Le poesie religiose (1895)/Per una medaglia di Gerone
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PER UNA MEDAGLIA DI GERONE
Lungi a quest’ibridi regni, alla fatua
Stirpe, o non docile mio cor: son queste
Di Geron l’inclite sembianze: un’aura
4Della sua gemina gloria m’investe.
Ecco, o un insolito miraggio illudemi,
Le siracusie porte e la reggia
Cara agli aònidi; fra’ trofei libici
8Qui la vittoria d’Imera aleggia.
Non è d’Eleusi questa la tragica
Musa? Odo il gemito dei Persi; oscura
Sorge di Dario l’ombra: oh de’ Battrj
12Strage, oh dell’Asia doppia sciagura!
Ascolta: all’aule specchianti fremono
Della cèa nenia dolci i tintinni;
Come apollinei cavalli irrompono
16Dall’aurea cetera tebana gl’inni:
Austero a’ fervidi teatri pungere
Plutone ed Ercole osa Epicarmo;
Ridon le Grazie venuste, e spirano,
20Pria di te, o Pericle, la vita al marmo.
O giorni, o sicoli trionfi, o indigeti
Numi, voi giovano per le agonali
Gare gli olimpici serti, voi gli ozj
24Dotti e le liriche pugne immortali.
Morì la rosea prole saturnia,
Morì; ma giovine fiammeggia, come
Sole, la gloria vostra, ed illumina
28Del dinomènide monarca il nome.
Pasciuto or d’abili vergogne, calcitra
Beato all’auree greppie Trasibulo:
E con vinifluo labbro Calliope
32Su l’anche a Taide batte il turibulo.
Russate, Eumenidi briache: fornica,
O Temi: all’aula, mutata in ghetto.
Il sangue, l’anima, l’onor d’Italia
36Appalta lepido ser Ciappelletto.