Le odi di Orazio/Libro terzo/VI

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Libro terzo
VI

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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
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VI.


Le colpe avite non meritevole
    Tu sconterai, Roman, se i tempj
        E l’are cadenti e le statue
        4Non restauri dal fumo annerite.

Perchè agli Dei minor ti reputi,
    Regni: indi il fine, indi il principio
        D’ogni opera; i Numi negletti
        8Molti a Esperia diêr mali ed affanni.

Omai due volte Monese e Pácoro
    Gl’inauspicati impeti vinsero
        De’ nostri; agli esigui monili
        12Gongolando essi aggiungon la preda.

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Già già occupata dalle discordie
    Distruggean Roma Daci ed Etíopi,
        Questi in navi guerresche, gli altri
        16In lanciare saette tremendi.

Da pria, di colpa fecondi i secoli
    Nozze, progenie, case inquinarono:
        Da tal fonte nato ogni male
        20Nella patria, nel popol discorse.

Imparar gode movenze joniche
    E atteggiamenti studia la vergine
        Acerba, e già medita sozze
        24Tresche fino dagli anni suoi primi;

Poi, del marito fra ’l vino, cercasi
    Più giovin ganzo; nè cui gl’illeciti
        Favori conceda, furtiva,
        28A lucerne già tolte, si elegge,

Ma, non ignaro lo sposo, levasi
    Ecco, chiamata da un rivendugliolo,
        O da un mastro di nave ispana,
        32Comprator d’ignominia a gran prezzo.

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Non di tai padri nacquero i giovani,
    Che il mare tinser di sangue punico,
        E Pirro atterrarono e il grande
        36Antióco ed Annibale orrendo;

Ma, viril prole di agresti militi,
    Esercitata le glebe a volgere
        Con zappa sabellica, al cenno
        40Della madre severa i recisi

Fusti portavan, quando mutavasi
    L’ombra de’ monti, e il Sol fea liberi
        Dal giogo i buoi stanchi, e la dolce
        44Ora, il carro occultando, adducea.

Ma il tempo edace che mai non logora?
    L’età dei padri peggior’ degli avoli
        Più malvagi produsse noi,
        48Che progenie più trista daremo.