Le odi di Orazio/Libro primo/XVII

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Libro primo
XVII

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
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XVII.


Spesso l’ameno Lucretile, agile
  Col Liceo muta Fauno, e dall’ignea
    Estate e da’ venti piovosi
    4Le mie caprette sempre difende.

Per quanto è il bosco secure cercano
  Timi ed ascosi corbezzi; svíansi
    Del marito olente le mogli;
    8Nè paura di verdi colubri

O di marziali lupi han le tenere
  Capre, ove dolce le valli, o Tindari,
    Echeggino d’Ustica acclive
    12E le rupi muschiose alla piva.

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Gli Dei me guardan; agli Dei piacciono
  La pietà e ’l canto mio. Qui la Copia
    A te verserà dal benigno
    16Corno un’onda di onori campestri.

Qui in valle occulta, de la canicola
  Schiverai ’l foco; su teja cetera
    Dirai di Penelope e della
    20Vitrea Circe affannantisi in uno.

Qui all’ombra nappi d’innocuo lesbio
  Trarrai; qui pugne con Marte mescere
    Tioneo Semelio non osa;
    24Nè paura o sospetto aver dèi

Non il protervo Ciro d’un subito
  L’iniqua mano cacci, ed in collera
    Il serto aderente alle chiome
    28E la veste innocente ti strappi.