Le supplici (Eschilo)/Terzo canto intorno all'ara

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Terzo canto intorno all'ara

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Eschilo - Le supplici (472 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1921)
Terzo canto intorno all'ara
Secondo episodio Terzo episodio
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TERZO CANTO INTORNO ALL’ARA


Nuove evoluzioni danzate.

Strofe I
È questo il punto, o Superi
figli di Zeus, che piacciavi
udir quanto io per queste genti invoco.
Non mai preda del fuoco
questi pelasgi valli
riduca Ares che infuria
fra grida ostili ai balli,
che in maggesi insüete
spenti gli uomini miete.
Ché pïetosi emisero
voto propizio, e onorano
questa supplice nostra
gregge che a Zeus si prostra.

Antistrofe I
A favore degli uomini

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il voto essi non diedero,
negando onore al nostro stato afflitto.
Anzi, al vigile invitto
Signor delle vendette1
ebber riguardo. Qual mai tetto d’uomini,
s’egli vi poggi in vetta,
andrà dal cruccio illeso?
Essi le consanguinee
di Zeus supplici onorano.
Perciò saranno cari
dei Numi ai puri altari.

Strofe II
Su via, dai labbri nostri, all’ombra volino
delle supplici rame,
queste mie devotissime
preci. Non mai la fame
renda questa città deserta d’uomini,
né cittadina guerra
mai di caduti insanguini la terra.
Non mietuto rimanga il fior dei giovani:
né Marte, d’Afrodite
l’omicida amator, strappi il rigoglio
delle giovani vite.

Antistrofe II
E l’are, asilo dei canuti, accolgano,
al buon consiglio intenti,
i vecchi. Essi dirigano

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720con savî ordinamenti
questa città che Giove prima venera,
che gli ospiti protegge:
Argo ei diriga ognor con savia legge.
E di quanti altri beni il suolo germina
725sia questa terra altrice,
e vegli ai parti delle donne Artèmide,
la Dea saettatrice.

Strofe III
Né contagio mai giunga, Argo a distruggere
con la furia omicida,
730onde si desti il Dèmone
eccitator di pianti,
schivo di danze e canti,
e suonino alte cittadine grida.
Lontana stia dai cittadini l’orrida
735dei morbi infesta schiera;
e benigno si mostri ognora ai giovani
Febo che in Licia impera.

Antistrofe III
E Giove padre, questa terra, fertile
renda cosí, che i frutti
740d’ogni stagion vi crescano,
e che sempre feconde
sian le greggi errabonde;
e largiscano i Numi i beni tutti.

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E nelle feste dei Beati destino
i cantori la Musa:
suoni la voce, amica della cétera,
da pure labbra effusa.

Strofe IV
Ai cittadini i privilegi debiti
serbi il poter, che tiene
della città le briglie, e al comun bene
pensa, e prevede l’avvenire. E onesti
compensamenti agli stranieri accordino
senza dolori, pria ch’Are si desti.

Antistrofe IV
E gli Dei che la terra hanno in custodia
onore abbian di tauri
sgozzati, e di trofei fitti di lauri,
come l’avito vuole uso. Il diritto
dei genitori, sulle sacre tavole
della Giustizia, al terzo posto è scritto.

Compiute le evoluzioni, le fanciulle si aggruppano di nuovo intorno all'altare.

Note

  1. [p. 351 modifica]Il vigile invitto signore delle vendette è Giove.