Le donne di casa Savoia/XXIV. Anna Maria d'Orléans

Da Wikisource.
XXIV. Anna Maria d'Orléans

../XXIII. Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours ../XXV. Maria Adelaide di Savoia IncludiIntestazione 5 ottobre 2019 75% Da definire

XXIII. Maria Giovanna Battista di Savoia-Nemours XXV. Maria Adelaide di Savoia

[p. - modifica] Anna Maria d’Orléans

Prima Regina di Sardegna

moglie di Vittorio Amedeo II

1669-1728.

[p. 277 modifica]


XXIV.

ANNA MARIA D’ORLÉANS

Prima Regina di Sardegna

n. 1669 — m. 1728



......Vince de’ sassi
Il nativo rigor piccola stilla
Collo spesso cader. Rovere annosa
Cede a’ colpì frequenti
D’assidua scure.

Metastasio



V
ittorio Amedeo II, così degno di ammirazione

come principe, fra le altre aspirazioni della sua giovinezza ebbe quella di emanciparsi dalla consuetudine che dava alla Francia il monopolio dei matrimoni nella sua famiglia, e di sposare una principessa italiana, per affermarsi sempre più italiano e indipendente. Perciò aperse trattative con la Toscana, per avere in moglie Anna Maria Luisa dei Medici. Ma la cosa non ebbe resultato, poiché, come abbiamo già inteso, Luigi XIV vinse anche questa volta, e gli impose Anna Maria d’Orléans.

Al fiero giovinetto spiacque questa pressione, e forse essa fu la causa che non rese quel matrimonio completamente felice. [p. 278 modifica]Anna Maria, figlia di Filippo duca d’Orléans, unico fratello di Luigi XIV, non conobbe sua madre, Enrichetta d’Inghilterra, cara e spensierata creatura, dissoluta anzi che no, che brillò per un momento e si estinse; e fu educata dalla matrigna, Elisabetta di Baviera. Questa la trovò piccina di due anni (insieme alla maggior sorella, Maria Luisa, che nel 1679 fu moglie di Carlo II, Re di Spagna), l’amò immensamente, ne ebbe cura speciale e ne formò l’indole e l’educazione in modo mirabile, cosa che non sarebbe certo avvenuta se vi avessero presieduto i genitori.

Anna, buona e dolce, idolatrava la matrigna, che riguardava addirittura come madre, e pianse amaramente a separarsi da lei, e da tutto ciò che la legava alla patria.

Il 7 maggio 1684, Vittorio Amedeo si recò alla frontiera a ricevere la sposa. Egli aveva a quell’epoca diciotto anni precisi, Anna non ne aveva ancora finiti quindici. Essi fecero il loro ingresso in Torino, alle due del mattino del 20 maggio, e vi furono accolti al suono delle campane, allo sparo dei cannoni, con una illuminazione splendida, e dalle clamorose grida di una popolazione entusiasta. — Poco dopo terminate le feste del matrimonio, gli sposi andarono alla Venaria per passarvi l’estate, dove il Duca, tranne le poche corse che faceva a Torino per gli affari, spendeva tutto il resto del suo tempo in caccie e passeggiate con gli amici, trascurando, fino da quei primi giorni, la sua giovine compagna, in un modo atroce. [p. 279 modifica]Luigi XIV, che ne era minuziosamente informato, se ne mostrava afflittissimo, ma gli sembrava non fosse suo diritto intervenire nell’intimità della famiglia del Duca; e in quanto alla Duchessa madre, sebbene dolente di quella condotta del figlio, non poteva celare un sorriso di trionfo dinanzi a coloro che avevano voluto, ad onta sua, ammogliarlo così giovane, non essendo, essa diceva, i matrimoni precoci troppo favorevoli. Dal canto suo era amabilissima con la nuora, la cui indole mite ed affettuosa era fatta per svegliare la simpatia, e la cui interessante tristezza, mista all’angelica rassegnazione, che trapelavano da ogni atto di lei, le conciliavano tutti i cuori.

Il 6 dicembre 1685, Anna Maria ebbe la sua prima figlia, Adelaide; e Vittorio Amedeo si mostrò in questa circostanza sì buon marito e padre affettuoso, da darla ad intendere sino allo stesso ambasciatore francese, che fece di lui al suo Re i più diffusi elogi.

Sebbene Vittorio Amedeo non fosse stato spinto verso Anna da affetto, ebbe però presto in lei fiducia illimitata, e glielo dimostrò rimettendole la sovrana autorità invece che a sua madre, la prima volta che si allontanò dal Piemonte. Egli erasi guadagnata molta popolarità nei suoi Stati, pel suo fare di mescolarsi incognito al popolo; e la giovine Duchessa, che lo amava affettuosamente e intensamente, e si lusingava di essere amata, si prestava a compiacerlo sempre, e per questo in politica andavano perfettamente d’accordo, e il Duca sapeva di non aver un più fedele alleato di [p. 280 modifica]sua moglie. Se la Duchessa conobbe soltanto assai tardi le di lui infedeltà, egli la giudicò subito il fiore di innocenza e di candore che infatti era, e perchè non si contaminasse (era furbo, l’amico!) non voleva che essa avesse, neppure colla suocera, troppo contatto.

La prima assenza di Vittorio Amedeo derivò da questo: il Piemonte era tutto cattolico, ad eccezione di quelle poche vallate alpine dove abitavano i valdesi, buone, miti, quiete creature, affezionate al Duca, e che non davano noia ad alcuno; ma in verità a nessuno simpatici. Luigi XIV, che aveva fatto nel suo regno repulisti dei protestanti, non poteva sopportare che il Piemonte la facesse da indipendente, e lasciasse in pace coloro che offrivano asilo ai fuggiaschi di Francia, da lui perseguitati, e minacciò il Duca di una invasione francese nei suoi Stati, sotto lo specioso pretesto di riprendere i fuggitivi. Vittorio Amedeo, vista la poca popolarità che i valdesi avevano anche in Piemonte, la nessuna speranza di avere in Italia aiuti per sostenerli, e l’impossibilità di ottenerne dalle nazioni protestanti d’Europa, cede alla prepotenza di Luigi, e mosse contro di loro. Durante la di lui lontananza, Anna Maria condusse una vita scolorata e ritiratissima, non osando neppure di cercare qualche distrazione presso la suocera, perchè probabilmente così le era stato imposto.

Infatti la Duchessa madre, così scriveva in proposito alla sua amica M.e La Fayette: «S. A. R. è in una straordinarissima ritirata, e non ci vediamo che [p. 281 modifica]alla passeggiata e in chiesa, dove andiamo molto insieme. Sicuramente le è stata fatta la lezione prima della partenza, ed essa vi sta così attaccata, ed ha tanto timore, che non farebbe un passo ne direbbe una parola discordante per nessuna cosa al mondo, e quantunque muoia di noia, non me ne dice niente, ed io fìngo di non accorgermene (4 maggio).»

Il ritorno del Duca non ricondusse molta allegria alla Corte. Cessato l’ardore della mischia, egli considerava l’ingiustizia commessa e le conseguenze, e non si rassicurò se non quando, in parte almeno, ebbe rimediato e provveduto. Egli aveva anche fatto una gita di -piacere (così almeno la chiamò) a Venezia, per incontrarvi suo cugino Massimiliano, Elettore di Baviera, e principale confederato della Lega d’Asburgo con la Francia, e tutti gli altri partecipanti; ed anche questo aveva contribuito a ricondurlo serio, ritirato, e tutto dedito al lavoro. Cessarono perciò alla Corte tutti i divertimenti; la Duchessa, che non voleva se non piacergli, rinunziò al piccolo giuoco che si teneva la sera nel suo quartiere, e fino al ballo, il solo passatempo che le recasse diletto. Certamente a Venezia i due cugini non si erano divertiti soltanto, ed ora il Duca voleva calma e riposo.

Aspettavasi con una certa ansia che la Duchessa divenisse madre una seconda volta. Ma.... anche questa volta fu una bambina, Maria Anna, morta poi in tenera età. Fosse pel dispetto di non avere un maschio, o per qualche altra ignota causa, Vittorio Amedeo, che [p. 282 modifica]cuopriva col mistero la sua politica, non ebbe da allora più ritegno a coprire la sua condotta privata; e la povera Anna, tutta dedita ai suoi doveri, passava molte notti in lacrime, mentre l’infedele correva le avventure.

A questo si aggiunse per Anna lo scoppio della guerra dell’Impero contro la Francia, nella quale suo marito, dichiaratosi contro Luigi XIV, e suo fratello, si sarebbero trovati di fronte, sì che la sua salute, sempre un poco fragile, fu addirittura compromessa. Nondimeno, sapendo il marito gravemente ammalato di vaiuolo al campo, nulla temendo il contagio, corse ad Embrun, dove egli si trovava, per curarlo. Vittorio Amedeo, credendosi davvero malato mortalmente, accettò questa volta le offerte della moglie, che fu davvero insuperabile per abnegazione ed affetto. Trasportato a Torino appena la malattia, declinando, lo permise, e non procedendo troppo sollecita la convalescenza, il Duca decise terminarla in campagna, e scelse per suo soggiorno la palazzina preferita da Anna (che tanto compiacevasi della campagna e delle lunghe passeggiate a piedi), chiamata la Vigna (villa), che poi si chiamò Vigna della Regina, appunto in onore di lei, divenuta Regina, prima di Sicilia, poi di Sardegna. Questa Villa è precisamente quella che, tramutata ora nel Collegio delle Figlie dei Militari, si chiama tuttora Villa della Regina.

Tormentato dal male, che si era convertito in quartana doppia, deluso dagli alleati, stanco degli orrori della guerra, Vittorio Amedeo concluse finalmente la [p. 283 modifica]pace con la Francia, della qual cosa molto strillarono l’Imperatore e la Spagna. Ma essa portò al Piemonte molti vantaggi e la stipulazione del matrimonio della principessina Adelaide, allora undicenne, col figlio maggiore del Delfino.

Dopo tante torture, cagionatele da ben sei anni di guerra, e da dispiaceri d’ogni genere, Anna di Savoia vide sorgere un’aurora di pace, che nel suo pensiero leale ed onesto stimò durevole, ed oramai si credeva sicura di potere amare senza preoccupazioni la sua famiglia ed il paese.

Le era poi stato causa di somma letizia il matrimonio della sua primogenita col duca di Borgogna, letizia che le traspariva sul volto ad ogni istante. Aveva educato con ogni cura le figlie, di cui sempre erasi occupata minutamente, come una borghese qualunque, non staccandole mai da se, e vegliandole essa stessa fin nelle piccole malattie; perciò se il doversi separare da Adelaide l’aveva angustiata, il riflettere che essa andava nella sua patria, a vivere con tante persone a lei care, ne attenuava assai l’amarezza. Eppoi essa non era, pel momento, che una bambina, che ancora non si sarebbe sposata; e quando la posizione le avesse creato intorno i maggiori pericoli, allora sarebbe già abituata al nuovo ambiente.

Qualche tempo dopo questa partenza, cioè nel 1699, Anna ebbe felicemente un figlio maschio, Vittorio Filippo, e gli sposi sabaudi esultarono uniti alla vista di quel rampollo, intorno a cui si raccoglievano tutti i [p. 284 modifica]voti e le speranze del paese. La gioia del Duca poi non ebbe confini, e fu detto che trovava nel suo cuore moti di paternità sì fatti che rassomigliavano a furore, piuttosto che ad affetto calmo e sereno.

Nel 1700 venne stabilito il matrimonio della secondogenita di Anna, la principessa Maria Luisa, col nuovo Re di Spagna, Filippo V (il duca d’Angiò. fratello del duca di Borgogna), che ebbe luogo nel 1701, con grande soddisfazione della Duchessa.

In quell’anno era anche nato ad Anna un altro maschio, Carlino (che fu poi Carlo Emanuele III, il vendicatore di sua madre), accolto in famiglia con gran gioia, perchè la dinastia era così doppiamente assicurata.

Scoppiata nel 1704, e proseguita poi nel 1705, una seconda guerra contro la Francia, la povera Anna fu nuovamente in crudele ansietà; tanto più che anche la Spagna guerreggiava allora con l’Austria, e Maria Luisa era colà Reggente, ne poteva far voti unanimi ai suoi, perchè contrari agli interessi di Vittorio Amedeo. Anche Adelaide la tormentava con continui lamenti circa l’ostinazione, in politica, del padre.

Intanto l’assedio stringevasi intorno a Torino, e lo dirigeva il fratello stesso di Anna! E ad onta di questo, ad onta delle promesse francesi, riguardo a lasciare libera la ritirata alle Duchesse e ai principini, Anna di Savoia lasciò la sua reggia, al fischio delle palle sparate dai suoi compatriotti, e tenendosi per mano i figliuoletti impauriti. [p. 285 modifica]Usciva, fortunatamente, illesa dalla città, dirigendosi verso Cherasco, prima stazione del penoso pellegrinaggio che intraprendeva, insieme alla suocera. Di lì, non essendo sicure, esse dovevano recarsi, mediante un lungo giro, a Savona, terra della repubblica di Genova, quindi, sopra galee genovesi, a Genova stessa. Viaggio doloroso, angustiato da pericoli e timori, per strade disagevoli, con poco seguito, spesso di notte, ed ora coi bambini, or colla suocera, ammalati.

In questi giorni di sventura, a Genova, Anna non si permise che delle visite ai monasteri, svago questo molto prediletto dalle principesse di Casa Savoia.

La prova peraltro non durò a lungo, in grazia dell’eroismo di Pietro Micca, e il 7 settembre, Vittorio Amedeo, felice per la vittoria che gli rendeva libera Torino, rientrava nella valorosa e fedele città, e di là subito richiamava presso di se la famiglia.

Questa vittoria, che feriva a morte il dominio francese in Italia, non ebbe per seguito la pace. Le ostilità continuarono ancora fino al 1713, anno in cui, finalmente quella fu conchiusa, ad Utrecht, e così denominandosi per la storia: ma la Duchessa, ancora Reggente, poteva vivere in una relativa calma, soltanto amareggiata dal dovere accogliere amorevolmente, proprio allora, due figli illegittimi del marito, da lui riconosciuti ed ammessi alla Corte. E verso di essi, non certo cattivi, essa fu un angelo, l’angelo della rassegnazione, quale del resto fu sempre durante tutta la sua vita. Però, i bollori del Duca, dopo quella scara[p. 286 modifica]muccia, si calmarono, e ad Anna fu dato godere un poca di quella tranquillità che le era sempre mancata nella sua giovinezza.

Dalla pace di Utrecht, occasionata dalla morte di Giuseppe I, Vittorio Amedeo ebbe molti vantaggi, fra i quali il dominio di Sicilia e il titolo di Re. Ma questa notizia veniva troppo dappresso ad una sciagura, perchè Anna potesse provarne i benefici effetti: intendo parlare della morte, quasi improvvisa e misteriosa, della giovine e brillante duchessa di Borgogna, di cui dovremo in breve occuparci, seguita dopo soli otto giorni da quella del di lei marito.

La Sicilia, esultante di essere liberata dai monarchi spagnoli, chiedeva che il suo nuovo Re si recasse colà per esservi incoronato.

Vittorio Amedeo ed Anna Maria ascoltarono le voci festose di questa terra italiana, che applaudiva e desiderava il suo Re italiano. Ma appena la corona regale fu sulla fronte di Anna, quasi la sorte volesse provarle una volta di più che non vi è rosa senza spine, e funestare la gioia di cui essa godeva vedendo contento il marito, giunse la notizia della malattia, e subito dopo della morte dell’altra sua figlia, la Regina di Spagna!

Poi subito dopo il ritorno in Piemonte, il primogenito ed erede del regno, il sedicenne principe di Piemonte, seguiva nella tomba le sorelle! E la Regina sventurata, di tanti figli non ne aveva più che uno solo, Carlo Emanuele III (il povero Carlino, tanto trascu[p. 287 modifica]rato dal padre), sulla testa del quale celare le sue amarissime lacrime.

Anna visse ancora alcuni anni, vide sposo due volte Carlino, alle cui mogli essa fu madre affettuosa, continuando la sua vita di modeste virtù e di sacrifici, ultimo dei quali fu celare il male che l’opprimeva per assistere la nuora inferma. E tanto ella fu forte anche in quegli ultimi giorni, che parve a tutti rapita improvvisamente, spegnendosi in 18 ore, dalla manifestazione della malattia, il 26 agosto 1728.

Anna Maria morì da santa come era vissuta, e fu universalmente compianta.