Le meraviglie di Milano/Divisione del capitolo terzo

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Divisione del capitolo terzo

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Bonvesin de la Riva - Le meraviglie di Milano (XIII secolo)
Traduzione dal latino di Ettore Verga (1921)
Divisione del capitolo terzo
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DIVISIONE DEL CAPITOLO TERZO

I. Qualità dei cittadini. - II. Numero degli uomini secolari nella città e nel contado. - III. Numero delle canoniche e delle Corti regolari. - IV. Numero delle cappelle. - V. Numero dei conventi. - VI. Numero degli ospedali. - VII. Numero delle case degli Umiliati. - VIII. Numero dei monaci di S. Agostino. - IX. Numero delle case dei poveri. - X. Numero dei frati abitanti con la famiglia. - XI. Numero di tutti gli esclusi dal regime secolare. - XII. Numero delle bocche in Milano e contado. - XIII. Numero delle parrocchie della città. - XIV. Numero di tutti gli abitanti della città. - XV. Numero dei fanti nella città. - XVI. Numero dei cavalieri nella città. - XVII. Numero dei leghisti e decretisti. - XVIII. Numero dei notai. - XIX. Numero dei servitori. - XX. Numero dei trombetti. - XXI. Numero dei medici detti fisici. - XXII. Numero dei chirurghi. - XXIII. Numero dei maestri di grammatica. - XXIV. Numero dei dottori in canto ambrosiano. - XXV. Numero [p. 14 modifica]numero dei maestri di leggere e scrivere. - XXVI. Numero dei scrivani.- XXVII. Numero dei fornai. - XXVIII. Numero dei tavernieri. - XXIX. Numero dei marinai. - XXX. Numero dei pescatori in laghi e fiumi. - XXXI. Numero degli albergatori. - XXXII. Numero dei fabbri ferrai. - XXXIII. Numero dei fabbricanti di sonagli. - XXXIV. Dei Capitani e Valsassori ed altri nobili, e quanti vanno a caccia con astori e falconi. - XXXV. Numero delle lapidi sepolcrali.

ELOGIO DI MILANO RIGUARDO ALLA POPOLAZIONE.

I. - Anche rispetto alla popolazione, Milano è prima fra tutte le città del mondo. I nativi d'ambo i sessi sono d'una statura piuttosto alta, ilari e benigni nell'aspetto; sono sinceri e incapaci di trattar con malizia i forestieri, perciò anche fra genti straniere sono più apprezzati di altri. Vivono con decoro e con ordinata larghezza. Vestono con eleganza ; dovunque si trovino, o in patria o fuori, sono abbastanza larghi nello spendere, dignitosi, piacevoli nei loro tenor di vita.

In tanta varietà di linguaggi, il loro è tra i più facili ad essere parlato e ad esser compreso. Così pure il loro aspetto basta a farli riconoscere in mezzo a qualsiasi gente... Sono più [p. 15 modifica]d'ogni altro popolo religiosi... (13) Insomma, non sono essi fra tutti i popoli i più degni di stima?

A questo punto qualcuno domanderà: « perchè tanto esalti le doti dei milanesi? non è forse a tutti noto come fra loro allignino gli odii, i tradimenti, le discordie civili, le violenze? Tu hai torto ». Ed io rispondo: questo argomento non ha valore, come non lo avrebbe quest'altro : – fra i dodici apostoli furon dissensi, fu il tradimento di Giuda, ci fu anche chi negò tre volte Cristo; - son forse per questo gli apostoli meno venerandi?

Qualcun altro domanderà ancora: « perchè mai, se i milanesi possiedono le qualità che tu decanti, la loro bontà non vale a reprimere tante nequizie? » Ed io rispondo: perchè troppo spesso i figli delle tenebre sono nelle iniquità più intelligenti e scaltri che i figli della luce, nelle buone opere. Lascio ora questo al vostro giudizio e proseguo a trattare il mio tèma.

II. - Nella città e nel contado, o distretto che dir si voglia, ogni giorno la popolazione aumenta e i fabbricati si estendono. E come non dovrebbe la popolazione aumentare dove si vive tanto bene? Epperò, tra cittadini e forensi d'ogni condizione, si contano complessivamente più di duecentomila uomini atti a combattere in guerra. Sono da questo numero esclusi gli individui di diverse qualità esenti dalla milizia: monaci, canonici ed altri ecclesiastici e religiosi, o professi o viventi nelle [p. 16 modifica]proprie case co' loro famigliari. E son tanti che basterebbero a formare una provincia anche di molto estesa: dirò, per darne la prova, cose straordinarie, ma non lontane dal vero.

III. - Infatti nella città son dieci canoniche, esclusa quella della Cattedrale; nel contado settanta, escluse le sette degli umiliati, e ventuna curie regolari.

IV. - Inoltre, solo nella città, si trovan novantaquattro cappelle: quelle di fuori le conti chi può e ne troverà più di settecento. Tutte queste canoniche, curie regolari e cappelle manteugono beneficiari con redditi adeguati.

V. - Sono entro la città sei conventi di frati, otto di monache: nel contado si contano, complessivamente, almeno cinquantaquattro conventi d'entrambi i sessi, gran parte de' quali è prospera sia pel numero de' conventuali che per l'abbondanza dei redditi.

VI. - Esistono nella città e nel suburbio, il quale è sempre sottinteso quando si parla della città, dieci ospitali per malati, forniti di rendite discrete, tra i quali primeggia l'ospedale del Brolio, ricco di cospicui possedimenti, fondato nel 1145 da Goffredo da Bussero, dove, secondo precise informazioni date dai frati e decani ad esso addetti, trovansi talora, e specialmente in quaresima, quando se ne fa la rassegna (14), più di cinquecento infermi a letto e più che altrettanti non obbligati al letto. Questo ospedale provvede anche all'allattamento di trecentociuquanta, e più, bambini affidati fin dalla loro nascita ad apposite balie. Tutti gli [p. 17 modifica]infermi poveri, eccettuati i lebbrosi ai quali è destinato un altro ospedale (15), vi trovano letto, abbondante vitto e affettuose cure. I poveri che hanno bisogno di operazioni chirurgiche vi sono premurosamente curati da tre chirurghi speciali, stipendiati dal Comune. Nessuno, in fine, che sia afflitto dalla miseria, batte invano alla porta, del Brolio.

Gli ospedali del contado son circa quindici.

VII. - Sono nella città e nel contado duecentoventi case di Umiliati del secondo ordine d'ambo i sessi, dove moltissimi attendono, ad un tempo, alle pratiche religiose e ai lavori manuali. La principale è la casa di Brera (16). Stte sono, come abbiam detto, le canoniche di quest'Ordine.

VIII. - Non meno di sessanta conventi per entrambi i sessi vi possiede l'Ordine del beato Agostino, i quali dipendono direttamente dal Pontefice o da commissari da esso delegati.

IX. - Abbondano anche i conventi di regolari votati a povertà; il principale, per numero di conviventi, è quello dei Predicatori; vien poi quello dei Minori che ha alle sue dipendenze nove case nel contado: seguono gli Eremitani e i Carmelitani, ed altri diversi Ordini che ricettano più di quattrocento religiosi. Tutti Vivono di elemosina (17).

X. - Esistono anche alcuni monasteri di donne votate a povertà tra i quali quello di S. Apollinare, dell' Ordine francescano, si distingue per il numero, per la nobiltà, per l'onesta e santa vita delle religiose. Che [p. 18 modifica]dirò degli altri Ordini monastici come dei cavalieri di S. Maria, del terzo Ordine degli Umiliati, di quei della Penitenza, che vivon co' propri famigliari e, fra la città e il territorio, contano più di settecento affiliati? Tralascio anche di parlare del numero delle donne ascritte a questi Ordini e di tutti gli altri che vestono abito religioso. Dei quali alcuni hanno fatto dedizione di sè o dei propri beni a monasteri, oppure con abito di conversi vi prestano servizio ; altri servono presso le chiese, altri vivono da eremiti o da reclusi, assistiti da conversi, o in qualunque altro modo sono esclusi dal ceto dei secolari. Di tutti costoro rinuncio a parlare specificatamente.

XI. - Questo però posso in generale e con sicurezza affermare che, entro la città e fuori, compresi i preti e chierici vestenti l'abito, più di diecimila religiosi, escluse le donne, vivono di pane ambrosiano. Ai loro meriti e alle loro preghiere si deve l'aver Dio salvata la nostra città da tanti pericoli.

XII. - Questo fiorir di comunità religiose è una prova evidente della bontà dei cittadini.

Ed ora che dirò della enorme popolazione di Milano e del suo contado?

Qui bisognerebbe tacere e lasciare che chi è capace di contarla la conti. Ma io, perdonatemelo, qualche cosa vo' dire, giacche, secondo un mio calcolo (che molti asseriscono essere esatto), più di settecentomila bocche d'ambo i sessi, contando anche i bambini, vivono sulla superficie dell'ambrosiana terra cui Dio largisce [p. 19 modifica] ogni giorno (e pare un miracolo) ambrosiani alimenti.

XIII. Non sarà giusto il mio calcolo quando solo nella popolosissima città son centoquindici parrocchie tra le quali ve n'ha sicurissimamente alcune che noverano più di cinquecento Famiglie, ed altre che ne comprendono circa mille?

XIV. - Del resto, ripeto, chi vuol contare quante bocche umane popolano sì grande città, lo faccia. E quando avrà esaurito il conto ritengo per certo ne avrà trovate più di dugentomila giacchè diligenti investigazioni hanno provato che nella sola città si consumano, comprese le tempora, più di mille e dugento moggia di grano come attestano gli esattori dei tributi pagati dai mulini sul grano macinato.

XV. - Chi vuoi conoscere il numero dei combattenti in tempo di guerra sappia che in Milano vivon più di quarantamila persone atte a maneggiar contro il nemico la lancia o la spada.

XVI. - Se volete sapere quanti cavalieri la nostra città può mettere in campo, vi dirò che da essa e dal contado si potrebbero levare, a un ordine del Comune, diecimila cavalli atti alla guerra.

Ed ora, affinché la verità di quanto ho fin qui affermato risulti evidente anche per altra via addurrò nuovi argomenti.

XVII. - Vivono nella sola città centoventi dottori in ambe le leggi il cui Collegio, e per numero e per sapienza, non si creda abbia pari [p. 20 modifica]nel mondo. Sempre essi son disposti a dar consigli ai litiganti, e volentieri accettano ricompense in denaro.

XVIII. - Più di millecinquecento sono i notari, e moltissimi sono ottimi estensori di contratti.

XIX. I messi del Comune, volgarmente detti servitori, sono sicuramente seicento.

XX. - Il Comune mantiene sei tubatori principali, uomini egregi ed onorevoli, che, ad onore della loro grande città, tengon cavalli e condncono vita decorosa al pari dei nobili. Per la loro abilità si distinguono da tutti i tubatori del mondo. Non si è mai, in tutto il mondo, sentita una fanfara così terribile e così appropriata al tumulto della guerra come la loro, la quale esprime ad un tempo la grandezza ed il valore della nostra città.

XXI. - I medici, volgarmente detti fisici, sono ventotto.

XXII.- I chirurghi, di varie specialità, più di centocinquanta, dei quali molti, già essendo eccellenti medici, hanno appresa, la chirurgia per antica tradizione di famiglia, e non si crede abbiano pari nelle altre città della Lombardia.

XXIII. - Otto sono i professori di grammatica e ciascuno ha sotto di sè una copiosa scolareaca; e insegnano con grande studio e diligenza; e superano (io stesso l'ho verificato) i maestri di altre città.

XXIV. - Ai quattordici espertissimi maestri [p. 21 modifica]di canto ambrosiano si deve se tanti chierici si trovano nella nostra città.

XXV. - Più di settanta i maestri elementari.

XXVI. - I copisti, quantunque in Milano non esista una Università degli studi, superano i quaranta, e, trascrivendo ogni giorno libri colle loro mani, si guadagnan la vita.

XXVII. - Trecento forni, come si sa dai registri del Comune, cuociono in città il pane per il pubblico. Molti altri, credo più di cento, sono riservati ai monaci ed ai religiosi d'ambo i sessi.

XXVIII. - Le botteghe dovse si vende al minuto un numero infinito di mercanzie sono certo più di mille.

XXIX. - I macellai ammontano a più di quattrocentoquaranta e ne' loro macelli si vendono copiosamente ottime carni d'ogni genere di quadrupedi, conforme ai nostri gusti.

XXX. - Più di diciotto pescatori pescano ogni giorno nei laghi del nostro contado ogni genere di pesci, trote, dentici, capitoni, tinche, temoli, anguille, lamprede, granchi, infine ogni qualità di pesce grosso e minuto; più di sessanta pescan ne' fiumi; coloro poi che portaono alla città il pesce delle infinite acque correnti assicurano di essere più di quattrocento.

XXXI. - Oltre centocinquanta sono gli albergatori.

XXXII. - Circa ottanta i maniscalchi, e questo numero dà un'idea della frequenza di cavalli e cavalieri. Non starò a dirvi quanti siano i fabbricanti di selle, di freni, di sproni e di staffe. [p. 22 modifica]XXXIII. - Sono in Milano più di trenta fonditori di quelle campanelle dal suono dolce che si appendono al collo dei cavalli, e non so che si fabbrichino altrove, e ognuno ha sotto di sè molti operai.

Credo che farei stupire i lettori se volessi descrivere il numero degli artefici d'ogni genere, dei tessitori di lana, di lino, di cotone e di tela, dei calzolai, dei lavoranti in pellami, dei sarti, dei fabbri d'ogni maniera; se volessi parlar dei mercanti che percorrono pe' loro negozi ogni regione del mondo e prendono parte ragguardevole in tutte le fiere, e de' rivenditori, e dei venditori all'incanto. Son queste cose tanto note fra noi che basta averle accennate, e bastano a far comprendere la densità della popolazione e la folla dei forestieri accorrenti alla nostra città (18).

XXXIV. - Neppur vo' parlare delle diverse classi che popolano il contado : quanti vi sian nobili, di insigne prosapia, quanti dottori nelle varie arti, quanti medici, mercanti, agricoltori e artefici d'ogni genere : lo immagini chi può. Dirò una cosa sola, pur tacendo le altre : che, tanto nella città quanto nel contado, son moltissimi uomini d'alta nobiltà de' quali una gran parte chiamansi valvassori da valvae (porte), giacchè, quando gli Imperatori romani si trovavano a dimorare nel pretorio ambrosiano, era proprio della dignità loro il far da portieri nella Curia imperiale. Altri, di maggior nobiltà, si chiamano Capitani, da capo, dacchè eran capi delle pievi (19). Oltre a, questi due [p. 23 modifica]Ordini, altri molti ne esistono di nobili stirpi. Chi vuol meglio rendersi ragione della verità sappia che fra i nobili della città e del contado ve n'ha più di cento che allevano per loro svago astori e falconi. Innumerevoli sono poi gli sparvieri riservati alla caccia (20).

XXXV. - Prima di chiudere questo capitolo dirò che i nostri concittadini come in vita così in morte mantengono alto il decoro, e si fanno seppellire con pompa. Fanno di ciò testimonianza le più di duemila urne, o di marmo, o di selce, o d'altra pietra, che si trovan nella sola città, così nelle chiese come negli annessi cimiteri, urne con coperchi della medesima pietra, tutti d'un pezzo. Ve n'ha parecchie valutate oltre venti marche d'argento.

Abbiamo ormai descritto la grandezza di Milano rispetto alla posizione, agli edifici e agli abitanti. Passiamo ora a trattare del resto.