Le rime di M. Francesco Petrarca/Sonetto CXCVII

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Sonetto CXCVI Sonetto CXCVIII

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SONETTO CXCVII.


Q
Ual ventura mi fu, quando dall’uno

     De’ duo i più belli occhi che mai furo,
     Mirandol di dolor turbato, e scuro
     4Mosse vertù che fe’ ’l mio infermo, e bruno!
Send’io tornato a solver il digiuno
     Di veder lei che sola al mondo curo;
     Fummi'l ciel', ed Amor men che mai duro;
     8Se tutte altre mie grazie insieme aduno:
Che dal destr’occhio, anzi dal destro Sole,
     Della mia Donna al mio destr’occhio venne
     11Il mal che mi diletta, e non mi dole:
Et pur; com’intelletto avesse, e penne;
     Passò: quasi una stella che ’n ciel vole;
     14E natura, e pietate il corso tenne.