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Le capate

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Giuseppe Gioachino Belli

1832 Indice:Sonetti romaneschi II.djvu sonetti letteratura Le capate Intestazione 1 marzo 2024 100% Da definire

Er coronaro Er fugone de la sagra famijja
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

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LE CAPATE.

     Co’ st’antre ammazzatore[1] sgazzerate[2]
Ch’hanno vorzùto[3] arzà[4] ffòra de porta,[5]
Nun ze[6] disce bbuscìa che Rroma è mmorta
Più ppeggio de le bbèstie mascellate.

     Dove se[6] gode ppiù com’una vorta
Quer gusto er venardì dde le capate,[7]
Quanno tante vaccine indiavolate
Se[6] vedeveno annà ttutte a la sciorta?[8]

     Si[9] scappava un giuvenco o un mannarino,[10]
Curreveno su e ggiù ccavarcature[11]
Pe’ Rripetta, p’er Corzo e ’r Babbuino.[12]

     Che rride[13] era er vedé ppe’ le pavure
L’ommini mette mano[14] a un portoncino,
E le donne scappà cco’ le crature![15]

11 gennaio 1832.

Note

  1. La pubblica ammazzatoia di animali destinati al cibo.
  2. Voce di spregio.
  3. Voluto.
  4. Alzare.
  5. Del Popolo.
  6. 6,0 6,1 6,2 Si.
  7. Erano dette capate [cioè "scelte."]Fonte/commento: Sonetti romaneschi/Correzioni e Aggiunte que’ branchi di bestie vaccine che sino agli ultimi tempi s’introducevano in Roma disciolte nel giovedì e venerdì d’ogni settimana per portarsi ai macelli.
  8. Alla sciolta.
  9. Se.
  10. Mandarino: nome che si dava a ciascuno di que’ buoi, muniti di un campanaccio al collo, destinati a guida delle altre bestie.
  11. Butteri a cavallo.
  12. Le tre vie che mettono capo alla Piazza del Popolo.
  13. Che ridere! ecc.
  14. Metter mano, per “entrare.„
  15. Creature.