Lirica (Ariosto)/Appendice seconda - Liriche apocrife/Canzoni/I. - Trissino. Parlerá della sua donna...

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I. - Trissino. Parlerá della sua donna...

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I. - Trissino. Parlerá della sua donna...
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I

[Trissino]

Parlerá della sua donna perché Amore glielo comanda.

     Amor, da che ’l ti piace
che la mia lingua parle
de la sola beltá del mio bel sole,
questo anco a me non spiace,
5pur che tu vogli darle
a tant’alto subietto alte parole,
che, accompagnate o sole,
possin andar volando
per bocca de le genti
10e con soavi accenti
mille belle virtú di lei narrando,
faccian per ogni cuore
nascer qualche disio di farle onore.

     Sai ben che non poss’io
15parlarne per me stesso,
ché la mia mente pur non la comprende;
perché l’è come Iddio
da tutto il mondo espresso,
ma non inteso e sol se stesso intende.
20Il suo bel nome pende
prima dal suo bel viso,

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e dai celesti lumi
pendeno i suoi costumi;
tal che, scesa qua giú dal Paradiso,
25a tempo iniquo ed empio,
fa di se stessa a se medesma esempio.

     Quando che alli occhi miei
prima costei s’offerse,
come stella ch’appare a mezzo ’l giorno;
30stupido allor mi fei,
perché la vista scerse
cosa qua giú da fare il cielo adorno.
Benedetto il soggiorno
ch’io faccio in questa vita;
35ove, s’ebbi mai noia,
tutta è conversa in gioia,
vedendo al mondo una beltá compita;
ne la quale io comprendo
quell’ampie grazie che nel cielo attendo.

     40Poiché quell’armonia
giú nel mio cuor discese,
ch’uscìo fra ’l mezzo di coralli e perle;
dentr’all’anima mia
cosí forte s’apprese
45che le note di lei mi par vederle,
non che ’n l’orecchie averle.
O fortunato padre,
che seminò tal frutto,
e tu che l’hai produtto,
50beata al mondo sopra ogni altra madre;
e piú beata assai,
se quel ch’io scorgo in lei vedesti mai.

Ancor dirò piú avante,
pur che ’l mi sia creduto,
55ma chi nol crede possa il ver sentire;
sotto le care piante
piú volte aggio veduto
l’erba lasciva a prova indi fiorire;

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visto ho dove il ferire
60de’ suoi begli occhi arriva,
in valle, in piaggia o in colle
rider l’erbetta molle,
5e di mille color farsi ogni riva,
l’aere chiarirsi e ’l vento
65fermarsi al suon di sue parole attento.

     Ben sí come a rispetto
de l’ampio ciel stellato
10la terra è nulla o veramente centro;
cosí del mio concetto
70quello c’aggio fuor mandato,
è proprio nulla a par di quel ch’i’ ho dentro.
Veggio ben ch’i’ non entro
15nel mar largo e profondo
di sue infinite lode;
75ché l’animo non gode
gir tanto inanti, ché paventa il fondo;
però lungo le rive
20va raccogliendo ciò che parla o scrive.

     So, Canzonetta mia, ch’arai vergogna
80gir cosí nuda fuore;
ma vanne pur, poiché ti manda Amore.