuto è un altro tempo ch’è magiore,
facciamo regemento per regnare
nel primo e nel secondo e nel megliore;
iura che ragion mantenga a tutte ore,
en nulla parte faccia demorare.
     En nulla parte demoranza faccia,
ma sempre sí se deggia esercitare,
però che lo ’ntelletto non è posato,
ché ancora va per mare; — chi ben non sa notare,
non se vada a bagnare,
subitamente porríase anegare.
     Anegar può l’omo per lo peccato,
chi non vede el defetto;
però ch’è dubitoso questo stato
a chi non vei l’affetto; — privato lo ’ntelletto,
sguardando ne l’affetto,
la luce che luce tenebría me pare.
     O entenebrata luce che en me luce,
que è ch’io en te non veggio?
Non veggio quel che deggio
e que non deggio veggio;
la luce che luce — non posso testare.
     Staendo en questa altura de lo mare,
io grido fortemente:
— Succurre, Dio, ch’io sto su l’anegare! —
E per fortuna scampai malamente;
non vadano a pescare
nell’alto de lo mare, ché fa follia
se d’onne cosa empría — non se vole spogliare.

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     Spogliar se vole l’omo d’ognecovelle,
cioè en questo stato,
e ne la mente non posseder covelle;
se nell’altro vuole essere chiamato,
dé’ esser purgato dal fuoco;
quello è luoco da paragonare.
     Abnegare se vole onne volere
che fin al cristallino è nagitto;
e nulla cosa se pò possedere
finente al tempo ch’io ho sopraditto;
queste l’ho certo scritto; — de lo secondo stato
non può essere operato,
cioè piú en su la terra, ben me pare.
     L’autunni son quadrati,
son stabiliti, non posson voltare;
li cieli son stainati,
lo loro silere me faccion gridare;
o profondato mare, — altura del tuo abisso
m’ha certo stretto a volerme anegare.
     Anegato onne entelletto è ’n un quiito,
però che son ghiacciate tutte l’acque,
de gloria e de pena so sbandito,
vergogna né onor mai non me piacque,
né nulla me despiace, — ché la perfetta pace
me fa l’alma capace
en onne loco potere regnare.
     Regnare nello regno
e nello regno sta lo principato;
navigase so segno,
possede Roma e tutto lo senato,
e questo senatore — sí sana onne langore,
l’apostolo te puote esercitare.
     Puote esercitare un cielo,
ché questo cielo sta molto celato;
ha perduto onne zelo
possede el trono e tutto el dominato,

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e lo patriarcato, — che tanto su è menato,
in Israel sí vole militare.
     Lo patriarca sí vol dimorare
entro ne l’arca degli suoi secriti,
ed in Israel sí vole regnare,
però en esso regno so fugiti,
loco si so uniti
ed han fugiti tutti gli altri regni:
quella è la terra che voglion redetare.
     Terra de promission n’è promessa,
ch’en essa terra regnò l’om perfetto;
e tutti gli perfetti regna en essa
che per virtute posto ci on l’affetto;
privato lo ’ntelletto, — sguardando nell’aspetto,
en onne loco se posson transformare.
     Formati senza forma,
mozze tutte le facce per amore,
però che son tornati en prima forma;
e questa è la cagione: — chi sta nel terzo stato
del novo Adam plasmato
non vol pensar peccato né operare.