Lettere (Andreini)/Lettera LXXIX

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LXXIX. Scherzi d’amore honesto.

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LXXIX. Scherzi d’amore honesto.
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Scherzi d’amore honesto.


M
ISERO me, io pur son quegli, che ne gli orrori della notte agghiacciati, con maraviglia di me stesso, non picciola, in fuoco inestinguibile mi consumo. Io pur son quegli, che veglio in grembo a i martiri, mentre tutti i viventi ristorano le diurne fatiche in braccio al sonno. Egli per l’altrui quiete è figlio pacifico della notte, padre degli animanti, soave incantator della fatica, è ’n somma Dio gratioso, e favorevole à ciascuno, fuor che à me sventurato, à cui è dato in sorte, hora, che gli altri provano dolce riposo, l’esser tormentato. Hor che tutte le cose da un’amico silentio si stanno sopite, sollecitato dalle mie amorose passioni, m’è forza scrivervi questa lagrimosa lettera, la quale spero domattina inviarvi, perche possiate, per mezo delle mie doglie accrescer il

[p. 75r modifica]numero de’ vostri contenti. S’io havessi à destar pietà nel vostro petto, essa non vi capiterebbe: ma perche ha da farvi gioire, vi sarà data. Sferza l’humida notte, con pigra mano i suoi negri destrieri, e punge ardente amore, con incessabili percosse, l’avampato mio cuore. O N. crudele, non men che bella, egli è pur vero, che quel giorno infelice, che prima io vi vidi (giorno per me fatale) l’empia Fortuna, sopra ’l mio capo versò tutto quel male, che ’n suo poter havea, talch’io sono il più misero, che viva, & ho tanti stimoli al cuore, e patisco tante avversità, ch’io non temo di peggio, siche se pensate, per mezo della vostra crudelta, di maggiormente affliggermi, siete in errore. Io haveva disegnato di scrivervi alla lunga: ma in fatti il dolor me lo vieta. Comprendete dal mio silentio, la mia miseria, e domani, se vi piacerà di vedermi, vedrete l’autor del cordoglio, e l’inventor dell’afflittione.