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Lettera ai lavoratori americani

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Lenin 1918 1919 Anonimo Indice:La Politica Estera dei Soviets.pdf Comunismo Lettera ai lavoratori americani Intestazione 16 aprile 2018 75% Filosofia


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Lettera ai Lavoratori Americani

di Nicola Lenine


(Queste sono le prime parole rivolte al popolo Americano da Nicolai Lenine, dacchè esso divenne il “leader” riconosciuto del mondo proletario. I primi sforzi per fare evadere la censura europea a questo documento furono vani. Esso arrivò a New York solamente pochi giorni fa. Mancano certi periodi omessi in deferenza alle rigide leggi sullo spionaggio, ma l’essenza del pensiero di Lenine è qui).

Moscovia, 20 Agosto, 1918.

Compagni: — Un bolscevico russo, uno dei partecipanti nella rivolta del 1905 e per molti anni residente del vostro paese, mi offre di trasmetter[p. 4 modifica]vi questa mia lettera. Prendo con gioia questa opportunità, poichè il proletariato rivoluzionario di America — in quanto esso è il nemico dell’imperialismo americano — è destinato a compiere opere importantissime oggi.

La storia della civilizzata America moderna si apre con una delle reali guerre rivoluzionarie di liberazione dei quali sono stati pochissime in confronto all’enorme numero di guerre di conquiste che furono causati, (come la presente guerra imperialistica), da dispute fra re, padroni di terre ed il capitalismo intorno alla divisione della proprietà e dei profitti. Essa è stata una guerra del popolo americano contro l’inglese che aveva spogliato l’America delle sue risorse, e la manteneva in una sottomissione coloniale, identicamente come i suoi discendenti “civili” spillano il sangue della vita a centinaia di milioni di esseri umani nell’India, Egitto e tutti gli angoli e fine del mondo per mantenerli nella sottomissione.

Da quella guerra sono già passati 150 anni. La civilizzazione borghese ha partorito il suo più soprabbondante frutto. Collo svilupparsi delle forze produttive del lavoro umano organizzato, coll’utilizzare le macchine e le meraviglie tecniche l’America ha occupato il primo posto fra le nazioni liberi e civili. Ma nel medesimo tempo l’America “come poche altre nazioni” è divenuta caratteristica per il profondo abbisso che divide un pugno di milionari brutali, i quali vivono nella lussura, e milioni di produttori e produttrici che sono in preda alla fame, la miseria ed il bisogno. [p. 5 modifica]

Quattro anni di macello imperialistico hanno lasciato le traccie.

Irrefutabili e chiari eventi hanno dimostrato ai popoli che ambo i gruppi imperialisti, l’Inglese come quello della Germania, hanno giuocato falso. I quattro anni di guerra han dimostrato nei loro effetti la grande legge del capitalismo in tutte le guerre; che colui che è più ricco e più forte trae maggior profitto, avrà più divisione nelle spoglie mentre colui che è il più debole viene sfruttato, martirizzato, oppresso, oltraggiato fino all’estremo.

Nel numero dei suoi possedimenti coloniali, l’Imperialismo Inglese è stato sempre più poderoso di qualsiasi altro paese. L’Inghilterra non ha perso un’atemo della sua terra “conquistata”.

Nell’altro lato ha acquistato il controllo di tutte le colonie tedesche nell’Africa, ha occupato la Mesopotania e la Palestina.

L’imperialismo tedesco era più forte, per la meravigliosa organizzazione e la disciplina inumana che guidava l’esercito, ma per tutto ciò che concerne alle sue colonie, è molta più debole dei suoi opponenti.

Ha già perso tutte le colonie, però ha rubato mezza Europa ed ha strozzato la maggioranza delle piccole nazioni e popoli deboli.

Che alta concezione di liberazioni da ambo le parti! Come hanno difeso magnificamente la loro patria, questi “signori” di tutti i due gruppi, gli Anglo Francesi ed i capitalisti Germanesi insieme ai loro ruffiani i “Social patriotti". [p. 6 modifica]

I Plutocratici Americani sono più ricchi di quelli di qualsiasi altro paese in parte perchè la loro situazione geografica li favorisce. Essi hanno fatto i più grandi profitti. Hanno reso tutte (anche le piccole nazioni) loro debitori. Durante la guerra hanno ammassato fortune gigantesche. Ed ogni dollaro è macchiato col sangue che è stato versato di milioni di uccisi e mutilati, “versato nell’alta onorata e santa guerra della libertà”.

Se la borghesia Anglo-francese ed americana avesse accettato l’invito dei Soviets di partecipare alle trattative di pace a Brest-Litovsk, invece di abbandonare alla Germania brutale la Russia esausta, sarebbe stato possibile imporre alla Germania una pace giusta senza annessioni e senza indennità, una pace basata sulla equalità assoluta e milioni di vite umane sarebbero state risparmiate.

Siccome, però, essa sperava stabilire di nuovo il fronte d’Oriente attirandoci di nuovo nell’immane conflitto, si rifiutò di partecipare alle trattative di pace dando agio alla Germania di imporci termini vergognosi ed oppressivi. Era nel potere delle nazioni alleate di rendere le trattative di Briest-Litovsk l’inizio di una pace generale non cadono su di noi, dunque, le responsabilità per la pace russo-tedesca.

I lavoratori di tutto il mondo, di ogni paese, gioiscono e simpatizzano con noi; ci applaudiscono per avere rotto il cerchio di ferro degli accordi e trattati imperialistici: per i sacrifici subiti per la nostra libertà; per averci costituiti in re[p. 7 modifica]pubblica socialista, anche che questa sia oggi oppressa e saccheggiata dagli imperialisti tedeschi; per avere innalzato sul mondo la bandiera della pace e del socialismo. Nessuna meraviglia, però che noi siamo odiati dalla classe capitalista dapertutto. È proprio questo odio che ci largisce l’imperialismo e la simpatia dei lavoratori coscienti di tutti i paesi che ci rendono sicuri della giustizia della nostra causa.

Non può dirsi socialista chi non comprende che agli interessi della vittoria sulla borghesia, del trasferimento del potere al proletariato vanno subordinati ogni sorta di sacrificii sino alla disfatta militare alle mani dell’imperialismo e la cessione di territorii nazionali. Per fare trionfare la loro causa, gli imperialisti dell’Inghilterra e della Germania non hanno esitato a fare rovinare un numero di piccoli paesi, dal Belgio, alla Serbia, e dalla Palestina alla Mesopotamia. Dobbiamo dunque esitare noi ad agire nel nome della liberazione dei popoli dal giogo capitalista e d’una giusta pace. generale?; dobbiamo forse trovare la via senza sacrificii, paurosi d’iniziare la lotta senza che ci si assicuri la vittoria? dobbiamo noi porre l’integrità e la salvezza della “patria” borghese al disopra degli interessi della rivoluzione socialista internazionale?

Noi siamo stati attaccati di avere venuto a termini col militarismo tedesco. Non vi è nessuna differenza fra un patto intromesso dai socialisti e borghesi (nativi o stranieri) contro la classe lavoratrice, contro il lavoro, ed un accordo che viene fat[p. 8 modifica]to fra la classe lavoratrice che ha detronizzato i propri borghesi e borghesi da un lato contro i borghesi di un’altra nazionalità per la protezione del proletariato? Non dobbiamo noi sfruttare l’antagonismo esistente fra i vari gruppi di borghesi? In realtà ogni Europeo comprende questa differenza, ed il popolo americano come io presentemente dimostrerò, ha avuto la medesima esperienza nella propria storia. Vi sono accordi ed accordi, fagots et fagots come dice il francese.

Quando i baroni ladri dell’imperialismo germanico gettarono i loro eserciti contro la Russia indifesa e demobilizzata nel Feb. del 1918, quando la Russia aveva posto la sua speranza sopra la solidarietà del proletariato internazionale prima che la rivoluzione internazionale era completamente matura, io non ho esitato per un momento di venire a certi accordi con i monarchici Francesi. Il capitano Francese Sadoul, che simpatizzava in parole con i Bolsheviki (mentre infatti egli era il servo fedele dell’imperialismo Francese).

Portò l’ufficiale francese de Lubersac di fronte a me. Io sono monarchico. Il mio unico scopo è quello di abbattere la Germania”. De Lubersac mi ha dichiarato: Questo è ben compreso (Cela va sans dire) gli rispose. Ma ciò non mi ha prevenuto di venire ad un accordo con Lubersac su certi servigi che gli esperti in esplosivi, francesi erano pronti di rendere onde fermare l’avanzata germanese mediante la distruzione delle linee ferroviarie.

Questo è un esempio della specie di accordi che [p. 9 modifica]ogni coscienzioso della classe operaia dovrà trovarsi pronto per adottarli.

Un accordo in favore del socialismo. Noi ci abbiamo strinto le mani col monarchista Francese sebbene noi conoscevamo che ogni uno di noi amerebbe vedere l’altro linciato. Ma per il momento i nostri interessi erano identici. Per gettare indietro la rapace avanzata dell’esercito germanese, noi abbiamo fatto uso dell’equali interessi dei suoi oppositori, e nell’istesso tempo servire per l’interesse della Russia e la rivoluzione socialista Internazionale.

In questo abbiamo liberato la strada per la causa del lavoro al popolo della Russia e di altri paesi, in questo modo noi abbiamo rafforzato il proletariato e abbiamo indebolito la classe borghese di tutto il mondo col fare uso dell’usuale ed assoluta pratica legale di manovra, con l’astuzia e l’aspettare per il momento il rapido accrescere della rivoluzione proletaria nelle più alte sviluppate nazioni si ha maturato.

Molto tempo indietro il popolo americano ha usato questi tattiche per il vantaggio della propria rivoluzione.. Quando l’America ingaggiò la lotta per la sua liberazione contro gli oppressori inglesi, essa entrò in negoziati con altri suoi oppressori, francesi e spagnuoli i quali in quel tempo possedevano porzione considerevole di quello che oggi si conosce per gli Stati Uniti d’America. Nella sua disperata lotta per la libertà, il popolo Americano ha fatto dei patti con alcuni suoi oppressori contro un altro gruppo, acciocchè potesse [p. 10 modifica]indebolire tutti gli oppressori e rafforzare quelli che combattevano contro la tirannia. Il popolo americano ha utilizzato l’antagonismo che esisteva fra gli Inglesi ed i Francesi in quell’epoca, alcune volte combattevano fianco con fianco con un gruppo di oppressori, I Francesi e gli Spagnuoli, contro gli altri “gli Inglesi”.

Così ha domato prima l’Inghilterra dopo si ha resa libera (in parte comprando la libertà) dai pericolosi possedimenti Francesi e Spagnuoli.

Il grande rivoluzionario russo, Tchernychewski, disse una volta: “L’attività politica non è liscia come il pavimento del Nevski Prospect. Non è rivoluzionario chi concepisce la rivoluzione proletaria come un processo necessariamente lento ed ordinato, simultaneo in tutti i paesi, garantito contro ogni disfatta; chi crede che la rivoluzione si avanzerà maestosamente su una larga e sbarazzata via verso la vittoria; che non vi saranno quì e là dei grandi sacrifici necessari; che talvolta non dobbiamo trincerarci ed attendere in fortezze assediate o avanzarci per vie terribilmente incerte e pericolose. No, non è rivoluzionario, non è ancora libero dalla pedanteria dell’intellettualismo borghese; esso cadrà certamente di nuovo nel campo della borghesia reazionaria e contro-rivoluzionaria”.

Non sono altro che imitatori della borghesia, questi esseri che si dilettano dissertando sul “caos” della rivoluzione, la “distruzione” dell’industria, la disoccupazione, la fame generale. Si può immagginare cosa più ipocrita di queste accuse [p. 11 modifica]provenienti da chi accolse ed appoggiò la guerra imperialistica e poi si associò con Kerensky nella continuazione di essa?

Non è forse la guerra la causa maggiore delle nostre sfortune? La rivoluzione, figlia della guerra, cresce e si avanza fra le difficoltà della guerra create, sempre sotto l’incubo di questa eredità atroce di distruzione e di massacro. Chi ipocritamente accusa noi di “terrorismo” e di “distruzione” mostra la sua inabilità di comprendere i fatti più elementari sulle forze tremende e sfrenate della lotta di classe diventata rivoluzione. Con le parole i nostri accusatori “riconoscono” questa lotta di classe; nei fatti essi ricadono sempre nell’utopia piccolo-borghese dell’armonia di classe, degli interessi mutui delle classi. In realtà la lotta di classe in tempi rivoluzionari: ha assunto sempre la forma di guerra civile, è inconcepibile senza ogni specie di distruzione e di terrorismi, di limitazioni delle libertà democratiche negli interessi della guerra. Bisogna essere dei sentimentalisti ammalati per non vedere, comprendere ed apprezzare queste dure necessità. Solamente gli uomini senza sangue nelle vene possono denunziare per queste ragioni la rivoluzione invece di gettarsi nella lotta con tutto l’ardore e la decisione dell’anima in questo momento quando la storia chiede che i più alti destini dell’umanità siano raggiunti attraverso la lotta e la guerra.

I migliori elementi del proletariato americano — quelli che hanno espresso a noi bolscevichi la [p. 12 modifica]loro solidarietà completa — sono l’espressione della tradizione rivoluzionaria nella vita americana. Questa tradizione ebbe origine nella guerra di liberazione contro gli inglesi nel diciottesimo secolo e la guerra civile nel diciannovesimo. L’industria ed il commercio nel 1870 erano sotto il livello del 1860. Ma dove troverete voi un americano così pedantico, così assolutamente idiota da negare il significato rivoluzionario e progressivo della guerra civile del 1861-1865?

I borghesi sanno bene che l’abolizione della schiavitù valse bene i quattro anni di guerra civile, la distruzione, la devastazione ed il terrore che ne conseguirono. Ma questi medesimi signori ed i socialisti riformisti che hanno piegato alla borghesia ed hanno paura della rivoluzione non possono e non vogliono vedere la necessità e la giustizia d’una guerra civile in Russia che implica la meta suprema dell’abolizione del sistema del salario e la soppressione della borghesia.

Il proletariato americano non seguirà certo la guida della sua borghesia. Sarà con noi contro il capitalismo. Tutta la storia del popolo americano mi convince di ciò. Mi rammento con orgoglio delle parole dell’amato “leader” del proletariato americano, Eugenio V. Debs, che scrisse nel Dicembre, 1915 sull’Appeal to Reason, quando questo era ancora periodico socialista le seguenti parole in un’articolo intitolato,

“Perchè debbo io combattere?”.... .... ....

Che amerebbe meglio essere fucilato che già appoggiare i crediti di guerra per sopportare la cri[p. 13 modifica]minale e reazionaria guerra presente, che egli conosce una sola guerra, santa e giusta dal punto di vista del proletariato: la guerra contro la classe capitalista, la guerra per la liberazione dell’umanità dallo stato presente di schiavitù.

· · · · · · · · · · ·

Non mi sorprende il fatto che quest’uomo coraggioso fu gettato nelle carceri dalla borghesia americana. Che si opprimono pure i veri internazionalisti, i reali rappresentanti del proletariato rivoluzionario. Le loro brutalità renderanno più prossimo il piano della vittoriosa rivoluzione proletaria.

Siamo accusati di avere rovinato la Russia: Chi sono i nostri accusatori? sono i manutengoli della borghesia, di quella medesima borghesia che ha quasi completamente distrutto la coltura d’Europa, che ha trascinato l’intero continente verso le barbarie, che ha affamato e distrutto il mondo. Questa borghesia vuole che noi troviamo per la nostra rivoluzione una tattica fuori della distruzione e la violenza che caratterizzano la guerra, che questa rivoluzione sfugga l’eredità rovinosa della guerra coi suoi abbrutimenti e degradazioni individuali. O, come è giusta ed umanitaria questa borghesia!

I servi della borghesia ci accusano di terrorismo. Dimenticano gli inglesi il loro 1649 ed i francesi il loro 1793?

Fu giustificabile il terrorismo impiegato dalla borghesia contro il feudalismo dominante, ma di [p. 14 modifica]venta criminale quando impiegato dai contadini affamati contro la borghesia. Giusto il terrorismo d’una minoranza sfruttatrice che vuole sostituirsi ad un’altra. Ma esso diventa orribile e criminoso quando mira ad abolire tutte le minoranze dominanti, quando è arma della maggioranza in difesa del proletario, dei quasi — proletari e dei contadini.

La borghesia imperialista internazionale ha riuscito a massacrare dieci milioni di uomini, a renderne deformi venti milioni nella sua guerra. Se la nostra guerra, la guerra degli sfruttati contro gli sfruttatori, dovrebbe costare mezzo milione o un milione di vite umane in tutti i paesi, la borghesia mantenrebbe ancora che le vittime della guerra mondiale morirono gloriosamente e quelli della guerra civile furono sacrificati ad una causa criminale.

Ma anche oggi il proletariato impara la grande verità che tutte le rivoluzioni insegnano, la verità che ci hanno illustrato i grandi fondatori del socialismo moderno. Da essi abbiamo appreso che è inconcepibile una rivoluzione riuscita senza che sia rotta la resistenza della classe sfruttatrice. Quando i lavoratori e contadini hanno assunto il potere statale, il nostro primo dovere fu quello di sopprimere la resistenza borghese. Siamo orgogliosi di avere compiuto questo nostro dovere, rimpiangiamo solamente le esitanze e le indecisioni dei primi tempi.

Noi riconosciamo come inevitabile un’accanita resistenza della borghesia contro la rivoluzione so[p. 15 modifica]cialista. Sappiamo anche che questa resistenza cresce ed ostacola lo sviluppo della rivoluzione. Ma il proletariato scaccierà questa resistenza e dalla lotta stessa si maturerà la vittoria ed il potere.

Che la corrotta stampa borghese illustri pure a tutto il mondo gli errori della nostra rivoluzione. Noi non abbiamo paura dei nostri errori. L’inizio della rivoluzione non ha santificato l’umanità. Non possiamo aspettarci che il proletariato oppresso e tenuto nell’ignoranza e la fame per secoli debba oggi compiere una grande rivoluzione senza sbagli. Il corpo della società borghese defunta non può semplicemente essere messo nella bara e seppellito. Infracida ed avvelena l’aria che noi respiriamo, insozza le nostre esistenze ed infetta le cose nuove, fresche e viventi con i microbi di vecchi abitudini e costumi.

Ma per ogni errore nostro che la borghesia ed i suoi apologisti araldano al mondo, vi sono mille atti eroici, più grandi perchè sembrano semplici, perchè occorrono nella vita oscura dei villaggi e delle fabbriche ed officine, perchè sono atti di genti che non sono nell’abitudine nè hanno l’opportunità di proclamare ogni loro successo al mondo intero.

Ma anche se il contrario fosse verità, se i nostri errori sorpassassero le nostre buone azioni, anche allora la nostra rivoluzione rimarebbe grande ed invincibile e trionfante nella storia del mondo. Per la prima volta la storia registra lo sforzo delle masse, della grande maggioranza operaia ad e[p. 16 modifica]rigere un mondo nuovo, a decidere le quistioni più delicate di organizzazione sociale alla luce della loro esperienza.

Ogni errore in questa opera coscienziosa e cooperativa di dieci milioni di operai e contadini semplici, mirante alla creazione di una nuova vita sociale, ogni simile errore vale mille successi impeccabili della minoranza sfruttatrice intenta a spogliare ed imbrogliare le masse lavoratrici. Poichè solamente attraverso questi sbagli gli operai e contadini possono imparare ad organizzare da loro stessi la loro esistenza, a fare senza la classe capitalistica. Solamente per questa via possono essi raggiungere la meta del socialismo vittorioso.

Possono errare certamente i nostri contadini nella notte del 25 Ottobre, 1917 hanno ad un colpo abolito il diritto di proprietà privata sulla terra ed oggi si dibattono di mese in mese contro mille difficoltà per correggere i loro mali passi, per organizzare su nuove basi la loro vita, per abolire la speculazione ed il profitto sulla terra e per assicurarne il possesso a chi la coltiva istituendo la produzione agricola sotto un sistema di coltivazione comunista su larga scala.

Errano forse i nostri operai nel loro sforzo rivoluzionario, quei medesimi operai che in pochi mesi hanno trasferito allo stato il possesso delle più grandi fabbriche industriali e che imparano da giorno a giorno, sotto le più grandi difficoltà, a dirigere l’industria, a riorganizzarla, a curarla dalle malattie fatali — l’ozio, l’ostruzionismo e l’egoismo piccolo-borghese. [p. 17 modifica]

Pietra su pietra essi gettano le basi d’una nuova comunità sociale, basata sull’auto-disciplina proletaria, sull’autorità nuova delle organizzazioni operaie sui loro aderenti.

Ed errano sopratutto i “Soviets” nella loro attività rivoluzionaria. Essi sono un nuovo tipo di Stato, una nuova e più alta forma di democrazia, una espressione particolare della dittatura proletaria, un tramite per cui si conducono le funzioni di stato senza la borghesia e contro di essa.

Per la prima volta la democrazia si mette al servizio delle masse operaie e cessa di essere la democrazia per i ricchi che osserviamo in ogni repubblica capitalista. Per la prima volta nella storia, le masse in una nazione con più di cento milioni di abitanti realizzano la dittatura proletaria, senza la quale il socialismo non esiste.

Che i pedanti incurabili; carichi di pregiudizii borghesi democratici e parlamentari, facciano pure del pessimismo intorno ai nostri “Soviets”, che deplorino pure la nostra mancanza di “elezioni dirette”. Questa gente nulla ha dimenticato e nulla ha appreso dall’immane cataclisma del 1914-1918. L’integrazione della dittatura proletaria con la democrazia proletaria, della guerra civile con l’applicazione delle masse ai problemi politici non si realizza in un giorno, non si compie sopratutto attraverso le vecchie formule del democraticismo parlamentare.

Colla republica dei “Soviets” nasce di fronte a noi un nuovo mondo, il mondo socialista. Questo nuovo mondo non si materializza per incanto, com[p. 18 modifica]pleto in ogni dettaglio, come Minerva saltata fuori dalla fronte di Jupiter.

Mentre per esempio i statuti democratico-borghesi proclamono formalmente l’uguaglianza ed il diritto alla libertà di riunione, la repubblica dei Soviets ripudia simili ipocrisie. Quando i republicani borghesi hanno rovesciato i troni feudali non hanno certamente usato criterii d’uguaglianza verso i monarchisti. Mentre noi oggi cerchiamo di abbattere la borghesia sarebbe agire da stupidi o da traditori largendo a questa diritti d’uguaglianza. Per i lavoratori il diritto di riunione fu un’ironia quando tutte le sale erano proprietà dei borghesi. I nostri “Soviets” han confiscato tutte queste sale e le hanno messo a disposizione degli operai e contadini. Ecco il diritto di riunione veramente realizzato — ecco il contenuto dei nostri “Soviets”, del nostro Statuto Socialista. Per questo noi siamo convinti che la republica dei “Soviets”, espressione della volontà dei produttori, è insopprimibile.

È insopprimibile perchè ogni colpo che gli vibrano le forze dell’imperialismo infuriato, ogni attacco della borghesia internazionale attirerà nella lotta nuove falange di lavoratori e contadini, li educherà attraverso il sacrificio, rendendoli forti come l’acciaio, destando in essi i più grandi eroismi.

Noi sappiamo, compagni lavoratori americani, che passerà ancora molto tempo prima che da voi ci verrà qualche aiuto; poichè lo sviluppo della rivoluzione procede con rapidità variante con le [p. 19 modifica]circostanze di ogni paese (come potrebbe essere altrimenti?) Noi sappiamo che lo scoppio della rivoluzione proletaria europea, che rapidamente si matura, non si verificherà ancora per qualche tempo. Noi contiamo, però, sull’inevitabilità della rivoluzione internazionale, senza poterne fissare una data vicina o precisa. Il nostro paese ha avuto due grandi rivoluzioni quella del 1905 e quella del 1917, e noi sappiamo per esperienza che le rivoluzioni non nascono dalla parola di comando nè dai piani preparati. Noi sappiamo che delle circostanze particolari hanno spinto noi di Russia in avanti e che noi abbiamo raggiunto questa nuova epoca sociale non per nostra superiorità ma anzi per il carattere estremamente reazionario della Russia. Ma finchè non scoppierà la rivoluzione internazionale, le singole rivolte nazionali sono soggette a delle serie disfatte e rovesciamenti.


Eppure noi ci sentiamo invincibili, perchè l’umanità deve uscire da questo massacro imperialista non rotta di spirito e desolata, ma rinnovata e trionfante. Il nostro fu il primo paese a rompere le catene della guerra imperialistica; noi li abbiamo rotte con grandi sacrifici ma li abbiamo rotte. Noi siamo fuori del cerchio dei doveri e della considerazioni imperialistici; noi abbiamo già innalzato la bandiera della rivolta contro il capitalismo mondiale.


Finchè altrove non si imita il nostro esempio noi saremo in una fortezza assediata. Ma gli eserciti della rivoluzione esistono dapertutto; cresco[p. 20 modifica]no di numero e di spirito con ogni nuovo delitto dell’imperialismo.

Dapertutto i lavoratori ripudiano i loro traditori, i Scheidemanns ed i Gompers.

Inevitabilmente i lavoratori si avvicinano verso il Bolscevismo comunista e le sue tattiche, verso la rivoluzione proletaria che solamente può salvare l’umanità e la coltura da nuove distruzioni e scempiaggini. Noi siamo insopprimibili; la rivoluzione proletaria è invincibile!