Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CCCXVI

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Sonetto CCCXV Sonetto CCCXVII

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SONETTO CCCXVI.


D
Eh porgi mano a l’affannato ingegno,

     Amor, et a lo stile stancho et frale,
     Per dir di quella ch’è fatta immortale,
     4Et cittadina del celeste regno;
Dammi, signor, che ’l mio dir giunga al segno
     De le sue lode, ove per sè non sale,
     Se vertù, se beltà non ebbe eguale
     8Il mondo, che d’aver lei non fu degno.
Responde: - Quanto ’l ciel et io possiamo,
     E i buon’ consigli, e ’l conversar honesto,
     11Tutto fu in lei, di che noi Morte à privi.
Forma par non fu mai dal dì ch’Adamo
     Aperse li occhi in prima; et basti or questo:
     14Piangendo i’ ’l dico, et tu piangendo scrivi. -