Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori (1568)/Nuova dedica

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Nuova dedica

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Prima dedica
[p. iii modifica]

ALLO ILLUSTRISSIMO E ECCELLENTISSIMO

SIGNOR COSIMO MEDICI

DUCA DI FIORENZA

E SIENA

Signor suo Osservandissimo


CCO doppo diciassette anni, ch’io presentai quasi abbozzate a Vostra Eccellentia Illustrissima, le vite de<’> piu celebri Pittori, Scultori, e Architetti, che elle vi tornano innanzi, non pure del tutto finite, ma tanto daquello che ell’erano immutate, e in guisa piu adorne, e ricche d’infinite opere, delle quali insino allora io non aveva potuto avere altra cognizione, che per mio aiuto non si può in loro, quanto a me, alcuna cosa desiderare. Ecco dico che di nuovo vi si presentano Illustrissimo, e veramente Eccellentissimo Signor Duca, con l’aggiunta d’altri nobili, e molti famosi artefici, che da quel tempo insino a oggi sono dalle miserie di questa passati a miglior’ vita: e d’altri, che anchor che fra noi vivano, hanno in queste professioni si fattamente operato che degnissimi sono d’eterna memoria. E di vero è a molti stato di non picchola ventura, che io sia per la [p. iv modifica]benignità di colui, a cui vivono tutte le cose, tanto vivuto, che io abbia questo libro quasi tutto fatto di nuovo: percioche come ne ho molte cose levate, che senza mia saputa, e in mia assenza vi erano, non so come, state poste, e altre rimutate, cosi ve ne ho molte utili, e necessarie, che mancavono, aggiunte. E se le effigie, e ritratti, che ho posti di tanti valenti uomini in questa opera, de i quali una gran parte si sono avuti con l’aiuto, e per mezzo di Vostra Eccellentia, non sono alcuna volta ben simili al vero, e non tutti hanno quella proprietà, e simiglianza, che suol dare loro la vivezza de<’> colori, non è però che il disegno, e i lineamenti non sieno stati tolti dal vero, e non siano e propij, e naturali; senza che essendomene una gran parte stati mandati dagli amici, che ho in diversi luoghi, non sono tutti stati disegnati da buona mano. Non mi è anco stato in cio di piccolo incommodo la lontananza, di chi ha queste teste intagliate, però che se fussino stati gli intagliatori appresso di me, si sarebbe per avventura intorno a cio potuto molto piu diligenza, che non si è fatto, usare. Ma comunche sia, abbiano i virtuosi, e gli artefici nostri, a comodo e benefizio dei quali mi sono messo a tanta fatica, di quanto ci averanno di buono, d’utile, e di giovevole, obbligo in tutto a Vostra Eccellenza Illustrissima, poi che in stando io al servigio di lei, ho avuto con lo ozio, che le è piaciuto di darmi, e col maneggio di molte anzi infinite sue cose, comodità di [p. v modifica]mettere insieme, e dare al mondo tutto quello, che al perfetto compimento di questa opera parea si richiedesse, e non sarebbe quasi impietà, non che ingratitudine, che io ad altri dedicassi queste vite, o che gl’artefici da altri che da voi, riconoscessino qualunque cosa in esse averanno di giovamento, o piacere! Quando non pure col vostro aiuto e favore uscirono da prima, e ora di nuovo in luce; ma siete voi, ad immitazione degli Avoli vostri, solo padre, signore, e unico protettore di esse nostre arti. Onde è bene degna, e ragionevole cosa che da quelle sieno fatte in vostro servigio, e a vostra eterna, e perpetua memoria tante pitture, e statue nobilissime e tanti maravigliosi edifizij di tutte le maniere. Ma se tutti vi siamo, che siamo infinitamente per queste, e <altre> cagioni obbligatissimi, quanto piu vi debbo io, che ho da voi sempre avuto (cosi al desio, e buon volere avesse risposto l’ingegno, e la mano) tante onorate occasioni di mostrare il mio poco sapere, che qualunque egli sia, a grandissimo pezzo non agguaglia nel suo grado la grandezza dell’animo vostro, e la veramente reale magnificenza. Ma che fo io! è pur’ meglio che cosi me ne stia, che ch’io mi metta a tentare quello, che a qualunche <e> piu alto, e nobile ingegno, non che al mio piccolissimo sarebbe del tutto impossibile. Accetti dunque Vostra Eccellenza Illustrissima questo mio anzi pur suo libro delle vite degli artefici del disegno, e a somiglianza del grande Iddio, [p. vi modifica]piu all’animo mio, e alle <buone> intenzioni, che all’opera riguardando, da me prenda ben volentieri, non quello che io vorrei, e doverrei, ma quello che io posso.
Di Fiorenza alli 9 di Gennaio 1568.


Di Vostra Eccellenza Illustrissima


Obligatissimo servitore


Giorgio Vasari.