Le odi di Orazio/Libro primo/XXVII

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Libro primo
XXVII

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
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XXVII.


Pugnar fra tazze fatte a letizia
    Uso è de’ Traci: smettete il barbaro
        Costume, e tenete il modesto
        4Bacco lungi da risse cruente.

Da vin, da lampe il medo acínace
    Immane oh quanto discorda! L’empio
        Clamore lenite, o compagni,
        8E sul gomito cheti posate.

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Volete io pure trinchi del valido
    Falerno? Dica prima d’Opunzia
        Megilla il fratel di che piaga,
        12Di che strale ei beato perisca.

Ei non n’ha voglia? Nè voglio io bevere
    Ad altro patto. Qualunque Venere
        Ti domi, non t’arde in ontosi
        16Fochi, e in nobile amor sempre pecchi.

Checchè tu abbi, su via, deponilo
    Ne’ miei fidati orecchi. Ahi, misero
        In quale Cariddi t’affanni,
        20Fanciul degno di fiamma più bella!

Qual maliarda, con filtri tessali
    Qual potrà mago, qual dio discioglierti?
        Da triforme Chimera avvinto
        24Te slegar potrà Pegaso appena.